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bellezza, bianco e nero, estate, Pensieri, pioggia, semplicità, serenità, speranza, temporale, vita
05 lunedì Giu 2017
Posted Pensieri
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bellezza, bianco e nero, estate, Pensieri, pioggia, semplicità, serenità, speranza, temporale, vita
14 martedì Feb 2017
Posted Arte ~ Cultura
inNella morte tutto finisce, tranne l’amore.
Qui riposa Jean, mio marito.
Era la perfezione.
Renee, 1909
– Cimitero di Père-Lachaise, Parigi. Tramonto del giorno di Natale 2015.
10 giovedì Nov 2016
Posted Arte ~ Cultura
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arte, bellezza, blog, borse, comunicato stampa, made in italy, moda, Reggia Collection, reggia di caserta, storia, vodivì
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Ci sono progetti che nascono grandi, con un’anima nobile e una missione altrettanto encomiabile. Uno di questi è Reggia Collection.
Si tratta di una collezione di borse e accessori realizzata da VODIVÌ – pregiata casa di moda votata al Made in Italy con sede in Umbria – in collaborazione con la Reggia di Caserta, nata proprio per dare visibilità a questa inestimabile risorsa culturale italiana.
La famosa facciata della Reggia è stata impressa con uno stampo a rilievo sul lato esterno di ogni accessorio e arricchita di uno sbaffo d’oro: oro che ritroviamo nella stanza del trono e negli ambienti preziosi di quest’opera unica al mondo che qualche mese fa ho avuto il piacere di visitare.
Per promuovere una conoscenza della Reggia diversa dall’usuale, a ogni accessorio dal nome evocativo è stato abbinato un pacchetto che comprende un itinerario turistico a questa dedicato, un’intervista con il direttore Mauro Felicori per far conoscere storie e aneddoti unici e affascinanti, e una photo-gallery per mostrare il Palazzo Reale da una diversa prospettiva.
Un omaggio a tutto tondo, insomma, che tiene conto di bellezza, arte, storia, cultura, moda, lusso, riscoperta del territorio e turismo sostenibile.
AMALIA: una pochette regale, elegante e non convenzionale creata in onore della regina Maria Amalia, moglie di Re Carlo di Borbone.
LUIGI: porta iPad che ha il nome di Luigi Vanvitelli, genio rivoluzionario dall’animo concreto ed instancabile, padre dell’Architettura Neoclassica; fu colui che progettò la nuova città di Caserta, di cui la Reggia ne era il fulcro.
ASTREA: borsa/porta iPad ispirata alla sala omonima. Prende il nome dal dipinto della volta “Il trionfo di Astrea” che, secondo la mitologia, era la dea presente sulla terra nell’età aurea dell’umanità. Tale sala fungeva da anticamera per i gentiluomini di carriera, ambasciatori, segretari di stato e di altre persone privilegiate.
Allo scopo di promuovere Reggia Collection in tutto il mondo e avvicinare l’arte alle persone, VODIVÌ ha lanciato una campagna internazionale di crowdfunding che terminerà domenica 4 dicembre 2016: si può contribuire al progetto QUI acquistando gli accessori che compongono la collezione, oppure versando una piccola somma simbolica.
Grazie a questa iniziativa sarà possibile aumentare la visibilità della Reggia di Caserta, ma anche realizzare qualcosa di concreto. Infatti una parte dei fondi raccolti sarà destinata al restauro delle sedie del foyer, per preservare la bellezza di un luogo unico: il teatro di corte.
Reggia Collection è tutto questo: un’ottima occasione per sostenere la tradizione artigianale di qualità Made in Italy e, allo stesso tempo, essere i mecenati di uno dei Patrimoni UNESCO più prestigiosi d’Italia.
29 lunedì Ago 2016
Posted I miei viaggi
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arte, bellezza, blog, Campania, Caserta, Ercolano, estate, Gubbio, italia, italy, meraviglioso, Napoli, passato, Pompei, storia, Umbria, vacanze, viaggi, viaggiare
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Quel che noi abbiamo di meraviglioso, a volte, ce lo scordiamo.
È dietro l’angolo, comodo, spesso troppo snobbato. Cerchiamo altrove quel che può farci felici qui, e più lontano del necessario ciò che può riempirci gli occhi di stupore e condizionarci negli anni a venire.
È successo che ho fatto il pieno di meraviglia. E adesso ve lo racconto.
Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova agli Scavi Archeologici di Ercolano.
