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Guida alla Parigi di Maria Antonietta

03 martedì Mag 2016

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

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Tag

alice mortali, blog, book, guida alla parigi di maria antonietta, libri, libro, Maria Antonietta, mursia, parigi, recensione, Versailles

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guida_parigi_maria_antoniettaTitolo: Guida alla Parigi di Maria Antonietta
Autore: Alice Mortali
Pagine: 266
Genere: guida/saggistica
Editore: Mursia
Dove trovarlo: Amazon | IBS
Il mio giudizio: una guida, una biografia storica, ma anche un romanzo: lo stile scorrevole con cui vengono raccontati avvenimenti e aneddoti non annoia mai, anzi: appassiona fino all’ultimo capitolo. Da mettere assolutamente in valigia per il prossimo viaggio a Parigi.

Maria Antonietta è una delle figure storiche più straordinarie e controverse di tutti i tempi. La sua incoronazione nel 1774 ha dato una svolta alla storia di Francia e la sua tragica morte sotto la lama della ghigliottina ha segnato la fine di un’intera epoca. Questo volume propone un viaggio ideale nella Parigi della regina Maria Antonietta attraverso i luoghi che hanno caratterizzato la sua affascinante e originale esistenza. Un viaggio diverso, unico, con un’accompagnatrice davvero d’eccezione che non mancherà di svelare ancora qualche particolare curioso della sua personalità e della sua stravagante vita a corte.

Della vecchia edizione di questo libro ve ne avevo parlato tanto, tantissimo tempo fa: allora s’intitolava La Parigi di Maria Antonietta – Tutto a te mi guida ed era stato pubblicato da un editore indipendente di Venezia. La seconda parte del titolo derivava da “una frase in italiano” – spiega l’autrice nella Prefazione della nuova edizione – “che venne fatta incidere da Maria Antonietta su un anello che donò all’uomo che fu molto probabilmente il suo più grande amore, il conte svedese Axel von Fersen. Era il febbraio 1793: Maria Antonietta, vedova da appena venti giorni e ignara del suo tragico futuro, trascorreva i suoi ultimi mesi di vita rinchiusa nella Tour du Temple insieme ai figli e alla cognata Élisabeth.
Grazie al fedele generale de Jarjayes, l’ex sovrana stava tentando di far recapitare ai suoi parenti lontani ciò che le restava di più caro: l’anello nuziale e qualche ciocca di capelli appartenuti al suo defunto marito Luigi XVI. I preziosissimi oggetti erano accompagnati 
anche da due lettere: una indirizzata al Conte di Provenza, il futuro Luigi XVIII, l’altra al Conte d’Artois, il cognato più giovane, più divertente, quello col quale durante gli anni felici aveva condiviso tante serate all’Opéra e che un giorno sarebbe passato alla storia come Carlo X.
Al generale de Jarjayes la regina chiese però anche un ultimo e delicato servigio: «Desidero che consegniate [questo anello] alla persona che voi ben sapete essere venuta da Bruxelles l’inverno scorso e che gli diciate che quel motto – tutto a te mi guida – non è mai stato più vero».
Questa frase con la quale ella cercava di far giungere all’ultimo amico fidato tutto il suo affetto, era il suo personale e definitivo addio al conte di Fersen; con esso però Maria Antonietta stava prendendo congedo non solo dall’uomo che amava ma anche da quella che era stata la sua vita passata e che ora appariva sempre più come un sogno lontano: la sua vita da regina di Francia.
Una vita tragica, unica e straordinaria che ancora oggi affascina milioni di persone che ogni anno vengono a Parigi per visitare, tra gli altri, molti dei luoghi legati all’esistenza della sovrana
“.

Aver modo di recensire la nuova veste edita da Mursia – prestigiosa, aggiornata, ampliata e finalmente disponibile in tutte le migliori librerie – è un piacere che si rinnova.
Amo molto sia Parigi sia tutto ciò che riguarda Maria Antonietta (non so se si nota!) e questo libro è uno dei miei preferiti sull’argomento. Alice, poi, è una persona straordinaria.
Guida alla Parigi di Maria Antonietta
 è lo scrigno di un tesoro per chi apprezza la sua figura storica e umana. Per chi – invece – non la conosce, è un’opportunità unica per scoprirla e vivere “in sua compagnia” una Parigi inedita.
Alice ce la presenta attraverso 32 capitoli: con le parole ci accompagna sui luoghi che a sua volta la raccontano, a partire dal momento in cui da giovanissima lasciò Vienna per prendere posto a Versailles come delfina fino ad arrivare ai suoi ultimi istanti sul patibolo.
Il libro non si limita a soffermasi sul suo passaggio nella storia francese: nel capitolo di approfondimento MARIA ANTONIETTA NEL MONDO, l’autrice ci mostra l’impronta che la reine ha lasciato anche in Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Svezia, Austria, Germania e Russia; le sue avventure, disavventure e il suo stile hanno percorso tutto il mondo e ancora oggi lo ispirano.
Le appendici, poi, contengono preziosissimi bonus: un’esaustiva filmografia che abbraccia i fatti raccontati nel libro, oltre che tutte le informazioni pratiche per visitare i tantissimi posti citati (non dimenticate, è anche una guida turistica!).

L’anima di Maria Antonietta non ha toccato solo Versailles: è anche all’Opéra, a le Château de Fontainebleau, al palazzo della Bagatelle e – purtroppo – in altri luoghi ben più tristi come la Conciergerie.
Guida alla Parigi di Maria Antonietta, però, non tratta esclusivamente di musei e castelli: racconta anche di vie, giardini e caffè, ma soprattutto di avvenimenti che non troverete in nessun manuale di storia; insomma, chicche che soltanto una ricerca certosina tra documenti in lingua e scritti di ogni epoca ha potuto portare alla luce.
Quello che rende prezioso questo libro sono appunto i dettagli: l’autrice non trascura nulla; la sua passione genuina nel delineare gli eventi non può lasciare il lettore indifferente.
Come se ogni tassello della Ville Lumière racchiudesse un pezzetto dell’ultima regina di Francia, una volta girata la pagina che chiude questo libro vi accorgerete che ogni cosa è al suo posto. E non vedrete l’ora di partire per vederlo con i vostri occhi.

IMG_5373

Alice Mortali è nata a Castelfidardo (Ancona) nel 1980. Bolognese d’adozione, da anni si dedica alla ricerca storica con una particolare attenzione ai grandi personaggi femminili vissuti tra il XVI e XIX secolo. Blogger e studiosa, ha collaborato con la rivista «BBC History» e con alcuni siti web. Dal 2013 è presidente dell’AIMANT – Associazione Italiana Maria Antonietta. Da tre anni organizza magnifici tour a Parigi alla scoperta dei luoghi toccati da Maria Antonietta (Maria Antoinetta Tour). Nell’agosto di quest’anno, per la prima volta, il viaggio si sposterà a Vienna e coinvolgerà un’altra iconica sovrana: Sissi. Il Maria Antonietta e Sissi Tour 2016 è aperto a tutti. I posti a disposizione, però, sono soltanto 25 e terminano sempre molto in fretta. Per prenotare, avere info su costi e dettagli, dovrete solo inviare un mail all’indirizzo ufficiale: ma2013tour@gmail.com

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Ecco i libri Piemme che vi faranno stare svegli fino all’ultima pagina

11 lunedì Apr 2016

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

≈ 10 commenti

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aprile, book, ebook, leggere, lettura, libri, libro, piemme, primavera

La primavera, per me, è la stagione più impegnativa: concentrazione ballerina, polline ovunque, temperatura che passa dal polare all’asfissiante in sei ore, voglia di mettersi in forma per la stagione estiva ma anche no, mille impegni e – soprattutto – sonno perenne. Trovare la lettura giusta che sfidi a duello la palpebra calante (e che vinca!) è un’impresa.

