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#condividiunlibro: vinci un buono spesa Mondadori Store del valore di € 100

11 martedì Dic 2018

Posted by Giorgia Penzo in Arte ~ Cultura

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Tag

book, books, concorso, contest, foto, fotografia, libri, libro, mondadori, mondadori store, selfie

C’è vita, in un libro. La tua.

#condividiunlibro è il contest artistico patrocinato da Mondadori Store che promuove l’esperienza della lettura attraverso la voce ed i volti dei lettori
Partecipare è semplicissimo:
– Realizzate una foto che vi ritragga con il vostro libro preferito facendo in modo che sia voi che la copertina siate ben visibili.
– Pubblicate lo scatto sulla vostra pagina Instagram e/o Twitter, accompagnato da una breve frase che esprima le emozioni che questo libro ha suscitato in voi, seguita da #condividiunlibro
– L’artista Mr. SaveTheWall selezionerà i 5 contributi più adatti a promuovere la lettura, i cui autori riceveranno un buono spesa Mondadori Store del valore di € 100 come riconoscimento del merito personale.

Avete tempo fino al 14 gennaio 2019! E se la vostra scelta dovesse ricadere su Ogni giorno come il primo giorno o Ritratto di dama, oltre a ringraziarvi di cuore vi invito a taggarmi!
– Twitter: @_redcarpet
– Instagram: @giorgiapenzo

Condividerò con grande piacere il vostro scatto ♡
Buone letture e in bocca al lupo a tutti! 📚

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Volti dell’anima

23 martedì Ott 2018

Posted by Giorgia Penzo in Arte ~ Cultura

≈ 1 Commento

Tag

art, arte, blog, cultura, foto, fotografia, mostra, mostra fotografica, photo, photography, poviglio, ritratto, volti dell'anima

A volte accadono cose inaspettate. E speciali.
Come avere l’onore di essere invitata a far parte di un progetto fotografico le cui radici affondano nella terra dove sei nato, dove hai sempre vissuto. Un qualcosa di collettivo, un lavoro di anni, ben quattro. Una collezione unica di ritratti e confidenze che si trasforma in memoria.

Questo progetto è nato da un’idea audace ed è diventato realtà grazie alla passione e alla determinazione di chi lo ha realizzato: Volti dell’anima è una mostra e un libro (impreziosito dall’introduzione di Michael Kenna, fotografo di fama mondiale) che racchiude, dalle tele alle pagine, il bisogno di narrare – in parole e in immagini – il proprio paese. Poviglio, per l’esattezza: poco più di settemila anime perse volentieri nella nebbia della Bassa Reggiana.
E tra tutte queste anime, i talentuosi autori Matteo Colla (architetto e fotografo) e Daniela Dall’Aglio (redattrice delle intense didascalie/interviste che accompagnano ogni scatto) ne hanno scelte cento per raccontare – attraverso i volti, i mestieri, i posti del cuore o un dettaglio solo all’apparenza insignificante – la vita di ognuno di loro e – indirettamente – il loro paese. Persone, dunque, che fanno un luogo.

Nulla è lasciato al caso: le location, le luci, le ombre, gli oggetti. Ogni cosa parla, a suo modo, col suo linguaggio. La fotografia abbaglia, i testi rievocano. E anche se per la totalità dei non povigliesi questi volti saranno per lo più di sconosciuti, guardandoli e leggendoli non potrete fare a meno di pensare al vostro negoziante di fiducia, al vostro sarto, al vostro barista, al vostro fornaio, a voi stessi. A tutti i segreti, le emozioni, gli aneddoti e le storie incredibili celate dietro un sorriso.
Perchè i protagonisti di questa ricerca meticolosa sono esseri umani comuni, normali. Come tutti noi. E per questo motivo, straordinari.

Alcuni di questi soggetti sono vere icone mentre altri lo diventeranno. Le persone anziane che hanno vissuto la loro vita la portano scritta sul loro volto, mentre quelle giovani che la devono ancora vivere hanno sul loro viso la proiezione del film della loro vita. – Matteo Colla e Daniela Dall’Aglio

 – Foto del backstage “Dietro le quinte di un ritratto” Ⓒ Marco Colla e Daniela Dall’Aglio

– La mostra sarà visitabile fino al 31 ottobre 2018 negli orari di apertura del Comune di Poviglio presso la Sala del Consiglio Comunale (Via Verdi, 1 – 42028 Poviglio, Reggio Emilia).

