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gio.✎

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Archivi della categoria: I miei viaggi

➺ I miei racconti di viaggio, le mie foto, tutti i ricordi che ho portato a casa

Quel che noi abbiamo di meraviglioso

29 lunedì Ago 2016

Posted by Giorgia Penzo in I miei viaggi

≈ 40 commenti

Tag

arte, bellezza, blog, Campania, Caserta, Ercolano, estate, Gubbio, italia, italy, meraviglioso, Napoli, passato, Pompei, storia, Umbria, vacanze, viaggi, viaggiare

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Quel che noi abbiamo di meraviglioso, a volte, ce lo scordiamo.
È dietro l’angolo, comodo, spesso troppo snobbato. Cerchiamo altrove quel che può farci felici qui, e più lontano del necessario ciò che può riempirci gli occhi di stupore e condizionarci negli anni a venire.
È successo che ho fatto il pieno di meraviglia. E adesso ve lo racconto.

Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova agli Scavi Archeologici di Ercolano.

"È strano come a volte il ricordo della morte sopravviva molto più a lungo della vita che essa ha rubato". (A. Roy)

“È strano come a volte il ricordo della morte sopravviva molto più a lungo della vita che essa ha rubato”. (A. Roy)

Ercolano è una bolla immobile di passato congelata nella roccia vulcanica. È una fossa ferma a duemila anni fa contornata, più su, dal presente: case, strade, persone, vite frenetiche, funzioni religiose e civili che si susseguono tra gli impegni di tutti i giorni. Come sopra, così sotto. Sotto, però, si respira polvere e storia.
Ercolano_1Ercolano è intima, silenziosa. Una pace quasi irreale si muove tra le mura rimaste. Mentre si passeggia, ci si ascolta e non si può fare a meno di pensare. Si pensa tanto, laggiù tra le colonne.
Passo dopo passo ci si accorge, tra le macerie, dei giardini pieni di alberi da frutto e dell’arte ancora aggrappata alle pareti.Ercolano_3

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La morte è confinata là dove una volta sorgeva la spiaggia. Gli scheletri che lì riposano appartengono molto probabilmente agli ultimi: servi e schiavi che non hanno avuto la possibilità di seguire i loro padroni in fuga sulle navi. Furono circa trecento le vite cancellate 1937 anni fa nella sola Ercolano: nella notte del 24 agosto del 79 d.C., almeno secondo una lettera di Plinio il Giovane a Tacito, il soffio rovente del Vesuvio macinò in una manciata di minuti i chilometri che lo separavano dalla cittadina, cancellandola.

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Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova agli Scavi Archeologici di Pompei, la “sorella maggiore” di Ercolano.

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“Io sono madre della natura, la signora di tutti gli elementi, la regina dei morti, la prima dei celesti. Gli Egizi mi chiamano con il mio vero nome, Iside Regina”. da Lucio Apuleio, Le metamorfosi (libro XI, V) – Tempio di Iside (Pompei)

Più estesa, più imponente, più tragica. Sole a picco, caldo torrido, un deserto di rovine che non finisce mai, molto del quale giace ancora sotto la superficie. È un dedalo di terra, pietre e cenere diventata roccia. Si passeggia sulle strade dove centinaia di persone – duemila anni fa – hanno passeggiato in pace; le stesse dove poi sono scappate in preda al terrore. Non mancano i brividi quando la mente se ne rende conto.
L’archeologia ricostruttiva messa in atto a Pompei ha permesso al passato di tornare vivo: analizzando i resti delle radici impiantate all’interno della cinta muraria, la tipologia di vigneto scoperta è stata ricollocata lì dove una volta si trovavano gli antichi paletti. Oggi le vigne vengono coltivate secondo il metodo usato dalla popolazione vesuviana, senza pesticidi né l’ausilio di macchinari moderni.
Dall’uva si produce il rosso Villa dei Misteri, un’eccellenza e un patrimonio unico. 1500 bottiglie l’anno, l’annata 2007 è quella attualmente in commercio. Forse una delle cose più affascinanti in cui sia mai incappata.

Villa dei Misteri - Pompei

Villa dei Misteri – Pompei

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Pompei_3

Si sente ancora strisciare l’ombra della morte, a Pompei: succede quando l’occhio incappa sui corpi pietrificati dei bambini, degli adulti protesi a proteggerli, dei cani, nella pagnotta di pane carbonizzata conservata dentro una teca insieme ad altri alimenti. È impossibile non immedesimarsi.

