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«Petra, com’è quando ci si innamora?» mi ha domandato Cloe a bruciapelo.
«E a me lo chiedi?»
«E a chi, se no? Sei mia sorella.»
«Abbiamo due anni di differenza. Cosa posso insegnarti?»
Mi ha sorriso. «Tutto quello che hai imparato in questi due anni.»
«Non ti sei mai innamorata, Cloe?»
«Mi piaceva un ragazzo, una volta. Ma non credo fosse vero amore.»
«Come lo sai?»
«Mancava qualcosa.»
«Mancava il riuscire a rimanere seduti uno accanto all’altra, in silenzio, per interi minuti senza imbarazzo? Mancava la felicità che ti divora quando ti accorgi che, in mezzo a tante, ha guardato proprio te? Quando appare il suo nome sul telefono? O quando lo vedi per caso un giorno che mai avresti pensato di incontrarlo?».
«Esatto! Dimmi tutto quello che…».
L’ho bloccata. «Posso dirti quello che tutti hanno detto a me: innamorarsi è una fregatura.»
E deve esserlo davvero. No, non ho nessuna dritta da dare a Cloe. Dopotutto, sono un pessimo esempio. Finisco sempre per prendermi una cotta per l’unica persona che non potrò mai avere. E benché ne sia consapevole, continuo a cascarci. Torturo il mio cuore nella cocciuta convinzione che si svegli, che si ribelli, che mi dica: “ehi, comincia a darti una regolata”. Ma che regolata. Sono quella che s’innamora dei personaggi dei libri, dei film e delle serie tv, e dei ragazzi incrociati sull’autobus. Datevela voi una regolata. Io sospiro per chi non mi considererà mai e per chi nemmeno esiste.
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