“È strano come a volte il ricordo della morte sopravviva molto più a lungo della vita che essa ha rubato”. (A. Roy)
Ercolano è una bolla immobile di passato congelata nella roccia vulcanica. È una fossa ferma a duemila anni fa contornata, più su, dal presente: case, strade, persone, vite frenetiche, funzioni religiose e civili che si susseguono tra gli impegni di tutti i giorni. Come sopra, così sotto. Sotto, però, si respira polvere e storia.
Ercolano è intima, silenziosa. Una pace quasi irreale si muove tra le mura rimaste. Mentre si passeggia, ci si ascolta e non si può fare a meno di pensare. Si pensa tanto, laggiù tra le colonne.
Passo dopo passo ci si accorge, tra le macerie, dei giardini pieni di alberi da frutto e dell’arte ancora aggrappata alle pareti.
La morte è confinata là dove una volta sorgeva la spiaggia. Gli scheletri che lì riposano appartengono molto probabilmente agli ultimi: servi e schiavi che non hanno avuto la possibilità di seguire i loro padroni in fuga sulle navi. Furono circa trecento le vite cancellate 1937 anni fa nella sola Ercolano: nella notte del 24 agosto del 79 d.C., almeno secondo una lettera di Plinio il Giovane a Tacito, il soffio rovente del Vesuvio macinò in una manciata di minuti i chilometri che lo separavano dalla cittadina, cancellandola.
Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova agli Scavi Archeologici di Pompei, la “sorella maggiore” di Ercolano.
“Io sono madre della natura, la signora di tutti gli elementi, la regina dei morti, la prima dei celesti. Gli Egizi mi chiamano con il mio vero nome, Iside Regina”. da Lucio Apuleio, Le metamorfosi (libro XI, V) – Tempio di Iside (Pompei)
Più estesa, più imponente, più tragica. Sole a picco, caldo torrido, un deserto di rovine che non finisce mai, molto del quale giace ancora sotto la superficie. È un dedalo di terra, pietre e cenere diventata roccia. Si passeggia sulle strade dove centinaia di persone – duemila anni fa – hanno passeggiato in pace; le stesse dove poi sono scappate in preda al terrore. Non mancano i brividi quando la mente se ne rende conto.
L’archeologia ricostruttiva messa in atto a Pompei ha permesso al passato di tornare vivo: analizzando i resti delle radici impiantate all’interno della cinta muraria, la tipologia di vigneto scoperta è stata ricollocata lì dove una volta si trovavano gli antichi paletti. Oggi le vigne vengono coltivate secondo il metodo usato dalla popolazione vesuviana, senza pesticidi né l’ausilio di macchinari moderni.
Dall’uva si produce il rosso Villa dei Misteri, un’eccellenza e un patrimonio unico. 1500 bottiglie l’anno, l’annata 2007 è quella attualmente in commercio. Forse una delle cose più affascinanti in cui sia mai incappata.
Si sente ancora strisciare l’ombra della morte, a Pompei: succede quando l’occhio incappa sui corpi pietrificati dei bambini, degli adulti protesi a proteggerli, dei cani, nella pagnotta di pane carbonizzata conservata dentro una teca insieme ad altri alimenti. È impossibile non immedesimarsi.
Avevamo appena fatto in tempo a sederci quando si fece notte, non però come quando non c’è luna o il cielo è ricoperto da nubi, ma come a luce spenta in un ambiente chiuso… molti innalzavano le mani agli Dei, nella maggioranza si formava però l’idea che ormai gli Dei non esistessero più e che quella notte sarebbe stata eterna e l’ultima al mondo. – dalla seconda lettera di Plinio il Giovane a Tacito.
Abitazioni anguste, pitture immense, templi, taverne, bordelli, teatri… Quando si entra nelle case per vedere cosa il vulcano ha risparmiato, viene quasi da chiedere permesso.
16 chilometri percorsi a piedi in quasi sette ore di visita, ma sarei rimasta lì il doppio. Troppi tesori in ogni angolo, troppo poco tempo. È stato uno degli arrivederci più sofferti.
Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova alla Reggia di Caserta sulle tracce, come sempre, di Maria Antonietta di Francia (ma anche di Star Wars, perchè no?). Stanze sfarzose, giardini, fontane e ruscelletti strizzano l’occhio alla Versailles che adoro.
Orologio nella Stanza da lavoro della Regina. Un dono di Maria Antonietta di Francia alla sorella Maria Carolina regina di Napoli. C’è un po’ di Parigi anche qui ♡
Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova a Gubbio.