Avevamo appena fatto in tempo a sederci quando si fece notte, non però come quando non c’è luna o il cielo è ricoperto da nubi, ma come a luce spenta in un ambiente chiuso… molti innalzavano le mani agli Dei, nella maggioranza si formava però l’idea che ormai gli Dei non esistessero più e che quella notte sarebbe stata eterna e l’ultima al mondo. – dalla seconda lettera di Plinio il Giovane a Tacito.

Abitazioni anguste, pitture immense, templi, taverne, bordelli, teatri… Quando si entra nelle case per vedere cosa il vulcano ha risparmiato, viene quasi da chiedere permesso.
16 chilometri percorsi a piedi in quasi sette ore di visita, ma sarei rimasta lì il doppio. Troppi tesori in ogni angolo, troppo poco tempo. È stato uno degli arrivederci più sofferti.

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Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova alla Reggia di Caserta sulle tracce, come sempre, di Maria Antonietta di Francia (ma anche di Star Wars, perchè no?). Stanze sfarzose, giardini, fontane e ruscelletti strizzano l’occhio alla Versailles che adoro.

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Orologio nella Stanza da lavoro della Regina. Un dono di Maria Antonietta di Francia alla sorella Maria Carolina regina di Napoli. C’è un po’ di Parigi anche qui ♡

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Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova a Gubbio.
La più bella città medievale, recita il cartello che da il benvenuto. Ed è vero. Abbarbicata, con le romantiche viuzze di sasso, il profumo di cibo che sale mentre il sole scende e gli odori umbri che si mescolano nel vento, la magia eterna di un castello arroccato.
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Una chicca: quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova a Recanati.
Passeggiare tra le vie di questo paesino al tramonto o la sera, quando la luna è alta, è qualcosa di estremamente suggestivo. Ovunque si respira e si legge poesia, dai muri delle case alle insegne nelle piazze, sulle vetrine dei negozi, sulle porte delle scuole, nei giardini, sulle luminarie che addobbano i viali per le feste estive.
Si scorge davvero l’infinito sulla terrazza del Monte Tabor. Il mio consiglio è quello di visitare Recanati dopo aver visto il film Il giovane favoloso che ripercorre la vita di Leopardi: alla fine dei titoli di coda, ve lo assicuro, sarà semplicemente Giacomo.

13901493_10210296050308358_2565832085532188982_nNegli ultimi anni della sua vita, Leopardi si trasferì a Napoli e poi in una villa a Torre del Greco per sfuggire a un’epidemia di colera. Lì compose la sua penultima lirica, La ginestra, ispirata da un’eruzione del Vesuvio a cui il poeta assistette e in cui inserì una riflessione sulla desolazione dell’antica Pompei. E così, per me, è quasi come chiudere il cerchio di questo viaggio favoloso.

Torna al celeste raggio
Dopo l’antica obblivion l’estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all’aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Ch’alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell’orror della secreta notte
Per li vacui teatri, per li templi
Deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per voti palagi atra s’aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l’ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.

Quel che noi abbiamo davvero di meraviglioso è la possibilità di viaggiare, fare esperienze, costruire ricordi e soprattutto condividere questi momenti insieme alla persona giusta. Non c’è ricchezza più grande, né soddisfazione maggiore.
Trovate la vostra persona, trovate i vostri luoghi. Forse non esiste augurio più bello. :)

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The Floating Piers – Segui il sentiero dorato: come evitare le code e altri consigli

27 lunedì Giu 2016

Posted by Giorgia Penzo in I miei viaggi

≈ 46 commenti

Tag

arte, bellezza, blog, christo, consigli, lago di iseo, The Floating Piers, viaggi, viaggio

The Floating Piers è considerato uno degli appuntamenti imperdibili del 2016 a livello mondiale. Land art dell’artista Christo – pensata e sognata per anni insieme alla moglie scomparsa – reinterpreta il Lago di Iseo in una chiave completamente inedita.
Si cammina per 4,5 chilometri su 70.000 metri quadri di tessuto giallo dalia che all’alba – complice l’umidità – tende al rosso mentre al tramonto sembra una lamina d’oro. L’installazione si compone di 200.000 cubi in polietilene ad alta densità e si sviluppa a pelo d’acqua da Sulzano a Monte Isola fino a “circumnavigare” l’isoletta di San Paolo, di proprietà della famiglia Beretta: le passerelle seguono il movimento delle onde, cullano chi le attraversa, ballano docili al ritmo della corrente.

