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Ricordo ancora quanto le estati erano magiche; quando ogni giugno, durante l’ultimo giorno di scuola, raccontavo alle maestre ciò che sarebbe successo da lì a pochi giorni. Ricordo il cuore gonfio della felicità più autentica. Dormire con mamma durante le vacanze estive in campeggio era la mia avventura; la tenda si trasformava in un covo segreto che potevamo spartire noi due soltanto. Aspettavo i bagni sulla secca, i castelli di sabbia, le festicciole con i vicini di piazzola. Ma più di ogni altra cosa attendevo il momento in cui io e mia madre saremmo rimaste da sole tra quattro mura di stoffa impermeabile. La smania era così incontenibile che la notte della partenza non dormivo mai. Ero una bambina drogata di amore promesso.
Sotto la volta stellata addolcita dalla melodia delle onde, non mancava mai una storia letta alla luce della torcia. Prima di addormentarci insieme al suono degli insetti notturni, mamma mi faceva notare quanto fossimo uguali. Ogni sera elencava quello che condividevamo: il colore degli occhi, i capelli fini, la voglia color caffelatte sul polpaccio destro… era la mia ninna nanna. Per anni ne sono stata orgogliosa; per altrettanti, poi, ho odiato ogni dettaglio anatomico che mi riconducesse a lei… → continua sulla pagina Facebook Ogni giorno come il primo giorno