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Archivi tag: Maria Antonietta

Intervista su Letture.org: “I processi a Luigi XVI e Maria Antonietta”

11 sabato Gen 2020

Posted by Giorgia Penzo in Quel che oggi ormai è storia

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book, books, i processi a luigi XVI e maria antonietta, intervista, lettura, libri, Maria Antonietta, monarchia, rivoluzione francese, saggistica, storia

Appassionati di storia, monarchia, complotti e Rivoluzione francese? Su Letture.org è stata pubblicata la mia intervista sul saggio “I processi a Luigi XVI e Maria Antonietta – Dal trono al patibolo” edito da Genesis Publishing. Di seguito trovate una breve anteprima. Buona lettura ✨ 


Dott.ssa Giorgia Penzo, Lei è autrice del libro I processi a Luigi XVI e Maria Antonietta. Dal trono al patibolo edito da Genesis Publishing: cosa hanno significato, dal punto di vista storico, i processi a Luigi XVI e Maria Antonietta?
Di Luigi XVI e del suo processo se ne parlò subito, a meno di un anno dalla sua esecuzione, come colui che era stato «vittima dello spirito di partito e del fanatismo», «immolato per mano dei suoi sudditi ribelli congiurati per lo sterminio della sua persona, non meno della sua famiglia». La Restaurazione considerò regicidi coloro che votarono la morte del re. Parecchi votanti si scusarono dichiarandosi colpevoli del più grande di tutti i delitti e responsabili del voto abominevole che li avrebbe tormentati fino alla morte. Altri confessarono di aver parteggiato per la morte di Luigi XVI perché sedotti, trascinati, minacciati e obbligati. Ma la Restaurazione restò sorda alle suppliche e la maggior parte di loro venne bandita dal regno. Alcuni vi rientrarono soltanto nel 1830 dopo il crollo della Restaurazione, ormai vecchi e indeboliti dalle vicissitudini di una grande era, decisi più che mai a farsi dimenticare. Il mandato politico della Rivoluzione avrebbe potuto concludersi con la morte di Luigi XVI, il sommo vertice del potere. Alla scomparsa del consorte, Maria Antonietta – regina decaduta, donna, straniera, madre di un delfino senza più un regno – era ormai politicamente insignificante: la sua unica utilità risiedeva nell’essere una merce di scambio, un mero ostaggio nelle mani della Convenzione, che ben presto abbandonò l’idea di servirsene come tale.
La sua morte non avrebbe portato, a differenza di quella del sovrano, a un cambiamento di ordine politico e sociale. Ma come il re, e forse più di lui, costituiva un simbolo: e se l’uno era stato cancellato con la morte, l’altro non avrebbe mai potuto aspirare alla grazia dell’esilio.
Dopo l’esecuzione di Maria Antonietta il dubbio e la paura del diffondersi di un nuovo sentimento monarchico non fecero che portare i partiti all’autodistruzione con l’inaugurazione del periodo del Terrore, che ebbe tra le sue vittime alcuni dei suoi stessi sostenitori tra cui Maximilien de Robespierre.
Durante la Restaurazione, anche per Maria Antonietta si aprì un periodo di mitizzazione della sua figura. Lo stesso Napoleone I decise di prendere in sposa la futura duchessa regnante di Parma, Piacenza e Guastalla Maria Luigia d’Austria – figlia dell’imperatore Francesco II e pronipote di Maria Antonietta – allo scopo di suggellare la pace tra Francia e Austria e omaggiare la monarchia che segnò la fine dell’ancien régime.

