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Lo riconoscerei anche solo dal tocco, dal profumo; lo riconoscerei anche se fossi cieco, dal modo in cui respira, da come i suoi piedi sferzano la terra.
Lo riconoscerei anche nella morte, anche alla fine del mondo.

Gloria e onore sono le sbarre della gabbia d’oro di Achille. Patroclo si insinua lentamente tra esse, porta gioia in una vita dal percorso già segnato, amore e lealtà dove è scritto che ci siano solo sangue e morte. Ma è faticoso. E’ come nuotare contro corrente per anni, sfidare le maree notte dopo notte, aggrapparsi agli scogli per darsi la spinta appena la risacca lo permette. Per un istante entrambi si illudono di essere riusciti ad aggirare il destino ineluttabile. Invece arriva, e annodato ad esso ci sono le esistenze dei soldati, degli eroi, delle principesse, delle schiave, dei re e degli dei.

Nonostante tutti noi conosciamo l’epilogo sin dai banchi di scuola, Madeline Miller non lo rende più facile da affrontare. Anzi. Quanto dolore e speranza mescolati insieme fino all’ultima pagina. La canzone di Achille è uno di quei libri che mi accompagnerà per sempre.

 

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