L’esperienza è mozzafiato. Come Dorothy ne Il Mago di Oz, il primo passo sul sentiero dorato è onirico; mentre si cammina, quasi non si riesce a pensare. La bellezza e il panorama prendono il sopravvento. Il passo a volte è incerto a causa dei lievi sobbalzi: rientra nel gioco a cui si è scelto di giocare. Ci si ferma, ci si guarda intorno. Si ha la netta sensazione di far parte di qualcosa di unico. Di qualcosa che, una volta vissuto, non si dimenticherà mai più.

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Come tutte le cose belle, The Floating Piers è un’opera destinata a sparire. Sarà visitabile solo fino a domenica 3 luglio. L’artista ha già confermato che non vi saranno proroghe e che il progetto non verrà mai più replicato in nessuna parte del mondo.

Nonostante il grande afflusso di turisti previsto per il weekend e il meteo incerto (per ragioni di sicurezza le passerelle possono essere chiuse senza preavviso nel caso di maltempo o vento forte), non mi sono fatta scoraggiare.
Nel pomeriggio di sabato 25 giugno sono partita alla volta del Lago di Iseo: l’obbiettivo era arrivare tra il tramonto e il crepuscolo per visitare The Floating Piers sia con gli ultimi raggi di sole sia con le luci artificiali (e sotto le stelle). Missione compiuta! :)

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floating_pierce_sentiero_dorato (8) Con qualche piccolo accorgimento sono riuscita a evitare le interminabili code da cui i media ci hanno messo in guardia.
Spero che questi consigli, basati sulla mia personale esperienza, possano esservi d’aiuto. Non fatevi scappare l’occasione di far parte di un’opera d’arte e camminare sulle acque in uno dei luoghi più suggestivi del nostro paese.

 

✥ Come arrivare e come tornare

  • La maggioranza delle persone parte da Sulzano, “punto d’inizio” della passerella. Non tutti sanno che l’opera è percorribile anche al contrario; il percorso per arrivarci è un po’ più lungo e tortuoso ma in compenso c’è la possibilità di una notevole diminuzione delle code e dei tempi d’attesa sotto il sole. Il luogo strategico dal quale cominciare l’avventura sembra essere appunto Sarnico.
  • Per cominciare, prenotate su NAVISEO un battello di andata e ritorno da Sarnico a Sensole (Monte Isola) almeno tre giorni prima del giorno in cui intendete visitare The Floating Piers. Se possibile scegliete come partenza le prime ore del mattino o le più tarde; evitate quelle centrali della giornata.
  • Una volta giunti a Paratico, seguite le indicazioni stradali verso il parcheggio specifico realizzato per The Floating Piers. Vi costerà 10 Euro per tutta la giornata, o 5 Euro se arriverete nel pomeriggio.
    Dopo aver depositato l’auto attraversate a piedi il ponticello che collega Paratico a Sarnico, andate a destra verso l’imbarcadero e prendete il battello. Salvo imprevisti, ne passa all’incirca uno ogni ora; esiste la possibilità che vi siano buchi nel servizio durante la giornata per facilitare il deflusso dei turisti. La traversata dura circa quaranta minuti e, credetemi, fa parte dello spettacolo.
  • Se non riuscite, non potete o non volete prenotare il battello – oppure se i biglietti prenotabili sono terminati – armatevi di pazienza e incrociate le dita: al pontile ci sarà una coda apposita per chi – come vi ho anticipato – non ha effettuato la prenotazione da casa almeno tre giorni prima della data di visita.
    Ad ogni attracco del battello lo staff farà imbarcare prima chi ha prenotato (70%) poi, seguendo l’ordine di arrivo nella fila, il restante 30% dei posti disponibili. Io non avevo prenotato e ho aspettato un’oretta fisiologica per l’arrivo del battello. Sono salita su quello delle 19.30 e ho acquistato il biglietto direttamente a bordo.
  • Nel caso lo staff vi informi che è possibile acquistare il biglietto di andata ma non quello di ritorno, non fatevi prendere dal panico: a causa delle molte prenotazioni non è possibile garantire a tutti coloro che ne sono sprovvisti un posto su uno dei battelli che da Monte Isola tornano indietro. Ma i modi alternativi per ritornare a Sarnico dopo la visita ci sono.
    Se vi capitasse di trovarvi in questa situazione (così come è successo a me), il mio consiglio è di acquistare comunque la sola andata.
    Dopo essere sbarcati su Monte Isola godetevi l’intera passerella gialla fino a Sulzano (l’accesso è sempre gratuito ma potrebbe essere limitato, soprattutto di notte). Da lì raggiungete la stazione ferroviaria e prendete il treno per Iseo (1,80 Euro). Una volta arrivati non vi resta che seguire le indicazioni verso la fermata del bus navetta che vi riaccompagnerà a Sarnico (5 Euro). L’ultima corsa dello shuttle è alle 00.20 e riapre alle 5.30.
  • Piano B: se, per qualsiasi ragione, perdete l’ultima corsa dello shuttle, affidatevi a un taxi (+393381704964 – info@iseotaxi.it) oppure preparatevi a una passeggiata di 10 chilometri (circa due ore).
  • Per ogni altra informazione (news in tempo reale, mappe, web cam in diretta, dove mangiare, dove dormire, eventi collaterali sul territorio) potete visitare il portale ufficiale del tursimo del Lago di Iseo.