La più bella città medievale, recita il cartello che da il benvenuto. Ed è vero. Abbarbicata, con le romantiche viuzze di sasso, il profumo di cibo che sale mentre il sole scende e gli odori umbri che si mescolano nel vento, la magia eterna di un castello arroccato.
Una chicca: quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova a Recanati.
Passeggiare tra le vie di questo paesino al tramonto o la sera, quando la luna è alta, è qualcosa di estremamente suggestivo. Ovunque si respira e si legge poesia, dai muri delle case alle insegne nelle piazze, sulle vetrine dei negozi, sulle porte delle scuole, nei giardini, sulle luminarie che addobbano i viali per le feste estive.
Si scorge davvero l’infinito sulla terrazza del Monte Tabor. Il mio consiglio è quello di visitare Recanati dopo aver visto il film Il giovane favoloso che ripercorre la vita di Leopardi: alla fine dei titoli di coda, ve lo assicuro, sarà semplicemente Giacomo.
Negli ultimi anni della sua vita, Leopardi si trasferì a Napoli e poi in una villa a Torre del Greco per sfuggire a un’epidemia di colera. Lì compose la sua penultima lirica, La ginestra, ispirata da un’eruzione del Vesuvio a cui il poeta assistette e in cui inserì una riflessione sulla desolazione dell’antica Pompei. E così, per me, è quasi come chiudere il cerchio di questo viaggio favoloso.
Torna al celeste raggio
Dopo l’antica obblivion l’estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all’aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Ch’alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell’orror della secreta notte
Per li vacui teatri, per li templi
Deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per voti palagi atra s’aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l’ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Quel che noi abbiamo davvero di meraviglioso è la possibilità di viaggiare, fare esperienze, costruire ricordi e soprattutto condividere questi momenti insieme alla persona giusta. Non c’è ricchezza più grande, né soddisfazione maggiore.
Trovate la vostra persona, trovate i vostri luoghi. Forse non esiste augurio più bello. :)
27 lunedì Giu 2016
Posted I miei viaggi
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arte, bellezza, blog, christo, consigli, lago di iseo, The Floating Piers, viaggi, viaggio
The Floating Piers è considerato uno degli appuntamenti imperdibili del 2016 a livello mondiale. Land art dell’artista Christo – pensata e sognata per anni insieme alla moglie scomparsa – reinterpreta il Lago di Iseo in una chiave completamente inedita.
Si cammina per 4,5 chilometri su 70.000 metri quadri di tessuto giallo dalia che all’alba – complice l’umidità – tende al rosso mentre al tramonto sembra una lamina d’oro. L’installazione si compone di 200.000 cubi in polietilene ad alta densità e si sviluppa a pelo d’acqua da Sulzano a Monte Isola fino a “circumnavigare” l’isoletta di San Paolo, di proprietà della famiglia Beretta: le passerelle seguono il movimento delle onde, cullano chi le attraversa, ballano docili al ritmo della corrente.
L’esperienza è mozzafiato. Come Dorothy ne Il Mago di Oz, il primo passo sul sentiero dorato è onirico; mentre si cammina, quasi non si riesce a pensare. La bellezza e il panorama prendono il sopravvento. Il passo a volte è incerto a causa dei lievi sobbalzi: rientra nel gioco a cui si è scelto di giocare. Ci si ferma, ci si guarda intorno. Si ha la netta sensazione di far parte di qualcosa di unico. Di qualcosa che, una volta vissuto, non si dimenticherà mai più.
Come tutte le cose belle, The Floating Piers è un’opera destinata a sparire. Sarà visitabile solo fino a domenica 3 luglio. L’artista ha già confermato che non vi saranno proroghe e che il progetto non verrà mai più replicato in nessuna parte del mondo.
Nonostante il grande afflusso di turisti previsto per il weekend e il meteo incerto (per ragioni di sicurezza le passerelle possono essere chiuse senza preavviso nel caso di maltempo o vento forte), non mi sono fatta scoraggiare.
Nel pomeriggio di sabato 25 giugno sono partita alla volta del Lago di Iseo: l’obbiettivo era arrivare tra il tramonto e il crepuscolo per visitare The Floating Piers sia con gli ultimi raggi di sole sia con le luci artificiali (e sotto le stelle). Missione compiuta! :)
Con qualche piccolo accorgimento sono riuscita a evitare le interminabili code da cui i media ci hanno messo in guardia.
Spero che questi consigli, basati sulla mia personale esperienza, possano esservi d’aiuto. Non fatevi scappare l’occasione di far parte di un’opera d’arte e camminare sulle acque in uno dei luoghi più suggestivi del nostro paese.