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Libri parlanti

15 giovedì Ott 2015

Posted by Giorgia Penzo in Arte ~ Cultura

≈ 24 commenti

Tag

book, bookcity, fotografia, gioco, leggere, letteratura, lettura, libri, libri parlanti, Milano, social book day

I libri, oltre a raccontare la loro storia, ci parlano e spesso ne narrano altre, soprattutto se li si combina insieme.
Mi spiego meglio. :)

In occasione di BookCity che si svolgerà a Milano fino al 25 ottobre, Il Libraio ci invita a cimentarci in un gioco creativo e affascinante ispirato alla “poesia dorsale“: scovare “libri parlanti”.
Ecco di cosa si tratta e le semplici regole da seguire:

1. Andate allo scaffale di libri più vicino (può essere la vostra libreria di casa, quella di un vostro amico, di una biblioteca o una libreria)
2. Prendete tutti i libri che volete
3. Metteteli uno sopra l’altro, con i dorsi rivolti tutti dalla stessa parte
4. Cercate di comporre una frase di senso compiuto, un motto, una poesia… spazio alla fantasia!
5. Scattate una foto e postatela sui profili social de ilLibraio.it (Twitter, Facebook e Instagram) utilizzando l’hashtag #LibriParlanti

Le foto più belle ricevute entro il 25 ottobre saranno raccolte in un album e ai “fotografi” più creativi, selezionati dalla redazione, sarà fatta una sorpresa.
Io ovviamente non ho resistito. Ho preso d’assalto la mia libreria di casa, e non solo! Vi assicuro che una volta cominciato cercherete sempre nuove combinazioni!

Tra l’altro proprio oggi ricorre la terza edizione del Social Book Day. Quale giorno migliore per promuovere la lettura in rete e manifestare la passione per i libri?
I libri esistono per essere amati, collezionati, ascoltati, regalati, cercati, trovati. E ritrovati.
Vi invito a far parte di questa bellissima iniziativa e ne approfitto per presentarvi i miei “libri parlanti”. :)

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Le madri nascoste dell’era Vittoriana

10 domenica Mag 2015

Posted by Giorgia Penzo in Arte ~ Cultura, Quel che oggi ormai è storia

≈ 38 commenti

Tag

1800, bianco e nero, festa della mamma, foto, fotografia, mamma, photo, storia, vittoriana

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Al giorno d’oggi fotografare un bambino e ottenere un risultato soddisfacente non è poi un’impresa così ardua.
Viviamo nell’era degli smartphone e delle fotocamere digitali: non consumiamo pellicola, il click dell’otturatore è immediato e spesso la qualità dell’immagine è molto alta. La scarichiamo sul pc, ottimizziamo l’esposizione con un programma di fotoritocco gratuito, e il gioco è fatto.
Se il nostro pargolo piange, sbatte le palpebre, si contorce, non sta fermo, si addormenta o sbava, pazienza; possiamo rimandare, o scattare quasi all’infinito fino a che non otteniamo la foto perfetta da tenere con noi in ufficio.

Ma per un genitore del 19° secolo era molto più complicato avere una foto del proprio bambino.
La gentildonna di turno avrebbe dovuto vestire il figlio con l’abito inamidato più bello del corredo, trasportarlo insieme ai suoi (numerosi) fratelli nello studio fotografico più vicino – possibilmente la mattina presto quando c’era la luce migliore – e magari organizzare un gruppo famigliare che facesse da contorno; quindi obbligare tutti a stare completamente immobili per 30 secondi o giù di lì, spendere una discreta somma di denaro e attendere diversi giorni per ricevere le copie del prodotto finito, da mandare poi ad amici e parenti o da tenere nell’album di famiglia.
Ora, convincere un adulto a stare impassibile per mezzo minuto per permettere all’immagine d’imprimersi sul collodio umido era una sfida.

ffff

Aspettarselo da un bimbo o da un neonato era praticamente impossibile. Insieme agli anziani – irritabili e traballanti – i bambini erano i soggetti più difficili da immortalare. I fotografi dell’epoca avevano infatti bisogno di molta luce e pazienza. Servivano 18-30 secondi d’immobilità per ottenere un negativo chiaro.

Per questo motivo ovviarono al problema con un escamotage tanto infallibile quanto inquietante: l’unico modo per riuscire ad avere un’immagine nitida e rilassata del bambino era che questi fosse in braccio o vicino alla sua mamma; ma dal momento che il desiderio era quello di ritrarre unicamente il figlio, le madri si nascondevano sotto drappi scuri nel tentativo di mimetizzarsi con il fondale.

Il risultato è una sfilza di frugoletti senza sorriso, accomodati su sedie dall’aspetto strano oppure appoggiati a bozzi floreali senza forma che in realtà sono le loro madri.
Anche se le immagini risultano essere abbastanza definite, a causa del processo fotografico in voga sul finire del 1800 hanno tutte un aspetto un po’ spettrale: i bianchi non sono bianchi ma una sorta di beige incombente, e le oscure figure drappeggiate delle donne sullo sfondo fanno sembrare il bambino e la madre in bilico tra un mondo e l’altro.