Quali falsità sulle figure di Luigi XVI e Maria Antonietta si sono tramandate?
Se Luigi XVI doveva essere riconosciuto colpevole soprattutto dalle alte sfere della nuova realtà repubblicana, Maria Antonietta doveva esserlo anche per il più umile cittadino. Se la morte del re doveva servire per convincere la nazione che la Rivoluzione era giusta e per permettere a essa di risorgere come libera, uguale e definitivamente affrancata dalla monarchia, la morte della regina doveva servire al popolo come riscatto per tutti i soprusi patiti.
Durante il processo, a Luigi XVI furono contestati fatti la cui responsabilità venne ingiustamente fatta risalire alla sua persona, tra cui le repressioni militari eseguite da Bouillé o quella civile del Campo di Marte, i primi insuccessi dell’esercito francese e la resa di Verdun. L’interrogatorio, condotto da Bertrand Barère, s’installò su accuse alcune delle quali risultarono illegali in quanto si riferivano a fatti – eventualmente – avvenuti prima dell’accettazione della Costituzione e della grande amnistia politica promulgata in quella occasione.
Le falsità tramandate su Maria Antonietta durante il suo processo furono, però, ancora più eclatanti. Tra le tante spiccano l’essersi macchiata di incesto con il figlio e la partecipazione all’orgia del 1° ottobre 1789 in occasione del banchetto delle guardie del corpo della famiglia reale, voci avvalorate dai libelli scandalistici e dalle deposizioni dei nemici della regina. Soprannominata l’“Austriaca”, per tutti coloro che non la sostenevano era la spia inviata dagli Asburgo allo scopo di nuocere alla Francia e la sobillatrice del re che la stessa Nazione aveva messo a morte. Le incriminazioni, soprattutto quella totalmente infondata d’incesto col figlio Luigi Carlo, avevano lo scopo di smuovere anche l’opinione pubblica più semplice e analfabeta che era stata toccata dal politico processo al re soltanto per via indiretta.

Che tipo di potere era quello incarnato dal re di Francia?
L’ufficio dei re si fondava su un diritto divino e le loro persone dovevano essere considerate sacre: un simile diritto e una tale sacralità, però, non apparteneva loro in quanto uomini ma solo in quanto re, e sarebbero venuti entrambi meno in caso di perdita del titolo. I sovrani, per provvedere agli scopi del governo, vennero pertanto elevati al di sopra degli altri uomini i quali avevano l’obbligo di riverirli. Al vertice della gerarchia temporale e al di sopra dei signori stava quindi il Re di Francia, incarnazione ereditaria dell’antica monarchia: un re assoluto, i cui diritti procedevano soltanto da Dio; “padre” di tutti i suoi sudditi; proprietario eminente del regno intero e proprietario diretto di vastissimi possedimenti fondiari; detentore infine di tutti i poteri che oggi siamo abituati a distinguere, ossia l’esecutivo, il legislativo e il giudiziario.

➺ CONTINUA SU LETTURE.ORG

I processi a Luigi XVI e Maria Antonietta_seconda edizione

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Nuova edizione del saggio storico I processi a Luigi XVI e Maria Antonietta – Dal trono al patibolo

09 lunedì Ott 2017

Posted by Giorgia Penzo in Saggi

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book, books, genesis publishing, libri, libro, Maria Antonietta, parigi, rivoluzione francese, saggistica, storia

Chi ha avuto occasione di visitare Place de la Concorde ricorda sicuramente la targa ai piedi dell’obelisco che commemora le esecuzioni di Maria Antonietta e Luigi XVI del 1793. Di loro conosciamo gli sfarzi, le frasi che non hanno mai pronunciato, i vizi e la drammatica fine. Ma che ne è stato realmente di loro dopo che il sole su Versailles è tramontato per sempre? Cosa sarebbe Parigi senza i protagonisti della Rivoluzione, nel bene e nel male?

Da oggi la nuova edizione ampliata del saggio storico I processi a Luigi XVI e Maria Antonietta – Dal trono al patibolo è disponibile anche in cartaceo. Immergetevi tra gli intrighi e i giochi politici che hanno spazzato via un’era. Vivete le battute finali del regno degli ultimi sovrani dell’Ancien Régime. Scoprite se erano davvero colpevoli.