Tra le varie uscite in libreria di questo periodo, tre titoli hanno catturato subito la mia attenzione: si tratta di romanzi pubblicati dalla casa editrice Piemme, di generi diversi e per tutti i gusti, ma con un’unica promessa: non farvi andare a dormire prima di aver girato l’ultima pagina.

Che preferiate la carta o il digitale, non c’è problema: sono tutti disponibili sia in ebook che nel formato libro tradizionale. Allora, quale di questi vi ispira di più? :)

 

Catherine Ravenscroft non sa cosa sia il sonno. Da quando in casa sua è comparso quel libro, l’edizione scalcagnata di un romanzo intitolato “Un perfetto sconosciuto”, non riesce più a fare sonni tranquilli, né a vivere la vita di ogni giorno, la sua vita di film-maker di successo, con la sua bella famiglia composta da un marito innamorato e un figlio ormai grande. Non ci riesce perché quel libro – anche se Catherine non sa chi l’abbia scritto, o come possa essere finito nella nuova casa dove lei e il marito hanno appena traslocato – racconta qualcosa che la riguarda molto da vicino. Qualcosa che soltanto lei sa, e che ha nascosto a tutti, anche a suo marito. Chi è l’autore di quel libro, e come fa a conoscere Catherine e a sapere cosa ha fatto un giorno di tanti anni fa, durante una vacanza al sole della Spagna? E che cosa vuole adesso da lei? Catherine dovrà fare i conti con la paura, e – forse per la prima volta – con la verità. Perché anche le vite che ci sembrano più perfette nascondono dei segreti che possono distruggerle.

  • Consigliato a: gli amanti dei colpi di scena, a chi non può fare a meno di entrare nella mente dei protagonisti, a chi si aspetta di scoprire verità scomode e silenziose.
  • Se vi è piaciuto provate a leggere anche: La ragazza del treno

1494. Nella vecchia casupola annidata fra i boschi di Machod, vive, sola, Britta da Johannes, una giovane, bellissima donna. Sebbene siano in molti a ricevere beneficio dai suoi rimedi erboristici, Britta suscita paura. La sua solitudine è alleviata dal legame, appassionato e furtivo, con il figlio del castellano. Quando un doloroso avvenimento mette fine alla loro storia d’amore, per Britta comincia una terribile discesa all’inferno. Maldicenze e calunnie si accumulano contro di lei, fino ad arrivare alle orecchie dell’inquisitore. Il giudizio finale è inappellabile: Britta è una strega e il suo destino è il rogo.

2014. È un gelido mattino di novembre quando Barbara Pallavicini, studiosa di medievistica, raggiunge le rovine del castello di Saint Jacques aux Bois. Lì troverà l’ultimo tassello della sua ricerca, l’iscrizione lasciata da una donna condannata per stregoneria. Nella penombra del sotterraneo, gli occhi di Barbara incontrano quelli spenti di un cadavere. Atterrita, chiama i carabinieri. Giovanni Randisi, maresciallo del Comando di Aosta, identifica la vittima: è una ragazza del luogo, ossessionata da storie di demoni e malefici. Le indagini, in lotta contro il tempo, diventano ancora più affannose quando si viene a sapere che la migliore amica della vittima è misteriosamente scomparsa. Perché una ragazza dedita all’occulto è stata uccisa fra le stesse mura che cinquecento anni prima avevano imprigionato una strega? E se la soluzione dell’enigma affondasse le radici proprio in quel lontano passato?

  • Consigliato a: chi ama i romanzi al femminile, a chi non disdegna una storia intrecciata al mistero e all’occulto, a chi apprezza le doppie ambientazioni con capitoli alternati.
  • Se vi è piaciuto provate a leggere anche: Il principio del male

1488. Caterina Sforza, vedova di Girolamo Riario, signora di Forlì e Imola, non è una donna come le altre. Lo sanno bene i grandi signori d’Italia, da Lorenzo Medici a Ludovico il Moro, al papa in persona, i quali ne cercano l’alleanza non solo per la posizione delle sue terre ma anche per l’ingegno di colei che le possiede.
Nessuno può credere, quindi, ricordando Caterina, sola, dopo l’assassinio del marito, capace di sacrificare i suoi stessi figli per difendere la rocca di Ravaldino in cui si è asserragliata, che possa perdere forza e scaltrezza per colpa di un uomo.
Proprio nei giorni della rischiosissima lotta contro i nemici che hanno ucciso Girolamo Riario, infatti, Caterina incontra un uomo capace di suscitare in lei una passione così impetuosa da distoglierla dai suoi doveri e dalla sua inflessibilità. Si chiama Giacomo Feo ed è uno stalliere, un individuo indegno di lei, del suo rango, anche solo del suo interesse.
Ma la Tygre, fin da bambina, ha dimostrato a tutti di avere un carattere indomito e in quella storia clandestina e pericolosa si lascia condurre con lo stesso furore che l’ha sempre sostenuta in battaglia.
Accecata dall’amore, non si rende conto che in molti tramano nell’ombra per privarla della reggenza sulla signoria di Forlì. Spetterà a Caterina scegliere tra la vita che crede di meritare e il ruolo per cui è nata. E non sarà una scelta facile.
Attraverso le vicende di Caterina Sforza, Carla Maria Russo ci regala un affresco magistrale dell’Italia tardo-quattrocentesca, epoca di donne e uomini mai dimenticati: da Leonardo da Vinci a Ludovico Sforza, dai Borgia a Beatrice d’Este.

  • Consigliato a: chi ama i romanzi che rendono viva la storia, a chi non può fare a meno degli intrighi, a chi vuole conoscere meglio personaggi immortali.
  • Se vi è piaciuto provate a leggere anche: La bastarda degli Sforza

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Leonardo, uno di noi

29 lunedì Feb 2016

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

≈ 50 commenti

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blog, cinema, leonardo dicaprio, miglior attore, oscar, red carpet, Revenant, rivincita

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Oggi è un giorno strano, e non perchè il calendario segna il 29 febbraio. Lo è perchè tutti noi stamattina – chi più chi meno consapevolmente – ci siamo svegliati con un regalo sul comodino: una piccola rivincita – metaforica, sia chiaro – impacchettata in una carta dorata che somiglia a quella dei Ferrero Rocher.

Ma facciamo un passo indietro.

Leonardo uno di noi #IoStoConDiCaprio pic.twitter.com/ygNRGsRgIv

— Giorgia Penzo (@_redcarpet) February 27, 2016

– Equipaggiamento: plaid, thermos di tè al bergamotto, biscotti al cioccolato, sacchetti di patatine vari.
– Missione: canale 8 del digitale terrestre, diretta Notte degli Oscar a partire alle ore 23 del 28 febbraio per arrivare alle 6 del mattino del giorno dopo.
– Obbiettivo: vedere fino a dove può spingersi la sfortuna di un uomo.

Primo scoglio: il red carpet.
Fa caldo a Hollywood. Eddie Redmayne confessa alla giornalista che sta sudando come se non ci fosse un domani dal momento che ha toppato alla grande l’abito (di velluto) che ha scelto.
Jennifer Lawrence non si vede ancora, e a un certo punto temo il peggio, tipo che sia caduta da qualche parte rotolando dietro una balaustra.
Jacob Tremblay, 9 anni, mostra alla telecamera i gemelli della sua camicia ispirati al Millennium Falcon e le calze di Darth Vader, il resto è un tuxedo Armani.
Alicia Vikander fa la sua passerella vestita e acconciata con un cosplay di Belle de La Bella e la Bestia; nel frattempo scopro come si pronuncia Saoirse Ronan e ancora non capisco da che parte del cervello mi sia uscito SAORAIS per tutti questi anni.