 

✥ Cosa portare con voi

  • Acqua e cibo al sacco: i prezzi di bibite e panini sono abbastanza onesti ma è meglio avere con sé una piccola scorta di emergenza, soprattutto di liquidi.
  • Antizanzare: estate + acqua dolce + tante persone tutte insieme…
  • Crema solare e cappello/ombrellino: indispensabili soprattutto se visitate l’opera nelle ore più calde.
  • Scarpe comode: l’artista consiglia di passeggiare a piedi nudi ma il telo che ricopre The Floating Piers – in particolar modo alla fine della giornata sotto il calpestio di migliaia di persone – è ragionevole che non sia sempre il massimo a livello di igiene. A voi la scelta.
    Ricordate: l’accesso è consentito a passeggini e carrozzine per disabili ma non ad altri mezzi con ruote come biciclette, skate o rollerblade.
  • Museruola: no, non per voi. :D Ma se volete portare il vostro cane sulle passerelle, per lui è obbligatoria (insieme ovviamente al guinzaglio). Se la dimenticate o non l’avete è possibile acquistarla anche in loco.
  • Macchina fotografica: immortalate il momento unico che state vivendo. Dopo il 3 luglio tutti i materiali utilizzati per The Floating Piers saranno riciclati attraverso un processo industriale. Secondo il volere dell’artista, dell’opera rimarranno soltanto le fotografie, i filmati e il ricordo dei visitatori.

 

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Una città, mille cicatrici.

11 martedì Ago 2015

Posted by Giorgia Penzo in I miei viaggi

≈ 50 commenti

Tag

berlin, berlino, città, germania, vacanze, viaggi, viaggiare

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Su Berlino avevo molte aspettative.
Sarà che chi c’era già stato me ne aveva parlato in modo entusiasta, sarà che il suo passato travagliato mi attraeva. Si sa, più le aspettative sono alte e più le delusioni bruciano. Ed è un peccato.

Purtroppo questa città non mi ha entusiasmato, non è scattata la scintilla. L’ho vissuta ma non mi è entrata sottopelle. Non mi ha fatto spalancare gli occhi dalla meraviglia. Non mi ha fatto dire nemmeno una volta: “Stupendo!” come invece mi è successo a Parigi, Madrid, Saragozza, Praga, Roma. Ho provato rispetto ma non emozione. Elettrocardiogramma piatto.

Lo skyline di Berlino è un panorama di gru e cantieri a cielo aperto. La storia se la sono portata via le bombe della Seconda Guerra Mondiale così come l’arte antica. Tutto è nuovo, ricostruito, austero, techno. Forse troppo.
I locali notturni esclusivi e selettivi non valgono – da soli – la pena del viaggio. E quando finalmente si riesce a superare i buttafuori, ci si accorge che non è stata una grande idea: una volta dentro, tutti fumano sigarette e quant’altro in assoluta libertà, ovunque. Fastidioso.
Non è raro che strade, piazze e aiuole siano preda di rifiuti abbandonati al loro destino e i ratti – più spesso di quanto non ammetta il caso fortuito – girano indisturbati tra le distese all’aperto dei ristoranti.
La vita di un turista non è impossibile ma è un po’ faticosa: orari sbagliati di chiusura dei musei sui siti ufficiali, personale di vigilanza maleducato che sbuffa se gli si chiede gentilmente una spiegazione, zero flessibilità.
Berlino è stata fredda con me, ed io con lei. Succede.