Un saggio completo e realistico su uno degli eventi più importanti che ha rivoluzionato la Storia. Una seconda edizione arricchita di materiale nuovo, espresso con stile scorrevole e mai gravoso, ci accompagna verso la riscoperta di due figure storiche immortali, le quali vengono magistralmente analizzate grazie alla penna dell’autrice. –  L’EDITORE Genesis Publishing

 

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Guida alla Parigi di Maria Antonietta

03 martedì Mag 2016

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

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alice mortali, blog, book, guida alla parigi di maria antonietta, libri, libro, Maria Antonietta, mursia, parigi, recensione, Versailles

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guida_parigi_maria_antoniettaTitolo: Guida alla Parigi di Maria Antonietta
Autore: Alice Mortali
Pagine: 266
Genere: guida/saggistica
Editore: Mursia
Dove trovarlo: Amazon | IBS
Il mio giudizio: una guida, una biografia storica, ma anche un romanzo: lo stile scorrevole con cui vengono raccontati avvenimenti e aneddoti non annoia mai, anzi: appassiona fino all’ultimo capitolo. Da mettere assolutamente in valigia per il prossimo viaggio a Parigi.

Maria Antonietta è una delle figure storiche più straordinarie e controverse di tutti i tempi. La sua incoronazione nel 1774 ha dato una svolta alla storia di Francia e la sua tragica morte sotto la lama della ghigliottina ha segnato la fine di un’intera epoca. Questo volume propone un viaggio ideale nella Parigi della regina Maria Antonietta attraverso i luoghi che hanno caratterizzato la sua affascinante e originale esistenza. Un viaggio diverso, unico, con un’accompagnatrice davvero d’eccezione che non mancherà di svelare ancora qualche particolare curioso della sua personalità e della sua stravagante vita a corte.

Della vecchia edizione di questo libro ve ne avevo parlato tanto, tantissimo tempo fa: allora s’intitolava La Parigi di Maria Antonietta – Tutto a te mi guida ed era stato pubblicato da un editore indipendente di Venezia. La seconda parte del titolo derivava da “una frase in italiano” – spiega l’autrice nella Prefazione della nuova edizione – “che venne fatta incidere da Maria Antonietta su un anello che donò all’uomo che fu molto probabilmente il suo più grande amore, il conte svedese Axel von Fersen. Era il febbraio 1793: Maria Antonietta, vedova da appena venti giorni e ignara del suo tragico futuro, trascorreva i suoi ultimi mesi di vita rinchiusa nella Tour du Temple insieme ai figli e alla cognata Élisabeth.
Grazie al fedele generale de Jarjayes, l’ex sovrana stava tentando di far recapitare ai suoi parenti lontani ciò che le restava di più caro: l’anello nuziale e qualche ciocca di capelli appartenuti al suo defunto marito Luigi XVI. I preziosissimi oggetti erano accompagnati 
anche da due lettere: una indirizzata al Conte di Provenza, il futuro Luigi XVIII, l’altra al Conte d’Artois, il cognato più giovane, più divertente, quello col quale durante gli anni felici aveva condiviso tante serate all’Opéra e che un giorno sarebbe passato alla storia come Carlo X.
Al generale de Jarjayes la regina chiese però anche un ultimo e delicato servigio: «Desidero che consegniate [questo anello] alla persona che voi ben sapete essere venuta da Bruxelles l’inverno scorso e che gli diciate che quel motto – tutto a te mi guida – non è mai stato più vero».
Questa frase con la quale ella cercava di far giungere all’ultimo amico fidato tutto il suo affetto, era il suo personale e definitivo addio al conte di Fersen; con esso però Maria Antonietta stava prendendo congedo non solo dall’uomo che amava ma anche da quella che era stata la sua vita passata e che ora appariva sempre più come un sogno lontano: la sua vita da regina di Francia.
Una vita tragica, unica e straordinaria che ancora oggi affascina milioni di persone che ogni anno vengono a Parigi per visitare, tra gli altri, molti dei luoghi legati all’esistenza della sovrana
“.