Comunque. Alle 2.30 comincia la premiazione.
Alti e bassi, abbiocchi vari superati alla grande, Mad Max Fury Road che vince i suoi primi tre Oscar in tre minuti e lì temo il peggio, tipo che si porti a casa tutto e che la magnifica Charlize vinca come Migliore Attrice anche se non è candidata. Chissene frega, lei può farlo.
Il Maestro Ennio Morricone mette in tasca il premio per la Miglior Colonna Sonora e saluta tutti con un Buonasera, signori, buonasera da brivido che nemmeno il Robberto! di Sophia Loren nel ’99.

"Voglio qualcuno che mi guardi come Tarantino guarda Morricone".
– Sara Zizza#Oscars #oscar2016 #SkyCinemaOscar

— Giorgia Penzo (@_redcarpet) February 29, 2016

Alle 5, ormai, la scorta di viveri è terminata.
Rimane solo l’ansia e mi mangio pure quella. Fa il suo lavoro, laggiù nello stomaco, intanto che l’ultima ora fatale si appresta a esalare gli ultimi rintocchi. Non ho quasi più sonno.
Ecco che sul palco arriva l’attrice che leggerà il nome del Miglior Attore. È Julianne Moore, bellissima in un abito nero Chanel che fa un po’ vedova troiana al funerale di Ettore. Porterà male? Macché.
Ricordo di aver saltato sul letto, il batticuore, l’urlo sommesso per non svegliare i miei, la felicità, la soddisfazione. Un tifo che neanche ai Mondiali quando si gioca in casa.

Si dica che ho vissuto al tempo del Maestro #EnnioMorricone. Si dica che ho vissuto al tempo di #LeonardoDiCaprio.#celabbiamofatta #Oscars

— Giorgia Penzo (@_redcarpet) February 29, 2016

Prima di essere Hugh Glass in Revenant, Leondardo DiCaprio è stato Josh, un ragazzo senza nome, Toby Wolff, Arnie Grape, Kid, Jim Carroll, Arthur Rimbaud, Romeo Montecchi, Hank, Jack Dawson, Luigi XIV, Brandon Darrow, Richard, Derek, Amsterdam Vallon, Frank Abagnale Jr., Howard Hughes, Danny Archer, Billy Costigan, Roger Ferris, Frank Wheeler, Edward Daniels, Dominic Cobb, J. Edgar Hoover, Calvin J. Candie, Jay Gatsby e Jordan Belfort. Ma nessuno di questi è stato mai “abbastanza”.

Leonardo, un po’ perdente e un po’ iellato, nella vita vera ha impersonato un ruolo fin troppo simile alla nostra esistenza di tutti i giorni, riassumibile in un concentrato di MAI UNA GIOIA.
Nonostante il talento, è stato: costantemente deriso (come non citare i meme, degni discendenti dei mefitici bigliettini dietro la schiena); sempre a un passo dalla meta, lusingato, puntualmente nominato con un “le faremo sapere” e poi liquidato perchè il posto se lo prendeva un altro; obbligato ai sorrisi di circostanza per non apparire deluso; condannato a gioire dei successi altrui, accontentarsi delle briciole e sopportare l’ennesima pacca sulla spalla del “sarà per la prossima volta”.

La “prossima volta” è arrivata, finalmente.
Leonardo è un sopravvissuto, è uno di noi. Leonardo è la prova vivente che la ruota gira. Che non bisogna mai mollare. Che se credi fino in fondo in quello che fai, prima o poi ne coglierai i frutti. Che per quanto la strada sia lunga e in salita, tua madre e la tua migliore amica saranno sempre al tuo fianco.

Ci sono voluti 23 anni per questa foto e 19 per questo sguardo. Guardateli. Io direi che l’attesa è stata ripagata.

leonardo-uno-di-noi

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L’amore che profuma di carta

11 giovedì Feb 2016

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

≈ 31 commenti

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amore, blog, book, books, corbaccio, il libro dei ricordi perduti, libri, recensione, san valentino, sette giorni per l'eternità

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La festa degli innamorati nasce nel 496, quando Papa Gelasio I la istituì sostituendo alla precedente ricorrenza pagana delle lupercalia la festività religiosa che prende il nome dal santo e martire cristiano Valentino da Terni.

Sebbene la figura di San Valentino sia nota soprattutto per il messaggio di amore che reca, l’associazione specifica con l’amore romantico e gli innamorati è quasi certamente posteriore: probabilmente risale all’Alto Medioevo e potrebbe essere nata dall’opera “Il parlamento degli uccelli” del poeta e scrittore Geoffrey Chaucer in cui prese forma la tradizione dell’amor cortese.
La festa degli innamorati, quindi – volendo essere romantici – è nata da un libro.

Le librerie sono piene di romanzi d’amore, con più varianti dei gusti del cioccolato. Ma una cosa vale per tutti: se l’amore è vero, allora porta con sé qualcosa di magico che va oltre la chimica e l’infatuazione momentanea. Qualcosa che ci fa superare le barriere e le differenze; ci infonde pazienza, speranza, pace; ci dona qualcosa di prezioso da coltivare giorno per giorno.

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Ho scelto due libri, oggi, per raccontarvi l’amore, entrambi editi da Corbaccio.

Il primo parla del sentimento nascosto tra le righe, letteralmente.
Ne “Il libro dei ricordi perduti” Roberta – libraria innamorata dei volumi nuovi e antichi e del suo lavoro nel dedalo di sale della libreria Old and New – accudisce tomi di ogni genere e colleziona i cimeli ritrovati tra le pagine di vecchi libri usati come fiori secchi, etichette, scontrini, foto, ciocche di capelli, cartoline, biglietti di ogni tipo: sono pezzi di storia di qualcuno che si aggiungono alla storia stampata sui fogli di carta, e la completano. Lei è la loro custode.

Mentre si appresta a riporre sullo scaffale un libro appartenuto a sua nonna Dorothea, dalle pagine ingiallite scivola fuori una lettera firmata dal marito – nonno Jan – un tempo pilota di Hurricane polacco. È datata 1941 ma lui, secondo quello che le è stato sempre raccontato, è morto durante il bombardamento di Coventry del 1940.
Riga dopo riga, le certezze di Roberta sulla sua famiglia vacillano: con una calligrafia piccola e ordinata Jan Pietrykowski confessa a Dorothea di amarla ma anche il loro matrimonio è impossibile…

Una moltitudine di domande affolla la mente della giovane libraia: tra speranza e nostalgia, in un turbine rivelazioni e passioni taciute, la protagonista rivive la travagliata storia d’amore della nonna ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, in un incedere crudo e realistico che spesso commuove. 
Da un lato c’è la voce di Roberta che – come se avesse di fronte uno specchio – si vedrà costretta a guardare dentro sé stessa, ad accettare verità inaccettabili, a scoprire un passato fumoso che fino a un istante prima di leggere quella lettera credeva cristallino. Dall’altro affiora quella di Dorothea, una donna la cui vita è stata piena di scelte difficili e desideri rincorsi fino alle estreme conseguenze.
Ma entrambe sono la faccia della stessa medaglia: l’una sussurra all’altra in tempi e luoghi differenti e l’amore sarà la loro comune destinazione. Con la consapevolezza nel cuore che, a volte, “i segreti sono necessari“.