Lati positivi? I mezzi di trasporto sono di una puntualità e di un’efficienza disarmante. In alcuni musei si celano veri e propri tesori, ma vanno cercati. E poi c’è la Spezi, una rivelazione assoluta che non conoscevo, ovvero una bibita nata dal mix tra Coca Cola e Fanta. A una prima idea sembra un brodo disgustoso, eppure è tutto l’opposto, giuro. Ma c’è di più.
Berlino nasconde degli angoli di bellezza che ho tentato d’immortalare nei miei scatti, dettagli che ti fanno sospirare: “dai, forse ne è valsa la pena”. Sì, alla fine è valsa. Ma no, non ci tornerò. Non è una città che fa per me.

Ovviamente questo è il mio pensiero e si basa sulla mia esperienza personale di quasi 10 giorni nella capitale tedesca. Per quanto riguarda certe situazioni, mi auguro di essere stata solo molto sfortunata. Per altre, beh, de gustibus. :)
Questo viaggio non è stato totalmente negativo, soltanto un po’ amarognolo. Il mio consiglio? Se Berlino vi ispira, visitatela. Le sue cicatrici la ammantano di un fascino particolare che non parla a tutti. Magari voi sarete tra i fortunati. :)

Il duomo di Belino è stato gravemente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale. Venne restaurato e la cupola ricostruita fra il 1975 e il 1981. Riaprì al pubblico solo nel 1993.

Il duomo di Belino è stato gravemente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale. Venne restaurato e la cupola ricostruita fra il 1975 e il 1981. Riaprì al pubblico solo nel 1993.

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Particolare della cupola.

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Interno.

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Sarcofago di Federico I e della moglie Sophie Charlotte al Duomo, opera di Andreas Schlüter. Dettaglio.

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Cripta della famiglia reale prussiana Hohenzollern al Duomo.

Cripta della famiglia reale prussiana Hohenzollern al Duomo.

Cripta della famiglia reale prussiana Hohenzollern al Duomo.

Museo di Storia Naturale. Al centro della mostra "Evolution in Aktion" si trova lo scheletro di dinosauro più grande del mondo, che è appartenuto alla specie Brachiosaurus brancai, con un altezza di 13,27 metri.

Museo di Storia Naturale. Al centro della mostra “Evolution in Aktion” si trova lo scheletro di dinosauro più grande del mondo appartenuto alla specie Brachiosaurus brancai, con un’altezza di 13,27 metri.

Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa.  Si trova nel quartiere Mitte ed è stato progettato dall'architetto Peter Eisenman, assieme all'ingegnere Buro Happold per commemorare le vittime della Shoah. Il Memoriale è composto da un campo di 2.711 stele in calcestruzzo colorate di grigio scuro, organizzate secondo una griglia ortogonale, totalmente percorribile al suo interno dai visitatori. Le stele sono tutte larghe 2,375 m e lunghe 95 cm, mentre l'altezza varia da 0,2 a 4 m. Dalla vista esterna appaiono tutte di altezze simili ma, poggiando su di un fondo variamente inclinato, le più basse lungo il perimetro esterno, "fagocitano" gradualmente il visitatore che si addentra fra esse. In base al testo di progetto di Eisenman, infatti, le stele sono realizzate per disorientare e l'intero complesso intende rappresentare un sistema teoricamente ordinato, che fa perdere il contatto con la ragione umana in un'angosciante solitudine.

Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa. Si trova nel quartiere Mitte ed è stato progettato dall’architetto Peter Eisenman, assieme all’ingegnere Buro Happold per commemorare le vittime della Shoah. Il Memoriale è composto da un campo di 2.711 stele in calcestruzzo colorate di grigio scuro, organizzate secondo una griglia ortogonale, totalmente percorribile al suo interno dai visitatori. Le stele sono tutte larghe 2,375 m e lunghe 95 cm, mentre l’altezza varia da 0,2 a 4 m. Dalla vista esterna appaiono tutte di altezze simili ma, poggiando su di un fondo variamente inclinato, le più basse lungo il perimetro esterno, “fagocitano” gradualmente il visitatore che si addentra fra esse. In base al testo di progetto di Eisenman, infatti, le stele sono realizzate per disorientare e l’intero complesso intende rappresentare un sistema teoricamente ordinato, che fa perdere il contatto con la ragione umana in un’angosciante solitudine.