Aver modo di recensire la nuova veste edita da Mursia – prestigiosa, aggiornata, ampliata e finalmente disponibile in tutte le migliori librerie – è un piacere che si rinnova.
Amo molto sia Parigi sia tutto ciò che riguarda Maria Antonietta (non so se si nota!) e questo libro è uno dei miei preferiti sull’argomento. Alice, poi, è una persona straordinaria.
Guida alla Parigi di Maria Antonietta
 è lo scrigno di un tesoro per chi apprezza la sua figura storica e umana. Per chi – invece – non la conosce, è un’opportunità unica per scoprirla e vivere “in sua compagnia” una Parigi inedita.
Alice ce la presenta attraverso 32 capitoli: con le parole ci accompagna sui luoghi che a sua volta la raccontano, a partire dal momento in cui da giovanissima lasciò Vienna per prendere posto a Versailles come delfina fino ad arrivare ai suoi ultimi istanti sul patibolo.
Il libro non si limita a soffermasi sul suo passaggio nella storia francese: nel capitolo di approfondimento MARIA ANTONIETTA NEL MONDO, l’autrice ci mostra l’impronta che la reine ha lasciato anche in Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Svezia, Austria, Germania e Russia; le sue avventure, disavventure e il suo stile hanno percorso tutto il mondo e ancora oggi lo ispirano.
Le appendici, poi, contengono preziosissimi bonus: un’esaustiva filmografia che abbraccia i fatti raccontati nel libro, oltre che tutte le informazioni pratiche per visitare i tantissimi posti citati (non dimenticate, è anche una guida turistica!).

L’anima di Maria Antonietta non ha toccato solo Versailles: è anche all’Opéra, a le Château de Fontainebleau, al palazzo della Bagatelle e – purtroppo – in altri luoghi ben più tristi come la Conciergerie.
Guida alla Parigi di Maria Antonietta, però, non tratta esclusivamente di musei e castelli: racconta anche di vie, giardini e caffè, ma soprattutto di avvenimenti che non troverete in nessun manuale di storia; insomma, chicche che soltanto una ricerca certosina tra documenti in lingua e scritti di ogni epoca ha potuto portare alla luce.
Quello che rende prezioso questo libro sono appunto i dettagli: l’autrice non trascura nulla; la sua passione genuina nel delineare gli eventi non può lasciare il lettore indifferente.
Come se ogni tassello della Ville Lumière racchiudesse un pezzetto dell’ultima regina di Francia, una volta girata la pagina che chiude questo libro vi accorgerete che ogni cosa è al suo posto. E non vedrete l’ora di partire per vederlo con i vostri occhi.

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Alice Mortali è nata a Castelfidardo (Ancona) nel 1980. Bolognese d’adozione, da anni si dedica alla ricerca storica con una particolare attenzione ai grandi personaggi femminili vissuti tra il XVI e XIX secolo. Blogger e studiosa, ha collaborato con la rivista «BBC History» e con alcuni siti web. Dal 2013 è presidente dell’AIMANT – Associazione Italiana Maria Antonietta. Da tre anni organizza magnifici tour a Parigi alla scoperta dei luoghi toccati da Maria Antonietta (Maria Antoinetta Tour). Nell’agosto di quest’anno, per la prima volta, il viaggio si sposterà a Vienna e coinvolgerà un’altra iconica sovrana: Sissi. Il Maria Antonietta e Sissi Tour 2016 è aperto a tutti. I posti a disposizione, però, sono soltanto 25 e terminano sempre molto in fretta. Per prenotare, avere info su costi e dettagli, dovrete solo inviare un mail all’indirizzo ufficiale: ma2013tour@gmail.com

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Elisabeth Vigée Le Brun, la ritrattista della regina

14 giovedì Gen 2016

Posted by Giorgia Penzo in Arte ~ Cultura, Parigi è sempre una buona idea

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arte, Elisabeth Vigée Lebrun, francia, Maria Antonietta, museo, parigi, paris, pittura

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Non dico di aver organizzato il soggiorno natalizio a Parigi soprattutto per non perdermi la mostra di questa straordinaria pittrice, ma la verità si avvicina. :)
L’occasione era più unica che rara. L’11 gennaio, dopo quasi quattro mesi, l’esposizione al Grand Palais ha chiuso i battenti e chissà se verrà più riproposta.
Come vi avevo anticipato la settimana scorsa, è la prima volta che a Elisabeth Vigée Le Brun viene dedicato uno spazio di grande rilievo come una mostra monografica. L’unico rammarico è non aver potuto vedere tutte, ma proprio tutte le sue opere: alcuni dipinti da lei realizzati, infatti, non erano presenti nell’allestimento.