“E non riesco a disfarmi di frammenti di vita che un tempo hanno significato tanto per qualcuno, e magari significherebbero tanto ancora oggi”.

“E non riesco a disfarmi di frammenti di vita che un tempo hanno significato tanto per qualcuno, e magari significherebbero tanto ancora oggi”.

Il secondo parla di un amore inaspettato, improbabile, impossibile.
“Sette giorni per l’eternità” racconta della sfida – l’ultima – tra Dio e il Diavolo, stanchi della loro continua lotta. Per determinare chi deve trionfare una volta per tutte sul mondo e l’umanità decidono di far scendere in campo i loro campioni per sette giorni di duello (e come avrebbe potuto essere diversamente?) a colpi di buone e cattive azioni: Zofia – l’angelo inviato da Dio – è efficiente, generosa, ingenua, delicata, incantevole; Lucas – il demone mandato da Satana – è un cattivo ragazzo spaccone e affascinante, un campione della manipolazione. Ma a San Francisco, la sera del primo giorno, le loro strade si incrociano e nessuno dei due sa chi è l’altro…

Mentre Zofia tenta di redimere Lucas e lui – viceversa – di indurla in tentazione, tutto quello che era stato pianificato nei minimi dettagli si incrina: il destino è in agguato e il dubbio si insinua tra i loro reciproci sguardi.
Gli opporti si avvicinano, le differenze uniscono, entrambi – nati per essere l’uno il nemico naturale dell’altro – scoprono che esiste qualcosa oltre il Bene e il Male, qualcosa che li attrae l’uno all’altra in un precario equilibrio.

Una storia divertente, frizzante, intensa e romantica come solo le favole sanno essere; una sfida in cui l’amore – come ogni volta – cancella le strategie sulla scacchiera.

Là dove non esisti, non esisto neanche io. […] Ora ascolta: ovunque io sia, riconoscerò le tue risate, vedrò il sorriso nei tuoi occhi, sentirò la tua voce. Il semplice fatto di sapere che tu sei da qualche parte su questa terra sarà, nell’inferno, il mio angolo di paradiso. […]”

Là dove non esisti, non esisto neanche io. […] Ora ascolta: ovunque io sia, riconoscerò le tue risate, vedrò il sorriso nei tuoi occhi, sentirò la tua voce. Il semplice fatto di sapere che tu sei da qualche parte su questa terra sarà, nell’inferno, il mio angolo di paradiso. […]”.

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Recensione di “Red Carpet” sul blog Notting Hill Books

18 lunedì Gen 2016

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

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Tag

book, books, ebook, leggere, libri, libro, recensione, urban fantasy, vampiri

Condivido con voi l’ultima, emozionante recensione al mio romanzo Red Carpet. :) Grazie mille al blog Notting Hill Books e a Serenella!

Notting Hill Books: Blog letterario

Ciao Notters,
quest’oggi parliamo di vampiri, di immortalità e bellezza :) Giorgia Penzo mi ha davvero stupita e rapita con il suo libro “Red Carpet”.  Questo è il primo volume, prossimamente vi parlerò anche del secondo #staytuned! Ora vediamo un pò cosa ho da dire! ;)

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TITOLO: Red Carpet
AUTORE: Giorgia Penzo
EDITORE: self Publishing
DATA PUBBLICAZIONE: 5 luglio 2013
FORMATO: Ebook
PREZZO: € 1,99

SINOSSI

In un presente alternativo il vampirismo non è più un morbo da debellare ma una risorsa sulla quale investire. Lo sa bene Elizabeth “Lise” Scott, giovane e arrivista responsabile delle negoziazioni alla Immortality Awaits Corporation, l’unica società al mondo in grado di rendere reale il più grande sogno dell’uomo: vivere per sempre. Elizabeth è un brillante avvocato specializzato nella difesa dei vampiri e il legale personale del presidente dell’Immortality Awaits, Ryan J. Constant, uno dei pochissimi pluricentenari in grado di trasmettere il virus dell’immortalità…

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❝ Signore, non posso farlo. Non posso metterlo. Le domestiche non si mettono perle ❞.

23 lunedì Nov 2015

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

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arte, book, books, la ragazza con l'orecchino di perla, letteratura, libri, libro, pittura, storia, tracy chevalier, vermeer

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Titolo: La ragazza con l’orecchino di perla (Girl With a Pearl Earring)
Autore: Tracy Chevalier
Pagine: 240
Genere: romanzo storico
Editore: Neri Pozza
Dove trovarlo: Amazon
Versione cinematografica: La ragazza con l’orecchino di perla
Il mio giudizio: delicato come una pennellata, intenso come il blu oltremare. L’arte e la narrazione si mescolano come olio e pigmenti, rivelando mille sfumature: i quadri di Vermeer prendono vita, si rivelano, diventano i personaggi di contorno alla protagonista.
Visto le poche informazioni che abbiamo sulla vita del pittore, questa è una bellissima leggenda a cui è un piacere credere.
★★★★★

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La storia della nascita del quadro più famoso di Vermeer ci viene raccontata dalla sua modella.
Siamo nel 1664. Griet è una giovane donna, figlia di un decoratore di piastrelle protestante di Delft. Obbligata dalle circostanze economiche precarie della famiglia, si vede costretta a lasciarla per andare a servizio presso un’altra più agiata: quella cattolica del pittore Jan Vermeer.

Griet china la testa e accetta il suo destino. Lavora duramente, sostituisce la fantesca Tanneke nelle mansioni più faticose, cerca di mantenere salda la sua fede, resiste ai dispetti di una delle figlie del pittore, sopporta le angherie di sua moglie e si ammanta di un timore reverenziale verso il suo padrone, il quale l’ha incaricata di pulire l’atelier in cui dipinge.

Così la sua esistenza si divide in due: fuori dalla casa c’è la vita vera, la sua famiglia e il figlio del macellaio che le fa la corte. Dentro, invece, nell’atelier, c’è un mondo ovattato fatto di silenzi e pose; è il luogo più gelido dell’abitazione ma nonostante questo Griet ne ricava sempre un gran calore, soprattutto quando c’è il suo padrone con lei. Non sa perchè. Sa solo che lì si sente libera.

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Si tiene tutto dentro, Griet, dalle grida ai sospiri. I suoi gesti sono cadenzati e misurati tanto più è grande la passione che la muove. Dietro le gote pallide del viso sempre chino sulle faccende domestiche brucia un fuoco, scarlatto come i capelli che tiene segregati sotto la cuffia e che non mostra mai a nessuno.

I capelli li avevo lunghi e ribelli. Quando erano scoperti sembravano i capelli di una Griet diversa: una Griet abituata a sostare in un vicolo, sola con un uomo, una Griet non così tranquilla, silenziosa e pura. Una Griet non diversa dalle donne che usavano stare con la testa scoperta. Per questo tenevo i capelli ben nascosti, perchè non emergesse alcuna traccia di quella Griet.

Ma Griet non è soltanto una domestica. Ha un’anima artistica, va oltre le apparenze, sa cogliere il significato dei dettagli. Vermeer se ne accorge.
Si nutre del talento della ragazza tanto da volerla come aiutante nel suo atelier, tanto da affidarle la macinatura dei colori, tanto da interessarsi al suo parere così come il più facoltoso dei mecenati di Vermeer – Van Ruijven – si interessa alla sua bellezza carnale e gli ordina un suo ritratto, a tutti i costi.

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Griet e Vermeer si trovano costretti ad accontentarlo, in segreto. Passano ore a guardarsi negli occhi senza dirsi niente, rivelando tutto. Superano insieme la linea che non avrebbero dovuto nemmeno calpestare, e così facendo consegnano alla storia un quadro perfetto e iconico.
Ma certe scelte si trascinano dietro conseguenze inevitabili. E il destino di Griet, ancora una volta, viene messo in gioco.