Quartiere Mitte

Quartiere Mitte

Stazione della metropolitana riaddattata a lounge bar

Stazione della metropolitana riadattata a lounge bar

Porta di Brandeburgo

Porta di Brandeburgo

Memoriale e centro di documentazione Muro di Berlino. Alcuni resti del Muro.

Memoriale e centro di documentazione Muro di Berlino. Alcuni resti del Muro.

Chiesa di Gedächtniskirche. Gravemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, non è stata più ricostruita e le sue rovine offrono una viva testimonianza degli orrori della guerra.

Chiesa di Gedächtniskirche. Gravemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, non è stata più ricostruita e le sue rovine offrono una viva testimonianza degli orrori della guerra.

Lo Schloss Charlottenburg è il più grande palazzo storico rimasto a Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Lo Schloss Charlottenburg è il più grande palazzo storico rimasto a Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

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Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

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Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

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Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

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Un passo avanti nella notte, un passo indietro nella storia

03 mercoledì Giu 2015

Posted by Giorgia Penzo in I miei viaggi, Quel che oggi ormai è storia

≈ 20 commenti

Tag

antica roma, cesare, fori imperiali, notte, piero angela, Roma, storia, viaggi

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Ci sono viaggi che si possono fare soltanto nel cuore della notte. Uno di questi è l’archeoshow curato da Piero Angela e Paco Lanciano, un tour che ci porta a riscoprire in modo inedito alcuni luoghi di quella che fu la capitale del mondo conosciuto.

Viaggi nell’Antica Roma propone due percorsi e narra due storie. Nel mio ultimo soggiorno nella capitale ho avuto la fortuna di partecipare a quello nel Foro di Cesare, nei pressi dell’imponente Colonna Traiana. L’orologio segnava le ore 23.20. :)

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In questo allestimento rievocativo, si attraversa il Foro di Traiano su una passerella appositamente realizzata e si percorre la galleria sotterranea dei Fori Imperiali, aperta per la prima volta dalla fine degli scavi del secolo scorso, raggiungendo il Foro di Cesare.
Si cammina direttamente all’interno del Foro, tra i marmi rimasti mentre sistemi audio con cuffie, luci, ricostruzioni grafiche e filmati fanno rivivere quei luoghi come erano 2000 anni fa. A dir poco suggestivo.

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All’inizio della visita si attraversa un tunnel sotto il viale dei Fori Imperiali e si vedono proiettati i filmati originali dei lavori di demolizione e restauro avvenuti negli anni ’30, quando fu deciso di riportare alla luce l’intera area dei fori.

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Usciti dalla galleria sotterranea, la voce di Piero Angela ci accompagna in una passeggiata dell’enorme Piazza del Foro che all’epoca era circondata da grandiosi colonnati e dominata dal maestoso tempio di Venere Genitrice.
Tra i colonnati rimasti, riappaiono le taberne del tempo e i graffiti di una scuola romana, con i primi versi dell’Eneide.

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La visita rievoca il ruolo del foro nella vita dei romani ma anche la figura di Giulio Cesare. Per realizzare questa grande opera, Cesare dovette espropriare e demolire un intero quartiere con un costo complessivo di 100 milioni di aurei (l’equivalente di circa 300 milioni di Euro). E volle anche che, proprio accanto al suo Foro, fosse costruita la nuova sede del Senato romano, la Curia. Un edificio che ancora esiste e che, attraverso una ricostruzione virtuale, si può rivedere come appariva all’epoca.

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Foro di Cesare

Il buio morbido e la bellezza delle rovine ci danno un ultimo abbraccio sulla passerella che ci riporta nel mondo moderno. I gatti di casa nei Fori miagolano mentre dalla notte di alza un venticello frizzante.
La voce di Piero Angela fa calare il sipario su questa magica passeggiata e ci lascia con un ultimo pensiero: una congiura di senatori uccise Giulio Cesare nelle Idi di Marzo del 44 a.C. Era un uomo intelligente e ambizioso, idolatrato da alcuni, odiato e temuto da altri. La storia ce l’ha consegnato come un grande personaggio del suo tempo e i Fori da lui tanto voluti ne testimoniano la grandezza. Non avrebbe mai potuto immaginarne le evoluzioni, né che sarebbero arrivati fino a noi con un carico inestimabile di arte e sapere.