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Tabellone "social" all'entrata del museo. Anche io ho contribuito con il mio tweet :D

Tabellone “social” all’entrata del museo. Anche io ho contribuito con il mio tweet :D (Cliccare sulla foto per vedere il post originale)

Foto ArtTribune

Foto ArtTribune

In un mondo dominato all’arte al maschile fin dagli albori, Elisabeth Vigée Le Brun è una delle pochissime artiste a essere ancora oggi ricordata dal grande pubblico. Era una donna dotata di grande talento e altrettanta bellezza, elogiata dai suoi colleghi uomini e protetta dalla regina Maria Antonietta.

Autoportrait au chapeau de paille, 1782, National Gallery (dettaglio) - Opera non presente alla mostra

Autoportrait au chapeau de paille, 1782, National Gallery (dettaglio) – Opera non presente alla mostra

I suoi lavori sono sparsi nei più prestigiosi musei del mondo, tra cui il Louvre di Parigi: lì è conservato il suo quadro più tenero in cui si ritrae con la figlia Jeanne Julie Louise. Si tratta di uno dei molti autoritratti della pittrice.

Portrait de l'artiste avec sa fille, dit "La Tendresse Maternelle", 1786

Portrait de l’artiste avec sa fille, dit “La Tendresse Maternelle”, 1786, Musée du Louvre

L'artiste exécutant un portrait de la reine Marie Antoinette, 1790

In primo piano: L’artiste exécutant un portrait de la reine Marie Antoinette, 1790, Galleria degli Uffizi. In secondo piano: Portrait dit “aux rubans cerise”, 1782, Kimbell Art Museum

La sera del 5 ottobre 1789, il giorno in cui le donne di Parigi erano scese in piazza e avevano trascinato la folla alla conquista di Versailles, Élisabeth Vigée Le Brun si travestì da popolana e lasciò di nascosto la capitale. Non soltanto l’artista più pagata di Francia non condivideva le speranze della Rivoluzione, ma se ne sentiva minacciata in prima persona.
Il popolo di Parigi non perdonava a una figlia del Terzo Stato di avere eluso – forte del suo prestigio d’artista – ogni divisione di casta, fino ad assurgere all’intimità dei salotti dell’aristocrazia più elevata; non le perdonava di aver celebrato nei suoi ritratti le lusinghe di un vecchio mondo ancora capace di apparire infinitamente giovane e seducente; ma più di ogni altra cosa non le perdonava di essere la pittrice prediletta di Maria Antonietta.

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Non si può parlare dell’ultima regina di Francia senza prendere in considerazione l’artista che più di ogni altro l’ha immortalata, una delle pochissime persone ad essere state ammesse nell’intimità del Cabinet doré nei Petit Appartement de la Reine e che grazie alla protezione di Sua Maestà riuscì a essere accolta all’Académie Royale de Peinture ed de Sculpture .
Élisabeth Vigée Le Brun descrive così la regina durante la realizzazione del suo primo ritratto:

Maria Antonietta era alta, straordinariamente ben fatta, abbastanza formosa, ma non pingue. Aveva splendide braccia, mani piccole perfettamente conformate, piedi graziosi. Era la donna di Francia dal più bell’incedere […] ma l’incarnato splendente era la connotazione più straordinaria del suo viso […]. La sua pelle era infatti così trasparente da non prender l’ombra. Non potevo quindi rendere i contrasti come avrei voluto: mi difettavano i colori per dipingere quella freschezza, quei toni così fini […] che non ho mai ritrovato in nessun’altra donna.

Nelle opere di Élisabeth Vigée Le Brun (la quale accompagnò Maria Antonietta fino all’alba della Rivoluzione) si può notare l’evoluzione della sua figura. All’inizio del regno di Luigi XVI i vestiti con cui posa la regina sono gonfi, sontuosi, opulenti e le acconciature al limite dell’estremo.
La regina adotta la rosa come suo simbolo, un accessorio immancabile dal quale non si separa quasi mai nei suoi ritratti. Compare in quello che fa inviare nel 1778 al fratello Giuseppe II…

Marie Antoinette en grand habit de cour, 1778.

Marie Antoinette en grand habit de cour, 1778, Kunsthistorishes Museum.

… e addirittura dà il nome a quello che esalta l’eleganza dei suoi ventotto anni.