Raggiunsi il centro della piazza e mi fermai là dove quel cerchio di mattonelle disegnava la stella a otto punte. Ogni punto indicava una direzione che avrei potuto prendere. […] Quando feci la mia scelta, quella che sapevo di dover fare, misi i piedi attentamente lungo il raggio di quella punta e seguii la via che mi indicava, camminando a passi decisi.

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❝ In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico ❞

01 giovedì Ott 2015

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

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arte, cinema, falso, film, film da vedere, la migliore offerta, recensione, Tornatore

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La migliore offerta ha vinto il David di Donatello come Miglior Film nel 2013 e se lo è meritato tutto.

È la storia Virgil Oldman (Geoffrey Rush), un distinto e richiestissimo banditore d’asta: esperto d’arte e di falsi d’autore, raffinato, solitario, un po’ snob e ossessionato dall’igiene tanto da non separarsi mai dai suoi guanti.
Mosso da un innato timore reverenziale verso il gentil sesso che ammira quanto teme, colleziona ritratti femminili di ogni epoca: dai più rari e costosi a quelli di promettenti artisti emergenti, facendosi aiutare dal vecchio amico e complice Billy Whistler (Donald Sutherland) che rilancia per lui la migliore offerta durante le aste.

The-Best-Offer-La-migliore-offerta-The-Best-Offer__65Le sue doti di stimatore d’antiquariato vengono richieste da una misteriosa ragazza, Claire Ibbetson (Sylvia Hoeks), erede di un’altrettanto misteriosa famiglia ormai estinta che le ha lasciato in eredità maniero e mobilio da inventariare.
La giovane pare soffrire di agorafobia e per questo non abbandona mai la casa, né permette che anima viva la incontri. I due comunicano soltanto al telefono o attraverso una parete affrescata della villa che nasconde la camera dove lei si nasconde da quando è ragazzina. Lei vede lui, lui non vede lei. Claire è sfuggente, delicata, “pallida come un’incisione del Duhrer“, impaurita, bisognosa d’aiuto e orgogliosa. the-best-offerQuesto rapporto impari accende il signor Oldman d’interesse e curiosità verso la sua cliente. La condizione di Claire comincia a stargli a cuore tanto da volerla aiutare a superarla, e per questo arriva a trascurare la sua professione.
Facendosi consigliare sul da farsi da Robert (Jim Sturgess) – un giovane restauratore di antichi marchingegni col quale collabora – il signor Oldman impara piano piano a conoscerla. O almeno crede.
I personaggi secondari di questo racconto prendono vita negli ultimi venti minuti di film dove ogni tassello viene rivelato. Nessuno di loro è di contorno. E lì che Virgil, il compagno di viaggio di Claire in un inferno di cose non dette, si ritroverà a ripercorrere a ritroso tutti i dettagli con una nuova consapevolezza.

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La migliore offerta parla d’amore ma non è un film sull’amore.
Bellissimo, prezioso, triste, vero e spietato. Con una punta di speranza. I personaggi si scoprono in tutta la loro fragilità, anche quelli che all’apparenza si spacciavano inattaccabili. È impossibile andare oltre senza rivelare particolari della trama o del finale.
Questo capolavoro di Tornatore è consigliato ai sognatori ma non ai romantici. Il cuore ne esce inevitabilmente dolorante.

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Non abbiate paura della tristezza

17 giovedì Set 2015

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

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cinema, disney, emozioni, film, film da vedere, gioia, inside out, Pensieri, pixar, recensione, tristezza

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❝ Dedicato ai nostri bambini. Non crescete, mai.❞

Crescere è come essere un vulcano in eruzione.
Significa mescolare le emozioni e imparare a vedere le varie sfumature nelle esperienze della vita. Allora non è più tutto o bianco o nero, o mi piace o non mi piace, come quando eravamo piccoli. Certi momenti diventano dolci-amari, incatalogabili, un mix di lacrime e sorrisi.

Diventare grandi è un cambiamento inevitabile, e quando comincia non finisce più.
Alcuni pezzi di noi rimangono indietro, sbiadiscono, si perdono, si dimenticano. È una cosa normale, così come lo è non farci caso. Ma che magone quando qualcuno ce lo fa notare, magari tirando fuori una vecchia fotografia e il fatidico: “Ti ricordi?”.

Non facciamo altro che cercare di essere felici in tutti modi, illudendoci, talvolta mentendo a noi stessi, facendo finta che sia tutto ok. Fuggire dai problemi è quello che ci viene naturale. Eppure quello che ci serve davvero è fermaci un istante e riflettere.
Accettare la tristezza non è ammettere la sconfitta. Piangere non vuol dire mostrarsi deboli, anzi. Significa essere pronti a ricominciare. Perché se non esistesse la Tristezza non riusciremmo ad assaporare la Gioia, né a darle valore.

Tutto questo (e molto di più) è Inside Out. Tutto questo è la storia di Riley – 11 anni – delle emozioni che abitano la sua mente e della strada tortuosa verso il divenire adulti.
Insomma, tutto questo è la storia di ognuno di noi.

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❝ Il profumo è fratello del respiro. Con esso penetrava gli uomini, a esso non potevano resistere, se volevano vivere. ❞

02 giovedì Lug 2015

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

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book, leggere, letteratura, libri, parigi, profumo, recensione, romanzo, storia

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Titolo: Il profumo (Das parfum)
Autore: Patrick Süskind
Pagine: 260
Genere: romanzo storico/thriller
Editore: Longanesi
Dove trovarlo: Amazon
Versione cinematografica: Profumo – Storia di un assassino
Il mio giudizio: narrazione ricca di dettagli e descrizioni, surreale, a volte lenta ma mai pensante.
Come un profumo, le emozioni che regala questo romanzo non arrivano tutte insieme. Si fanno largo poco a poco e spesso confliggono tra loro. Quindi può capitare che appena finito un capitolo ci si senta incredibilmente soddisfatti di come sia andata e poi, dopo qualche ora, orfani di qualcosa a cui non sappiamo dare un nome.
Da maneggiare con cautela. ★★★★✩

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Jean-Baptiste Grenouille nasce sotto la bancarella di una pescivendola nella Parigi maleodorante del Diciottesimo secolo. La sua esistenza comincia nel basso, tra i topi e le interiora di pesce dove sarebbe dovuto morire, e nel basso prosegue. Grenouille è brutto, zoppo, gobbo, rachitico, insignificante, attaccato alla vita come una zecca. Odia gli uomini e il puzzo che emanano; li evita, si esilia dal loro mondo e poi li usa per indagare con meticolosità il segreto dei profumi che lo circondano. Fino a che, un giorno, i fiori non gli bastano più.

Guidato dal cinismo e dall’olfatto sovrannaturale di cui è dotato, insiste nel catturare le essenze delle cose inanimate. Con perseveranza ottiene qualche flebile risultato che lo sprona a continuare. Quando – tramite un macchinoso procedimento imparato nel suo peregrinare tra botteghe profumiere – riesce a impadronirsi dell’anima odorosa di un cucciolo di cane, uccidendolo per ingabbiare intatto il suo aroma, il destino di Grenouille è segnato. Sa bene quale sarà il prossimo passo. Niente e nessuno potrà fermarlo, se non se stesso.

