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“Il Piccolo Principe” è il libro più tradotto al mondo.
Nel 1943 furono gli statunitensi i primi a pubblicarlo e a dare il via al suo straordinario successo. Tradotto in 250 lingue e stampato in oltre 134 milioni di copie in tutto il mondo, costituisce una sorta di educazione sentimentale ed è illustrata da una decina di acquerelli dell’autore stesso – Antoine de Saint-Exupéry – con disegni semplici e un po’ naïf.

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Ma Saint-Exupéry non era soltanto uno scrittore. Era un aviatore – come la voce narrante del suo libro più famoso – e un visionario, amante della vita e continuamente con la testa tra le nuvole, in tutti i suoi significati possibili.

Come capitano di complemento si arruolò nell’Armée de l’air durante la Seconda Guerra Mondiale, chiedendo il comando di una squadriglia di caccia. A causa della sua età (aveva 39 anni) e delle sue condizioni fisiche, la domanda non venne accolta e fu destinato a una squadriglia di ricognizione aerea.

Il 31 luglio del 1944, alle 8.25 di un caldo mattino estivo, Antoine de Saint-Exupéry decollò con un aereo F-5 da ricognizione dalla base militare di Borgo per una missione cartografica destinata a stabilire precise mappe in vista dello sbarco degli Alleati in Provenza. Si trattava dell’ultima di una serie di cinque missioni fra la Sardegna e la Corsica. Non fece mai ritorno.
Era diretto verso Lione e sorvolava il Tirreno quando venne abbattuto da un pilota tedesco della Luftwaffe. Il suo aereo precipitò in prossimità dell’Île de Riou e per anni non si seppe nulla sulle circostanze della sua fine.

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Sembra anche che prima del decollo, Antoine avesse confessato ad un amico: “Vorrei sparire come il mio Piccolo Principe”. Un presagio, forse. Si sentiva vecchio, anche se aveva appena compiuto 44 anni. Questo alimentò le voci di un suicidio oltre che di un guasto tecnico ma poi la verità, piano piano, venne a galla.

I primi pezzi del velivolo – modificato per le riprese aeree e disarmato – vennero trovati nel 2000 da un sub professionista, Luc Vanrell, che si era immerso nello stesso tratto di mare in cui, due anni prima, era rimasto impigliato nelle reti di un peschereccio un braccialetto di metallo con incise le parole “Saint-Ex“, quello della sua compagna argentina “Consuelo“, e la scritta “Reynal and Hitchcock. Inc. – 386 4th Ave. N.Y. City USA“, il nome e l’indirizzo dell’editore americano de “Il Piccolo Principe”.
Jean-Claude Bianco, colui che ripescò il monile, avrebbe poi ributtato in mare un pezzo di stoffa trovato insieme al bracciale: probabilmente si trattava di un brandello della tenuta di volo del pilota. Era in seta naturale e potrebbe perciò conservarsi sott’acqua per secoli.

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La scoperta di un motore tedesco vicino al relitto Lightning P-38 di Saint-Exupéry – identificato nel 2004 grazie al numero di serie impresso su alcune parti del velivolo ripescate dal fondale – deviò le ricerche in Germania.
Nel 2008 l’ottantotenne Horst Rippert, ex asso dell’aviazione nazista d’istanza proprio in Provenza, svelò il segreto che aveva tenuto nascosto per 64 anni: confessò di aver abbattuto col suo Messerschmitt Bf 109, proprio nella notte del 31 luglio 1944, un F-5.

Horst Rippert in una foto del 1944.

Horst Rippert in una foto dell’epoca.

Raccontò in un’intervista al quotidiano francese La Provence:
Dopo averlo inseguito dissi fra me e me: amico mio, se non sparisci ti distruggo. Sono sceso in picchiata verso di lui e ho sparato, non sulla fusoliera, ma sulle ali. L’ho colpito ed è finito diritto nell’acqua. Si è schiantato in mare. Nessuno è saltato, il pilota non l’ho visto. Soltanto dopo ho saputo che si trattava di Saint-Exupery. Ho sperato che non fosse lui, ho continuato a sperarlo. Nella nostra giovinezza l’avevamo letto tutti, adoravamo i suoi libri. Sapeva descrivere il cielo in modo fantastico, i pensieri e i sentimenti dei piloti. La sua opera ha ispirato tanti di noi, era un personaggio che amavo molto. Se avessi saputo, non avrei sparato. Non su di lui“.

Le opere di Saint Exupery, infatti – specie “Terra degli Uomini” e “Volo di notte” – furono fonte d’ispirazione per una intera generazione di piloti, Rippert incluso.

La Francia lo ricorda e lo commemora. Gli è stato intitolato l’aeroporto di Lione e su un pilastro del Panthéon a Parigi, nel tempio della razionalità, c’è una targa che ricorda l’arte e la triste sorte del poeta francese.

Targa commemorativa al Pantheon: "In memoria di Antoine de Saint Exupéry,  poeta, romanziere e aviatore  scomparso nel corso di una missione  di ricognizione aerea  il 31 luglio 1944".

Targa commemorativa al Pantheon: “In memoria di Antoine de Saint Exupéry, poeta, romanziere e aviatore scomparso nel corso di una missione di ricognizione aerea il 31 luglio 1944”.

Il mistero che avvolge Antoine de Saint-Exupéry perdura ancora oggi. Le sue spoglie non furono mai ritrovate e la sua leggenda continua ad affascinare generazione dopo generazione.
Colui che è nato nel cielo e che ora riposa nel mare, colui che non ha tomba, il padre di uno dei personaggi letterari ormai immortali, continua a vivere tra le pagine delle sue opere, negli occhi di chi lo legge e nei cuori di chi sa apprezzarlo.

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“Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. […] E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.
(da “Il Piccolo Principe”)