Marie-Antoinette dit "à la Rose", 1783, Musée national des châteaux de Versailles et de Trianon (Opera non presente alla mostra)

Marie-Antoinette dit “à la Rose”, 1783, Musée national des châteaux de Versailles et de Trianon – Opera non presente alla mostra

Dopo la nascita della sua prima figlia, però, lo stile cambia. Maria Antonietta si rifugia al Petit Trianon, latita la corte, inizia a privilegiare la vita “di campagna” nel suo Hameau e si avvicina a un modo di vestire e acconciarsi più sobrio. Sono ancora i quadri di Madame Vigée Le Brun che ce ne danno testimonianza.

Quando ritrasse la regina con un cappello di paglia, un vestito di mussola bianca con le maniche plissettate ma alquanto aderenti e di nuovo una rosa tra le dita, le malelingue non mancarono di dire che Maria Antonietta si era fatta dipingere con la camicia da notte: erano gli anni in cui la calunnia cominciava a colpirla e i libelli scandalistici la indicavano come una donna sessualmente ambigua che amava intrattenersi con le sue dame favorite nella segretezza del Trianon.

Marie Antoinette en chemise ou en gaulle, 1783, Hessische Hausstiftung (dipinto e dettaglio)

Marie Antoinette en chemise ou en gaulle, 1783, Hessische Hausstiftung (dipinto e dettaglio)

Da lì a poco il famoso Affare della Collana avrebbe minato la sua reputazione per sempre. Il governo – nella persona del ministro delle Belle Arti, il conte d’Angevilliers – nel tentativo di ridare credibilità all’immagine della sovrana commissionò alla sua ritrattista un dipinto ricco di simboli, teso a celebrare Maria Antonietta come regina e come madre.
Per l’occasione l’abbigliamento della regina fu particolarmente studiato: Maria Antonietta indossa un tipo di abito sobrio in sostituzione alle vesti di mussolina e ai cappelli di paglia che le erano valsi feroci critiche. Il regale abito in velluto rosso è contornato da un bordo di pelliccia nera, mentre il seno matronale è messo in risalto da un pizzo bianco; gli stessi tre colori, simboli tradizionali della regalità, sono ripresi anche nel copricapo. Intenzionalmente la regina non indossa una collana.

Pur volendo mettere in evidenza la figura materna di Maria Antonietta, il ritratto non poteva esimersi dal mostrare anche la sua augusta posizione sociale: sul mobile in alto a destra del dipinto si intravede la sua corona, mentre sul lato sinistro della composizione spicca la Galleria degli Specchi, cuore della monarchia francese. La primogenita, Maria Teresa Carlotta, si protende affettuosamente verso la madre che tra le braccia tiene Luigi Carlo; il delfino di Francia, Luigi Giuseppe, indica la culla della sorellina Sofia, inizialmente presente nella composizione. Morì a nemmeno un anno di vita durante la realizzazione del dipinto e Madame Vigée Le Brun, già in ritardo con la consegna, dovette posticipare la presentazione del ritratto per togliere la bambina.

L’impostazione del quadro e la disposizione delle figure raggruppate in formato piramidale si ispirano a una “Sacra Famiglia” del Rinascimento italiano. Sembra che sia stato lo stesso Jacques-Louis David ad aver incoraggiato la pittrice in questa direzione; lui stesso avrebbe poi sacralizzato il periodo del Terrore ispirandosi per la sua Morte di Marat al Cristo deposto di Caravaggio. Ma il messaggio apologetico di Madame Vigée Le Brun arrivò comunque troppo tardi: agli occhi dell’opinione pubblica Maria Antonietta aveva cessato di essere la regina dei francesi e ora non era altro che l’“Austriaca”.

Marie Antoinette et ses enfants, 1787,

Marie Antoinette et ses enfants, 1787, Musée national des châteaux de Versailles et de Trianon

Foto ArtTribune

Foto ArtTribune

Maria Antonietta con un libro del 1788 fu l’ultimo ritratto ufficiale eseguito da Élisabeth Vigée Le Brun prima della sua fuga. Al suo posto come pittore di corte subentrò il polacco Alexandre Kucharsky.