Note di testa, note di cuore, nota di fondo. Venticinque bellissime vergini di Grasse. Una boccetta contenente un liquido capace del potere invincibile di suscitare l’amore negli uomini…
Il profumo è tutto questo. Racconta la vita di un bambino nato senza amore, cresciuto senza amore, e che senza l’amore a fargli da scudo diventa un assassino. Un uomo senza un odore proprio, quindi senz’anima, insensibile alla pietà e pericoloso quanto il diavolo. Un antieroe, alla stregua del Caino di Saramago, che il lettore non riesce a disprezzare. Grenouille è l’efferato dio dei profumi, nel cui regno non esiste redenzione; quasi si prova pietà per la pochezza del suo spirito, e ammirazione per le sue doti inarrivabili.

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Eppure lui non è un essere umano come tutti gli altri. Non usa il suo dono per arricchirsi come invece farebbe un artista qualunque. Grenouille cerca la perfezione, l’apice, l’assoluto. Non importa a che prezzo. E quando finalmente la trova, alla stregua di un artista logorato dal proprio genio, non riesce a compiacersene. È l’insoddisfazione a guidargli la mano dell’ultimo gesto della sua miserabile esistenza.
Così Jean-Baptiste Grenouille scompare dalla storia, dai ricordi di tutti; il suo passaggio sulla terra lascia una scia di lacrime ed estasi che presto viene assorbita nella routine quotidiana. Tutto ritorna alla normalità. Le sue malefatte si diradano nella nebbia degli anni e non ne rimane traccia, nemmeno un sentore. Nemmeno il profumo.

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«E se poi non lo amassi?» «Lo amerai» – I luoghi incantati de “Il Racconto Dei Racconti”

23 martedì Giu 2015

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

≈ 36 commenti

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favola, film, il racconto dei racconti, italia, magia, recensione, turismo, viaggi, viaggiare

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Dimenticatevi il cinema italiano che conoscete.
Scordate la satira politica, le volgarità, i doppi sensi che non fanno ridere, i temi triti e ritriti, i trentenni che non vogliono crescere. Scoprite un film italiano nuovo, che italiano non sembra ma che dell’Italia ha tutto, a partire dai luoghi in cui è stato girato.

Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone è un fantasy ispirato a tre fiabe del 1600 che fanno parte della raccolta Lu cunto de li cunti dello scrittore napoletano Gianbattista Basile: La regina, La pulce e Le due vecchie.
Le location e i paesaggi che si vedono nei film non sono set ricostruiti in teatri di posa. Esistono davvero e sono meraviglie del nostro Paese di cui spesso non ci accorgiamo.
Nel caso foste ancora indecisi su dove passare le vacanze quest’estate, sappiate che a un passo da voi si nascondono posti da favola… letteralmente. ;)

Il Castello di Donnafugata si trova in Sicilia, a pochi chilometri da Ragusa. Questa splendida dimora nobiliare del tardo Ottocento è stata scelta come palazzo della regina di Selvascura, interpretata da Salma Hayek nel capitolo La regina.

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Castello di Donnafugata. Al contrario di quello che possa sembrare, non si tratta di un castello medievale ma di una sontuosa villa in stile neogotico.

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Labirinto del castello di Donnafugata dove nel film la regina gioca col figlio Elias. La pianta a trapezio è simile a quella del labirinto di Hampton Court, situato vicino Londra.

Labirinto del castello di Donnafugata dove, nel film, la regina gioca col figlio Elias. La pianta a trapezio è simile a quella del labirinto di Hampton Court, situato vicino Londra.

Parte degli interni, invece, appartengono al Castello di Sammezzano. Di architettura moresca (1605 circa), è situato in Toscana in provincia di Firenze. La stanza che salta più all’occhio è sicuramente La sala degli Amori (nel film ritoccata con del gesso per sembrare ancora più candida) dove la regina divora il cuore di drago marino.

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Sala degli Amori

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La regina mangia il cuore di drago cotto da una vergine. La speranza è quella di riuscire finalmente a rimanere gravida.

La tana del drago marino non è altro che una valle delle Gole dell’Alcantara, sempre in Sicilia.

Le Gole dell'Alcantara, in Sicilia, sono delle gole alte fino a 25 metri e larghe nei punti più stretti 2 metri e nei punti più larghi 4-5 metri © Wikimedia

Gole dell’Alcantara. Le pareti non sono state scavate dall’erosione dell’acqua ma create da una colata di lava basaltica.

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Il re, innamorato della propria regina, farebbe di tutto pur di renderla felice. Anche cacciare per lei un micidiale mostro dei fondali…

Il Castello di Roccascalegna, costruito dai longobardi nel XII secolo a difesa degli attacchi bizantini, si trova in Abruzzo in provincia di Chieti. Nel film è la dimora del re di Roccaforte, interpretato da Vincent Cassel nel capitolo Le due vecchie.

Castello di Roccascalegna. Fu costruito dai longobardi a difesa degli attacchi bizantini. La leggenda vuole che il barone Corvo de Corvis impose lo ius primae noctis che obbligava le donne del paese a passare la prima notte di nozze con lui. Una di loro, però, non fu d'accordo: accoltellò il barone che, prima di morire, impresse col sangue l'impronta della mano su una roccia, venuta alla luce dopo i recenti restauri. Si dice che l'impronta di sangue, anche se lavata via, ricompaia ogni volta.

La leggenda vuole che il barone Corvo de Corvis impose lo ius primae noctis, obbligando le donne del paese a passare la prima notte di nozze con lui. Una di loro, però, non fu d’accordo: accoltellò il barone che, prima di morire, impresse col sangue l’impronta della mano su una roccia rinvenuta dopo i recenti restauri. Si dice che l’impronta di sangue, anche se lavata via, ricompaia ogni volta.

All’inizio del capitolo, il re di Roccaforte e due cortigiane attraversano in carrozza un ponte surreale. Si tratta del Ponte della Maddalena in provincia di Lucca (Toscana).

Il Ponte della Maddalena (altrimenti noto come il Ponte del Diavolo) è una bizzarra costruzione asimmetrica. Si trova in Garfagnana dove attraversa il fiume Serchio.

Il Ponte della Maddalena (altrimenti noto come il Ponte del Diavolo) è una bizzarra costruzione asimmetrica. Si trova in Garfagnana e attraversa il fiume Serchio.

É in Lazio, nel suggestivo Bosco del Sasseto (Acquapendente, Viterbo) che si compie la magia su Dora, una delle due vecchie protagoniste dell’episodio.

Bosco del Sasseto. Si trova ai piedi del castello di Torre Alfina.

Bosco del Sasseto: muschi, licheni e alberi secolari. Si trova ai piedi del castello di Torre Alfina.

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Per il palazzo del re di Altomonte del capitolo La pulce, interpretato da Toby Jones, è stato scelto Castel del Monte (Adria, Puglia). Dal 1996 è patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

Castel del Monte (1294 circa). L'inconfondibile pianta ottagonale.

Castel del Monte (1294 circa). D’inconfondibile pianta ottagonale, è un luogo assai misterioso: è carico di rimandi simbolici ed esoterici.

Padre e figlia sul terrazzo del castello.

Il re e sua figlia Viola sul terrazzo del castello. “Non posso ritirare la parola data”, dice lui alla principessa.

Ed è nel Villaggio Petruscio in provincia di Taranto (Puglia) che si trova la grotta dell’Orco dove viene portata la principessa Viola di Altomonte.

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Un rifugio naturale in pietra scavato nella roccia e circondato dalla macchia mediterranea.

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L’inseguimento della figlia del re di Altomonte ad opera del suo promesso sposo avviene nelle Vie Cave tra Sovana e Pitigliano, nel grossetano (Toscana).

Vie Cave etrusche scavate nel tufo. Si pensa fossero delle necropoli.