Il suo corpo venne innalzato su una pira funeraria che bruciò per due giorni; le sue ceneri si dispersero nei Fori e lì tuttora riposano. Ma nonostante siano passati millenni, Cesare non è stato dimenticato. E così molto spesso accade che, nel luogo dove venne cremato, qualcuno – ancora oggi – vi deponga un fiore.

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A caccia di istanti nella Città Eterna

21 martedì Apr 2015

Posted by Giorgia Penzo in I miei viaggi

≈ 31 commenti

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capitale, città eterna, colosseo, compleanno, fori imperiali, fotografia, Laduree, macarons, Natale di Roma, Roma, san pietro, viaggi

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Oggi Roma compie gli anni (la fondazione risale al 21 aprile 753 a.C) e – nonostante tutto – non sembra ancora stanca d’incantare il mondo.
Lo scorso weekend ho avuto la fortuna di tornaci dopo qualche anno di lontananza. Ho potuto camminare di nuovo tra le sue meraviglie e, ben volentieri, perdermici.

Il mio viaggio è iniziato di notte, piano piano, quasi a non voler disturbare questa città che – nonostante tutto – è sempre sveglia. Ho fatto lo zig-zag tra i fiori della scalinata di Piazza di Spagna e la prima cosa che sono andata a trovare è stata lei, la Barcaccia del Bernini. M’immaginavo di trovarla ancora offesa, transennata, protetta. Invece no. Roma cura le sue ferite senza nascondersi, in mezzo alla gente che la ama.

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Roma è anche Piazza San Pietro deserta all’una di notte. Pace e silenzio, nient’altro, mentre il freddo della sera dondola sopra i lampioni che la ingioiellano. Se scappa un brivido, non si sa mai se è per l’aria pungente o per lo spettacolo che ti si para davanti.

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Poi più in là, un altro colosso buca il cuore: l’Anfiteatro Flavio. Nella mia mente si fanno largo le note di Now We Are Free di Hans Zimmer e Lisa Gerrard, ed io potrei stare tutta la notte seduta su uno dei cordoli di marmo col naso all’insù a immaginare quei tempi maestosi.

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Roma, più di qualsiasi altra cosa, è Via dei Fori Imperiali. I resti delle colonne e dei templi giacciono come ossa su un prato grasso d’erba. Sono a un passo dalle automobili, dalla frenesia quotidiana, dal melting pot di culture che hanno contribuito a plasmare. Basta scendere qualche gradino per passeggiare nel passato. E a volte, tra quei ruderi immortali, sembra davvero vicino.

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Roma è la fiamma sempre viva davanti alla tomba del misterioso Milite Ignoto. Ci sono statue, allegorie, centinaia di occhi di marmo che ti osservano e sembrano dirti a loro volta: “Osserva“. Si respira un’atmosfera quasi sacra sui suoi scalini di un bianco accecante.

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Roma sono anche le cose che non ti aspetti e in cui ti imbatti per caso mentre pensi di aver perso la strada di casa. Come una cascata d’edera e glicine nel cuore della città, o una libreria che sembra uscita fuori da Pomi d’ottone e manici di scopa.

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Roma, però, è anche un po’ Parigi. Dopo una scorpacciata di paste al sugo, focacce bianche col sale grosso e tipiche pizze basse romane, una come me – innamorata della capitale francese oltre che di quella italiana – non poteva farsi sfuggire i macarons della pasticceria Ladurée in Via Borgognona.
Oltre ai miei due gusti preferiti alla Vaniglia (bianco) e al Caramello al Burro Salato (marrone), questa volta ne ho provati due che in Francia non avevo trovato: la varietà Marie Antoinette (celeste) e quella Fragola Marshmallow (rosa). Deliziosi.
Per non parlare della squisita rivisitazione del classico croissant, questa volta fritto, della Pasticceria de Bellis.

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E questo è solo un assaggio.
Allora buon compleanno, Roma. Mille, diecimila di questi giorni. Perché anche se sarai sempre bellissima e immortale, come una dea, è giusto non dimenticarlo mai.

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Giorgia Penzo, emiliana, ha l'anima un po' incastrata nel passato. Ama il cinema, la mitologia e scappare a Parigi alla prima occasione. È autrice di "Ogni giorno come il primo giorno" (Editrice Nord) e "Il custode di Elias" (Il Battello a Vapore).

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