Marie Antoinette au livre, 1788,

Marie Antoinette au livre, 1788, Musée national des châteaux de Versailles et de Trianon – Opera non presente alla mostra

Mentre a Parigi infuriava la rivoluzione, la pittrice fu invitata – e continuò così a dipingere – in tutte le corti d’Europa tra cui Roma, Vienna, Londra e San Pietroburgo, rifiutandosi di leggere i giornali per non sapere quali dei suoi amici erano stati ghigliottinati.

Julie Le Brun en baigneuse, 1792, Youssoupoff collection

Julie Le Brun en baigneuse, 1792, Youssoupoff collection

Ritornò a Parigi solo nel 1802. Verso il 1835, a 80 anni, pubblicò i propri Souvenirs, cronache di viaggi e incontri, che ebbero un grande successo e restano ancora oggi un documento molto interessante sugli sconvolgimenti dell’epoca.

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Nell’arte dell’illustrazione, uno degli ultimi omaggi a Maria Antonietta è dell’artista francese Benjamin Lacombe. Nel suo albo Marie-Antoinette: Carnet secret d’une reine – giunto alla seconda edizione – Lacombe stravolge i capolavori di Élisabeth Vigée Le Brun portandoli al limite del grottesco.
La sua Maria Antonietta è una regina che strizza l’occhio al dark, fiabesca, ammiccante, a tratti fragile ed estremamente attuale.

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Benjamin Lacombe, Marie Antoinette à la Rose, 2015.


Fonti e libri consigliati per approfondire le figure di Elisabeth Vigée Lebrun e Maria Antonietta:
– C. BERLY, Le Versailles de Marie-Antoinette, Art Lys, 2013.
– A. FRASER, Maria Antonietta. La solitudine di una regina, Mondadori, 2004.
– E. VIGÉE LE BRUN, Memorie di una ritrattista, Abscondita 2006.
– E. VIGÉE LE BRUN, Viaggio in Italia di una donna artista. I «Souvenirs» di Elisabeth Vigeé Le Brun 1789-1792, Mondadori 2004.
– A. MORTALI, Guida alla Parigi di Maria Antonietta, Mursia, 2015.
– G. PENZO, I processi a Luigi XVI e Maria Antonietta – Dal trono al patibolo, Genesis Publishing, 2014.

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Una città che profuma di pane, regge incantate, zucchero filato e altre magie

07 giovedì Gen 2016

Posted by Giorgia Penzo in Parigi è sempre una buona idea

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arte, blog, francia, Maria Antonietta, natale, parigi, paris, ricordi, Versailles, viaggi, viaggiare

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Parigi è così.
In mezzo all’odore di pioggia e caldarroste che pervade l’aria s’intrufola quello di pane caldo. Comincia all’alba, esplode alla mattina, perdura fino alla sera, poi ricomincia. Cercare riparo sottoterra è inutile dal momento che le boulangeries abbondano pure nelle metro. È una delle cose più confortanti al mondo.

Le Feste ormai sono finite in soffitta, negli scatoloni, insieme agli ultimi balocchi sopravvissuti fino alla Befana. Da oggi la maggior parte di noi è tornata definitivamente alla sua vita “normale”, almeno fino alla prossima carica di numeretti rossi sul calendario. Io, guardandomi indietro, mi sento di tirare qualche somma: Natale 2015 è stato strano rispetto a quello dell’anno scorso.
Parigi sembrava intrappolata in un limbo: niente albero di Natale a Notre-Dame, nessun fuoco d’artificio, decorazioni ridotte al minimo, atmosfera lieve e il sentore che vigilare fosse meglio che festeggiare. Ma è stata solo un’impressione: la città è viva, amata e piena di speranza, ora più che mai.
Niente mi ha impedito di apprezzarla al meglio, visitare angoli nuovi oltre che vivere esperienze inedite.
Per quante volte una persona possa tornarci, Parigi non finisce mai.

chamos

Per prima cosa mi sono recata in uno dei miei luoghi preferiti: Versailles.
La prima ragione è stata la mostra Le Roi est mort in occasione del 300° anniversario della morte di Luigi XIV.
Divisa in 10 sale (la perdita del Re; Luigi è morto; autopsia e imbalsamazione; esibizione ed effigi; la corte in lutto; il corteo funebre; preparazione del funerale; a Saint-Denis; tombe e mausolei; dai funerali monarchici a quelli nazionali) ripercorre i momenti successivi alla dipartita di Luigi il Grande.
Un’esposizione pomposa, lugubre, macabra e solenne. Da non perdere (fino al 21 febbraio 2016).