Vie Cave etrusche scavate nel tufo. L’unico dato certo a riguardo è che fungessero da necropoli.

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Non lasciatevi ingannare dalle immagini oniriche: questa non è una pellicola per bambini; non sono 125 minuti di spensieratezza e incantesimi a lieto fine. Qui c’è sempre un prezzo da pagare. Il Racconto dei Racconti fa pensare, e molto. C’è tanta bellezza, poesia e verità in questo film, che sembra quasi dipinto invece che filmato.
Le tre fiabe, narrate e intrecciate tra loro, sono come la vita – crude e magiche – e portano con sé lo stesso insegnamento: dividere il non divisibile e violare il corso delle cose corrisponde a un’altra violenza che dovrà essere espiata.

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“Caino”, una favola per adulti

13 venerdì Mar 2015

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

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book, caino, feltrinelli, libri, libro, narrativa, recensione, saramago

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 ❝ La storia degli uomini è la storia dei loro fraintendimenti con Dio, né lui capisce noi, né noi capiamo lui ❞.

Saramago - Caino

TITOLO: Caino
AUTORE: José Saramago
GENERE: narrativa
PAGINE: 142
EDITORE: Feltrinelli
COLLANA: I narratori
DATA DI USCITA: 2010
DOVE TROVARLO: Amazon

Caino è la storia di un assassino e di un Dio altrettanto efferato.
Ma se il protagonista nel suo lungo e infinito peregrinare tra futuro e passato scoprirà la pietà e l’amore, il Signore – che nel libro, come tutti i nomi propri, è volutamente indicato in minuscolo – si dimostrerà un Dio crudele in un crescendo di violenza e talvolta “stupidità” e follia, come una sorta di Nerone primordiale.
Il Dio di Saramago è un grezzo pianificatore così pomposamente sicuro di sé da sbagliare i calcoli per la costruzione dell’Arca; così cieco da non risparmiare i bambini innocenti di Sodoma; così pauroso da punire la curiosità di Eva e della moglie di Lot; un Dio giocatore che stringe patti col diavolo e mette alla prova i suoi servi con atroci tormenti soltanto per auto glorificarsi.

Ma Caino non è altro che la libera riscrittura di una parte del libro più famoso del mondo – una favola per alcuni – e un campo talmente sconfinato dove è possibile inserire ogni cosa, anche gli unicorni. Stilisticamente troppo semplice da risultare complicato, questo è l’ultimo, imperdibile romanzo del prolifico scrittore portoghese dall’ironia tagliente.

Caino è un ramingo, un uomo innamorato, un padre, un corpo vuoto che alla fine della storia vincerà a suo modo contro lo stesso Dio che l’ha maledetto.
Durante la narrazione, il marchio di Caino impostogli dal Signore per l’omicidio del fratello Abele si allargherà a tal punto sulla sua fronte da preoccupare lo stesso protagonista: «A volte penso che continuerà a crescere, sempre di più, diffondendosi su tutto il corpo e io mi tramuterò in nero».
Caino non è altro che l’ombra della ribellione che si aggira sulla terra sul suo giumento, errabondo e spettatore dei capricci di Dio per sempre (o forse no): Dio che, per svista o superbia, non riuscirà a prevedere la pessima riuscita del suo grande piano di sterminio dell’intera umanità. E il protagonista saprà approfittarne. Un colpo gobbo, diremmo noi.

Caino inizia la sua odissea come assassino e nell’epilogo non si smentisce. Ammicca al lettore, che fino all’ultima pagina non sa convincersi di chi sia in realtà il vero cattivo della storia, e alla fine ci strappa un sorriso come solo un antieroe può fare.

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Maria Antonietta e Enrico VIII: due sovrani, una biografa

03 martedì Mar 2015

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

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Antonia fraser, biografia, enrico XVIII, Maria Antonietta, marie antoinette, mondadori, recensione, saggistica, storia

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TITOLO: Maria Antonietta – La solitudine di una regina
AUTORE: Antonia Fraser
GENERE: saggistica storica
PAGINE: 554
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Oscar Storia
DATA DI USCITA: 2004
DOVE TROVARLO: nelle migliori librerie o su Amazon

Un libro che conquista da subito. La puntigliosa ricerca della Fraser per ogni dettaglio si fa sentire già dai primi capitoli, in cui introduce la vita della famiglia d’origine di Madame Antoine.
Ben presto ci rendiamo conto che all’epoca essere donne nobili e di altro rango era tutt’altro che una favola, anzi. I lieto fine erano una pallida speranza delle principesse che – spesso ancora bambine – dovevano accontentarsi di essere solo preziose pedine di un gioco più grande di loro.

Antonia Fraser mescola verità storiche a uno stile romanzato e scorrevole, facendo rivivere in modo nitido nella mente del lettore le atmosfere delle case reali d’Austria e Francia. La vita dell’arciduchessa prima e della delfina/regina poi viene sviscerata sin nel suo più intimo particolare, come anche i costumi e i rituali della corte di Versailles.

La sfortunata Maria Antonietta che l’autrice racconta è l’emblema di una virtù che manterrà costante per tutta la sua vita, fino all’ultimo istante: la dignità, contro la barbarie e la crudeltà toccata a lei e al figlio Luigi Carlo.
L’interrogativo girata l’ultima pagina è lo stesso che attanaglia ogni grande personaggio della storia: vittima e martire oppure causa del suo stesso male? Da qualsiasi parte si schieri il lettore, l’unica cosa certa è che non può rimanervi indifferente.

Un libro ottimo, discusso, a tratti commovente. Su questa biografia si basa Marie Antoinette, film del 2006 diretto da Sofia Coppola con protagonista una superba Kirsten Dunst nel ruolo dell’ultima regina dell’Ancien Régime.

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TITOLO: Le sei mogli di Enrico VIII
AUTORE: Antonia Fraser
GENERE: saggistica storica
PAGINE: 522
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Oscar Storia
DATA DI USCITA: 1996
DOVE TROVARLO: nelle migliori librerie o su Amazon

Antonia Fraser non sbaglia mai un colpo, è una scrittrice nata per appassionare il lettore con il suo stile romanzato e scorrevole. Personalmente trovo che questa sia la sua biografia più avvincente, dopo quella di Maria Antonietta.
Quella che racconta è la storia di sei donne (una sola regina per diritto di nascita, le altre elevate al rango più ambito solo grazie al proprio carattere, alla propria avvenenza o alla propria sventura) e un uomo accecato dal bisogno a tutti i costi di un figlio maschio legittimo, un re assoluto che per trovare giustificazione ai suoi bisogni – diciamocelo – “se la raccontava”.

A un passo da diventare lo zimbello delle teste coronate d’Europa (si dice che la giovane duchessa Cristina di Milano, saputo che Sua Maestà era alla ricerca della quarta moglie, disse che se avesse avuto due teste volentieri una l’avrebbe regalata al re), Enrico VIII è ricordato comunque come un grande sovrano.

Non importa che abbia ripudiato o fatto giustiziare quattro mogli su sei e che uno dei più grandi monarchi che la storia inglese abbia mai avuto sia stata la figlia secondogenita, in barba alle sue speranze di un erede maschio.
In questo libro si parla anche di lui, ma le vere protagoniste sono le donne che hanno contribuito a renderlo una leggenda.

Antonia Fraser ne analizza una alla volta, minuziosamente, intrecciando le loro vite. Per sfortuna, destino o volere di Dio la (loro) storia si è compiuta: non possiamo cambiarla ma solo onorarci di conoscerla, lasciandoci ogni pregiudizio alle spalle. E come recitava il motto di Anna Bolena: “Ainsi sera, groigne qui groigne“. Così sarà, mormori chi vuole.

