Margherita Aurora è l’insegnante di una scuola primaria di Copparo, in provincia di Ferrara. Qualche settimana fa, durante un compito sugli aggettivi, uno dei sui alunni – Matteo – ha descritto un fiore con un termine ben preciso: “petaloso“.
La parola, benché inesistente nella lingua italiana, è piaciuta così tanto alla maestra che ha suggerito di inviarla all’Accademia della Crusca per una valutazione. E la Crusca non si è fatta pregare.
Con un linguaggio adatto ai bambini Maria Cristina Torchia – della Redazione Consulenza Linguistica – ha risposto così (testo integrale):
Caro Matteo,
la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano così come sono usate parole formate nello stesso modo.
Tu hai messo insieme le parole petalo + oso ➺ petaloso = pieno di petali, con tanti petali.
Allo stesso modo in italiano ci sono:
- pelo + oso ➺ peloso = pieno di peli, con tanti peli
- coraggio + oso ➺ coraggioso = pieno di coraggio, con tanto coraggio.
La tua parola è bella e chiara, ma sai come fa una parola a entrare nel vocabolario? Una parola nuova non entra nel vocabolario quando qualcuno la inventa, anche se è una parola “bella” e utile. Perché entri in un vocabolario, infatti, bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e tante persone la capiscano.
Se riuscirai a diffondere la tua parola fra tante persone e tante persone in tutta Italia cominceranno a dire e a scrivere “Com’è petaloso questo fiore!” o, come suggerisci tu, “le margherite sono fiori petalosi, mentre i papaveri non sono molto petalosi”, ecco, allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano, perchè gli italiani la conoscono e la usano. A quel punto chi compila i dizionari inserirà la nuova parola fra le altre e ne spiegherà il significato.
È così che funziona: non sono gli studiosi, quelli che fanno i vocabolari, a decidere quali parole sono belle o brutte, utili o inutili. Quando una parola nuova è sulla bocca di tutti (o di tanti), allora lo studioso capisce che quella parola è diventata una parola come le altre e la mette nel vocabolario.
Spero che questa risposta ti sia stata utile e ti suggerisco ancora una cosa: un bel libro, intitolato Drilla e scritto da Andrew Clements. Leggilo, magari insieme ai tuoi compagni e alla tua maestra: racconta proprio una storia come la tua, la storia di un bambino che inventa una parola e cerca di farla entrare nel vocabolario.
Grazie per averci scritto.
Un caro saluto a te, ai tuoi compagni e alla tua maestra.
In rete è scattata subito una gara di solidarietà per diffondere il più possibile questa nuova parola: su Twitter impazza l’hashtag #petaloso e su Facebook persino i quadri ne parlano. Letteralmente.
Matteo non dimenticherà mai il giorno in cui la sua insegnante ha aperto la busta di risposta della Crusca. “Dopo averla letta in classe i compagni hanno applaudito Matteo, improvvisamente più alto di una ventina di centimetri… Grazie, grazie, grazie” confida lei in un commento su Facebook.
Ecco, sono queste le cose che danno speranza: sapere che al mondo esistono persone come il piccolo inventore Matteo, la sua sensibile maestra Margherita e un’istituzione prestigiosa così intelligente da non ignorarli.
Mentre scrivo questo articolo il correttore automatico del blog sottolinea in rosso la parola petaloso: la rileva come un errore. Ma qualcosa mi dice che è solo questione di tempo.
Ciao Giorgia. Complimenti per l’articolo che è molto interessante, ovviamente i miei complimenti sono rivolti anche a Margherita e a Matteo. Vedo nella creazione di una nuova parola nulla di sbagliato, visto che talvolta usiamo parole straniere senza inserirle nel giusto contesto, lo facciamo magari solo per abitudine. Un bambino che inventa una parola nuova fa sorridere, fa credere secondo me in un futuro migliore, vuol dire che i nostri bimbi conserveranno ancora un po’ di fantasia in una epoca dove siamo abituati a parlare solo tramite smartphone e facebook.
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Grazie! La penso come te 😊
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Sarà, ma io trovo orribile l’uso di questo termine. E lo trovo privo di senso, tanto quanto definire “ruotoso” un autotreno. Ho appena finito di scrivere un post che pubblicherò stasera perché credo che i neologismi possano essere inseriti ma che questo processo debba avvenire con un minimo di criterio. Giusto è non ignorare le segnalazioni ma sapere che una parola, bella o brutta, entri nella lingua italiana solo perché tanti la usano mi fa solo tristezza perché testimonia che non c’è un filtro a cosa si può dire e cosa è un errore. Come dico spesso, dovremmo prendere esempio dai francesi, che non possono usare parole straniere per indicare qualcosa che abbia uno specifico termine francese (computer = ordinateur, portable).
In sostanza: so di essere una mosca bianca ma io non trovo nulla di bello in tutta questa storia.
Oltre a ritenere che la lettera dell’accademia sia stata scritta da uno che ignora l’uso dei sinonimi…
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Tanti nuovi termini sono nati proprio perché la maggior parte delle persone li hanno adottati nel linguaggio quotidiano. Questo è il fine delle parole: aiutarci a esprimere un concetto, non finire nel dizionario. La maestra ha insegnato al bambino che se si ha un dubbio su una parola, è opportuno fare ricerche e chiedere a chi è più esperto. La Crusca è stata così gentile da rispondergli con una lettera lessicalmente adatta a un alunno di 8 anni. Fare gli aulici ed ergersi con facilità sopra l’innocente (e dolcissima) invenzione di un bambino non paga sempre. A volte è più importante una lezione ad ampio spettro che una riga rossa su una parola che non avrebbe permesso a Matteo e alla sua classe di farsi tante (e costruttive) domande. 😊
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Condivido, l’Accademia ha fatto bene a rispondere alla richiesta. Il mio dubbio è sul messaggio. Perché effettivamente tutti diciamo “twittare” ma mi fa orrore pensare che sia nel dizionario, perché così facendo la lingua italiana si “imbastardisce” codificando un termine che viene da altra lingua. E, per la cronaca, dico “imbastardisce” intendendo che ogni lingua dovrebbe cercare di mantenere il più possibile la propria autonomia e le proprie radici. Ricordiamoci che ciò che è consentito nella lingua parlata non sempre è permesso in quella scritta e personalmente non mi piace tantissimo che ci sia un confine così labile tra le due cose. Poi, per carità, il mio parere conta come il due di picche quando briscola è cuori :)
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Non dobbiamo pensarla tutti allo stesso modo, anzi! È bello confrontarsi 😊
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Giustissimo. Anzi: giustoso :D
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Io trovo sorprendente che un termine coniato da un bambino abbia suscitato tanto clamore dove penso che l’ accademia della crusca abbia risposto per pura carineria, personalmente non ci vedo niente di eclatante solo un bel gesto. Ciao
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Grande Matteo! Peccato per il resto della gente che adesso ne sta facendo una questione di stato inventando parole e paroline, non rendendosi conto che si parla solo di un bambino che a mio parere è dolcissimo! <3
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L’ha ribloggato su petalosoe ha commentato:
Ogni cosa è petalosa. Tutto comincia da qui.
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