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Queste immagini sono toccanti per un’infinita serie di ragioni, ma anche perché pochissime mostrano bambini con espressioni felici. Il sorriso di un bambino è troppo naturale e volatile per sopportare tempi d’attesa tanto lunghi; così i fotografi chiedevano (a loro e a tutti quanti) di fissarsi in un’imperscrutabile espressione di saggezza ben più facile da tenere.

Alla Festa della Mamma si festeggiano tutte le mamme, nessuna esclusa, anche quelle che quasi 150 anni fa stavano nascoste sotto pesanti tende broccate per far sì che i figli avessero un ricordo della propria infanzia. E mentre tutti – dal fotografo ai propri cuccioli – erano seri e concentrati, lì sotto, dove nessuno poteva vederle in viso, sicuramente sorridevano.

Fonte: The lady vanishes: Victorian photography's hidden mothers

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A caccia di istanti nella Città Eterna

21 martedì Apr 2015

Posted by Giorgia Penzo in I miei viaggi

≈ 31 commenti

Tag

capitale, città eterna, colosseo, compleanno, fori imperiali, fotografia, Laduree, macarons, Natale di Roma, Roma, san pietro, viaggi

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Oggi Roma compie gli anni (la fondazione risale al 21 aprile 753 a.C) e – nonostante tutto – non sembra ancora stanca d’incantare il mondo.
Lo scorso weekend ho avuto la fortuna di tornaci dopo qualche anno di lontananza. Ho potuto camminare di nuovo tra le sue meraviglie e, ben volentieri, perdermici.

Il mio viaggio è iniziato di notte, piano piano, quasi a non voler disturbare questa città che – nonostante tutto – è sempre sveglia. Ho fatto lo zig-zag tra i fiori della scalinata di Piazza di Spagna e la prima cosa che sono andata a trovare è stata lei, la Barcaccia del Bernini. M’immaginavo di trovarla ancora offesa, transennata, protetta. Invece no. Roma cura le sue ferite senza nascondersi, in mezzo alla gente che la ama.

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Roma è anche Piazza San Pietro deserta all’una di notte. Pace e silenzio, nient’altro, mentre il freddo della sera dondola sopra i lampioni che la ingioiellano. Se scappa un brivido, non si sa mai se è per l’aria pungente o per lo spettacolo che ti si para davanti.

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Poi più in là, un altro colosso buca il cuore: l’Anfiteatro Flavio. Nella mia mente si fanno largo le note di Now We Are Free di Hans Zimmer e Lisa Gerrard, ed io potrei stare tutta la notte seduta su uno dei cordoli di marmo col naso all’insù a immaginare quei tempi maestosi.

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Roma, più di qualsiasi altra cosa, è Via dei Fori Imperiali. I resti delle colonne e dei templi giacciono come ossa su un prato grasso d’erba. Sono a un passo dalle automobili, dalla frenesia quotidiana, dal melting pot di culture che hanno contribuito a plasmare. Basta scendere qualche gradino per passeggiare nel passato. E a volte, tra quei ruderi immortali, sembra davvero vicino.

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Roma è la fiamma sempre viva davanti alla tomba del misterioso Milite Ignoto. Ci sono statue, allegorie, centinaia di occhi di marmo che ti osservano e sembrano dirti a loro volta: “Osserva“. Si respira un’atmosfera quasi sacra sui suoi scalini di un bianco accecante.

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Roma sono anche le cose che non ti aspetti e in cui ti imbatti per caso mentre pensi di aver perso la strada di casa. Come una cascata d’edera e glicine nel cuore della città, o una libreria che sembra uscita fuori da Pomi d’ottone e manici di scopa.

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Roma, però, è anche un po’ Parigi. Dopo una scorpacciata di paste al sugo, focacce bianche col sale grosso e tipiche pizze basse romane, una come me – innamorata della capitale francese oltre che di quella italiana – non poteva farsi sfuggire i macarons della pasticceria Ladurée in Via Borgognona.
Oltre ai miei due gusti preferiti alla Vaniglia (bianco) e al Caramello al Burro Salato (marrone), questa volta ne ho provati due che in Francia non avevo trovato: la varietà Marie Antoinette (celeste) e quella Fragola Marshmallow (rosa). Deliziosi.
Per non parlare della squisita rivisitazione del classico croissant, questa volta fritto, della Pasticceria de Bellis.

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E questo è solo un assaggio.
Allora buon compleanno, Roma. Mille, diecimila di questi giorni. Perché anche se sarai sempre bellissima e immortale, come una dea, è giusto non dimenticarlo mai.

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Giorgia Penzo, emiliana, ha l'anima un po' incastrata nel passato. Ama il cinema, la mitologia e scappare a Parigi alla prima occasione. È autrice di "Ogni giorno come il primo giorno" (Editrice Nord) e "Il custode di Elias" (Il Battello a Vapore).

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