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Marie-Antoinette: Carnet secret d’une reine

26 lunedì Gen 2015

Posted by Giorgia Penzo in Parigi è sempre una buona idea, Recensioni e dintorni

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Tag

Benjamin Lacombe, book, disegno, illustrazioni, lacombe, libri, libro, Maria Antonietta, marie antoinette, parigi, paris, recensione, review, storia

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TITOLO: Marie-Antoinette: Carnet secret d’une reine (Maria Antonietta: Diario segreto di una regina)
AUTORE: Benjamin Lacombe (Illustratore), Cécile Berly (Prefazione)
GENERE: albo illustrato/storico
PAGINE: 96
EDITORE: Soleil
COLLANA: Métamorphose
DATA DI USCITA: dicembre 2014
LINGUA: francese
DOVE TROVARLO: nelle migliori librerie o su Amazon

Cosa succede quando un illustratore visionario come Benjamin Lacombe incontra una storica specializzata sul XVIII secolo ed esperta sulla vita di Maria Antonietta come Cécile Berly?
Nasce un libro da collezione, prezioso, ricco e imperdibile, che strizza l’occhio all’opulenza di Marie Antoinette di Sofia Coppola.
Ho trovato questo volume in una fumetteria di Parigi e non sono riuscita a lasciarlo sullo scaffale. :)

Il tratto di Lacombe è inconfondibile. I suoi disegni grotteschi ed eleganti raccontano le lettere contenute in questo diario: alcune sono tratte dalla vera corrispondenza della regina con sua madre, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria; altre sono fittizie, come quelle firmate dal Conte Fersen con cui Maria Antonietta ha realmente avuto un rapporto speciale.
La lettura visiva è comunque eccezionale.

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Dipinti, acquerelli e schizzi accompagnano il nostro viaggio nella vita di Maria Antonietta fino al suo testamento.
Il libro si divide in quattro capitoli (La fine dell’infanzia, Le pene d’amore, Il teatro della vita, Una rivoluzione) e termina con una tavola cronologica che include i principali avvenimenti politici dell’epoca.

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Se amate la figura di Maria Antonietta, la storia con un pizzico di frivolezza e l’arte indiscussa di Lacombe, quest’albo non può mancare nella vostra collezione. Il mio giudizio è assolutamente positivo.

Assaggiate Marie-Antoinette: Carnet secret d’une reine come fosse un macaron attraverso il booktrailer ufficiale :)

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Libri per i piccoli che parlano ai grandi

13 sabato Set 2014

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

≈ 12 commenti

Tag

favole, infanzia, jutta bauer, libri, pedagogia, pinguini, rabbia, salani, urlo di mamma

Da educatrice di Nido d’Infanzia mi ritrovo spesso a leggere storie ai bambini. Curioso tra i titoli disponibili in sezione, mi destreggio tra i vari formati e scelgo quello che – secondo l’occasione – mi pare il più adatto. Tempo fa mi sono imbattuta in un libriccino essenziale, ma dal contenuto sterminato.
Urlo di mamma di Jutta Bauer non è una favola qualsiasi. Non è una storia per intrattenere o da leggere in gruppo, alla stregua di un comune testo per l’infanzia. È invece il catalizzatore per un momento intimo, prezioso.
Come suggerisce la quarta di copertina, “è un libro per ricucire l’amore“.

Jutta Bauer, Urlo di mamma, Nord-Sud Edizioni (Salani), Euro 5,00

Jutta Bauer, Urlo di mamma, Nord-Sud Edizioni (Salani)

❝ Quando l’altra sera mi sono trovata a rimboccare le coperte di Viola alla fine di una giornata trascorsa male, tra tanti nervosismi, grida e tempi sbagliati, le ho chiesto se potevo scegliere io il libro da leggere: Urlo di mamma, di Jutta Bauer. È un piccolo libro, che proprio per il suo piccolo formato spesso si perde tra i mille libri che ho fatto finta di regalarle; lo cerco un po’ di fretta, con l’urgenza di chi pensa di aver perso qualcosa cui tiene molto.
Finalmente lo trovo. È fatto di poche parole e immagini eloquenti e, ogni volta, mi regala il tempo e il modo per chiedere perdono, per scusarmi di uno sfogo, per dire che la rabbia, quella rabbia tremenda che esce a volte con le grida delle mamme, è troppo grande e può fare molto male, le mamme lo sanno.
Racconta la storia di un pinguino e della sua mamma che un giorno, un giorno come tanti, gli urla contro tutta la sua rabbia. Ma la rabbia di un adulto è diversa da quella dei bambini, è troppo grande, sproporzionata e il corpo del cucciolo non può resisterle, si divide in tanti pezzi, l’unica parte che rimane consapevole sono le gambe, che continuano a scappare senza sapere dove. Il piccolo vorrebbe cercarsi ma non ci riesce, gli occhi che sanno cercare e riconoscere sono troppo lontani.
Poi la mamma torna. Arriva dall’alto, con una nave volante, così grande che sembra l’arca di Noè. Forse è stata lontano, per ritrovare anche lei se stessa, ma di certo ora è più rassicurante che mai, con quella barcona comoda e vivace. Dall’alto, con un perfetto orientamento, sa ritrovare il suo cucciolo e lo ricuce alla perfezione. Poi lo guarda e gli dice “Scusa se ho urlato così forte”.
Il libro è finito. Viola sorride e mi dice “Mamma, sei il mio amore”. ❞

[Sonia Bozzi, redattrice di UPPA – Un pediatra per amico]

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La Parigi di Maria Antonietta, di Alice Mortali

15 lunedì Lug 2013

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

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Tag

alice mortali, la parigi di maria antonietta, recensione, red carpet

Se amate Parigi e volete immergervi nell’atmosfera di Red Carpet, questa è la lettura che fa per voi. Il libro di Alice Mortali (che potete seguire sulla sua Pagina Facebook e sul suo Blog) a metà tra una biografia storica e una raffinata guida turistica, cercherà di svelare al visitatore-lettore una Parigi diversa e straordinaria.

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RECENSIONE

La Parigi di Maria Antonietta è uno scrigno che racchiude le essenze delle principali biografie sull’ultima regina di Francia scritte nel corso degli anni dai più autorevoli saggisti e storici.
L’autrice inoltre lo ha arricchito con informazioni turistiche molto interessanti (cartina ed elenco dettagliato dei luoghi citati con relative informazioni su quando visitarli e come raggiungerli), fotografie e aneddoti, indispensabili per un vero e proprio Marie Antoinette Tour.

Questo libro non ha l’aspirazione di essere una biografia completa o un testo storico, anche se ne riassume le caratteristiche: è per di più un assaggio di quello che è stata Maria Antonietta. La storia, dopotutto, la si può imparare sui libri ma anche attraverso i viaggi nei luoghi da essa toccati. Ed è a questo che La Pargi di Maria Antonietta esorta: incuriosire, ispirare e invitare il lettore a conoscere l’arciduchessa austriaca diventata regina proprio visitando la sua città.

Un libro diverso, vibrante, che salta dal passato al presente raccontando gli avvenimenti che hanno segnato Maria Antonietta e allo stesso tempo i luoghi dove ancora adesso ne possiamo cogliere l’eco.

Da appassionata di Maria Antonietta devo ringraziare l’autrice per avermi fatto scoprire nuovi dettagli e luoghi legati a un personaggio che non finisce mai di affascinarmi. Un consiglio per gli appassionati e gli ammiratori della reine: portate questo librino con voi nel vostro prossimo viaggio a Parigi.

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