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La seconda ragione è stata ancora più entusiasmante: mentre quest’estate ero riuscita a vedere gli Appartamenti Privati della Regina, questa volta ho conquistato un posto per la visita guidata alla scoperta dei Lieux Cachés, i luoghi nascosti della Reggia che non sono aperti alla visita ordinaria.

versailles

Il conferencier ci ha guidati attraverso una miriade di sale di rappresentanza, passaggi segreti, stanze private e nidi intimi utilizzati da sovrani e regine dall’epoca del Re Sole…

Appartamenti Privati del Re

Appartamenti Privati del Re

Passaggio che unisce gli Appartamenti Privati del Re agli Appartamenti privati della Regina

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Biblioteca privata di Luigi XVI

Biblioteca privata di Luigi XVI

Libreria del cabinet des Dépêches (Appartamenti Privati del Re) dove Luigi XV e Luigi XVI aprivano la loro corrispondenza segreta.

Libreria del cabinet des Dépêches (Appartamenti Privati del Re) dove Luigi XV e Luigi XVI aprivano la loro corrispondenza segreta.

… fino agli Appartamenti di Madame de Pompadour, favorita di Luigi XV prima di Madame du Barry.

Madame de Pompadour rappresentata come Diana cacciatrice. Dipinto di Jean-Marc Nattier (1746)

Jeanne Antoinette Poisson, marchesa di Pompadour rappresentata come Diana cacciatrice. Dipinto di Jean-Marc Nattier (1746)

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Dopo troppe volte che rimandavo ho finalmente preso un treno alla Gare de Lyon alla volta di un’altra reggia meno conosciuta e frequentata di Versailles.
Il Castello di Fontainebleau, dimora in stile rinascimentale dei sovrani francesi da Francesco I fino a Napoleone III, si trova a una sessantina di chilometri a sud-est di Parigi ed è una meta che spero di approfondire meglio in futuro. Purtroppo per mancanza di tempo ho potuto visitare soltanto le stanze principali e ho dovuto rimandare una passeggiata nei favolosi giardini.
Un motivo in più per tornare. :)

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Anche Maria Antonietta e Luigi XVI vi soggiornarono durante gli spostamenti autunnali della corte: feste, balli, stagioni teatrali, battute di caccia nell’immenso parco, giochi d’azzardo: fu proprio in questo castello che l’ultima regina di Francia rimase accanto al tavolo da gioco per trenta ore di fila.

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Questo viaggio mi ha regalato attimi unici.
C’è stato il momento della contemplazione davanti alle Ninfee di Monet al Musée de l’Orangerie, che non avevo mai visto.

Così come di fronte alle vetrate perfette della Sainte-Chapelle, tanto leggere alla vista da sembrare di pizzo.

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E quello dinnanzi agli sfavillanti decori delle Galeries Lafayette per il periodo delle Feste.

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C’è stato anche il tempo per iniziare l’anno con (abbondante) dolcezza sugli Champs-Élysées.

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Ma il momento più bello, il più atteso, l’ho lasciato per ultimo. Per la prima volta nella storia, al Grand Palais, è stata organizzata una mostra personale di Elisabeth Vigée Lebrun, straordinaria artista e ritrattista di Maria Antonietta.

Vi racconterò di lei e dell’esposizione in un post interamente dedicato. Vi do quindi appuntamento alla prossima settimana per condividere con voi una delle giornate più indimenticabili che abbia mai vissuto. :)

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Giorgia Penzo, emiliana, ha l'anima un po' incastrata nel passato. Ama il cinema, la mitologia e scappare a Parigi alla prima occasione. È autrice di "Ogni giorno come il primo giorno" (Editrice Nord) e "Il custode di Elias" (Il Battello a Vapore).

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