Nella morte tutto finisce, tranne l’amore.
Qui riposa Jean, mio marito.
Era la perfezione.
Renee, 1909
– Cimitero di Père-Lachaise, Parigi. Tramonto del giorno di Natale 2015.
14 martedì Feb 2017
Posted Arte ~ Cultura
inNella morte tutto finisce, tranne l’amore.
Qui riposa Jean, mio marito.
Era la perfezione.
Renee, 1909
– Cimitero di Père-Lachaise, Parigi. Tramonto del giorno di Natale 2015.
Qualcosa di bello ci può essere anche nella tristezza. Una bellissima condivisione
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Grazie! Sono felice che il mio post ti sia piaciuto :)
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Nel corso della mia vita ho notevolmente modificato la mia opinione sull’amore tra persone, amanti o compagni di vita. Ma il post è davvero molto bello.
Grazie e buona giornata Giorgia.
Guido
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Grazie a te Guido! :)
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Complimenti per il blog Giorgia. Sto leggendo pian piano i suoi contenuti e devo dire che sono davvero apprezzabili.
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Grazie mille! Sono felice che ti piacciano :) Buona continuazione!
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adoro visitare la quiete dei cimiteri e i loro forti segnali di vita e di riflessione
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Siamo in due allora :)
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OLTRE LA MORTE
di Fausto Corsetti
Mi diceva un amico per confortarmi nei giorni scorsi, quando piangevo la morte di mia madre: “E’ strano, quando finiscono di morire tutti e due i genitori, ci si sente orfani, qualunque sia l’età in cui l’evento si verifica”. E’ vero. Ora che è morta anche mia madre ho l’impressione di aver completato la mia nascita al mondo. E’ come se con la morte mia madre avesse finito di partorirmi. Davanti alla morte di tutti e due i genitori, ci si sente come se le radici della vecchia quercia venissero recise. E allora ci si guarda in giro e si prova una sorpresa strana: è come se si avesse la conferma definitiva che si può restare in piedi anche senza le radici. Noi che non siamo dei “clonati,” ma tutti originali, sentiamo però che i nostri genitori portano via nella morte qualcosa che faceva parte di noi, del nostro corpo ed è come se qualcosa di noi venisse sepolta con loro, e tuttavia noi continuiamo a vivere senza quelle radici, essendo diventati a nostra volta radici, in attesa di essere recise.
La trasmissione della vita, questa catena meravigliosa che dura da decine e decine di milioni di anni e che andrà avanti chissà fino a quando, non è interrotta dalla morte, anche se qualcuno dei suoi anelli non genera altri anelli. E’ una catena così ricca da sopportare sterilità fisiche naturali, o volute per il Regno o per altre ragioni. E’ la catena della specie che non può interrompersi e garantisce la continuità. Eppure la morte appare come un attentato a questa continuità. Forse è per questo che la natura ci spinge a considerarla nemica. E io credo che, in effetti, sia difficilissimo, forse impossibile accettare la morte per un motivo qualsiasi che venga dalla ragione.
Umanamente parlando la morte è l’interruzione di un progetto che è stato concepito senza limiti; è la rottura di rapporti nati per durare all’infinito, perché fondati sulla carne e sul sangue, ma anche sul pensiero e sull’amore o sul suo contrario. E’ solo la rivelazione pasquale che consente di superare le grandi svolte della vita, le svolte che produce la morte dei genitori – o dei figli, che sembra ancora più assurda – o delle persone più care. Una morte provoca sempre sconquasso nella vita di alcune persone. Ma la rivelazione pasquale realizza un paradosso mai immaginabile da mezzi umani. La Pasqua è la rivelazione della vita mediante la morte. E’ il Signore della Vita che ce ne spiega il mistero accettando di morire e di seguire quel comune, inaccettabile percorso che conduce fino alla sepoltura. E’ come se il Signore avesse lasciato vincere la morte fino alla soglia della corruzione, per poi fermarla e dire a noi: la nemica è vinta, guardate, perché io l’ho vinta anche per voi. E noi, che eravamo già stremati su quella soglia della corruzione, come quando vediamo apparire i segni della disfatta sul corpo dei nostri cari, appena la morte li ha presi, noi abbiamo ricominciato a sperare. Sì, è così miei cari: il Signore della Vita ci spiega la vita con la morte.
E tutto questo non impedisce però di piombare nel dolore, perché la morte rimane quella che è: l’interruzione di un progetto, la soluzione apparente della comunicazione amorosa, parentale, amicale. Ma è solo apparenza. Ecco un altro capitolo della lezione pasquale del Signore della Vita. E’ interruzione solo apparente, perché il progetto continua, perché la vita continua e perché la comunione tra noi e i nostri cari non conosce interruzione; si chiama la Comunione dei Santi, ossia di coloro che Dio ha santificato con la Sua Grazia. E’ così: le radici non sono recise, la comunicazione non viene interrotta; è solo tutto cambiato, come dice la liturgia dei Defunti: è la vita che viene mutata, ma non annullata. Perché il Signore della Vita è Risorto.
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