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Intervista su Letture.org: “I processi a Luigi XVI e Maria Antonietta”

11 sabato Gen 2020

Posted by Giorgia Penzo in Quel che oggi ormai è storia

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book, books, i processi a luigi XVI e maria antonietta, intervista, lettura, libri, Maria Antonietta, monarchia, rivoluzione francese, saggistica, storia

Appassionati di storia, monarchia, complotti e Rivoluzione francese? Su Letture.org è stata pubblicata la mia intervista sul saggio “I processi a Luigi XVI e Maria Antonietta – Dal trono al patibolo” edito da Genesis Publishing. Di seguito trovate una breve anteprima. Buona lettura ✨ 


Dott.ssa Giorgia Penzo, Lei è autrice del libro I processi a Luigi XVI e Maria Antonietta. Dal trono al patibolo edito da Genesis Publishing: cosa hanno significato, dal punto di vista storico, i processi a Luigi XVI e Maria Antonietta?
Di Luigi XVI e del suo processo se ne parlò subito, a meno di un anno dalla sua esecuzione, come colui che era stato «vittima dello spirito di partito e del fanatismo», «immolato per mano dei suoi sudditi ribelli congiurati per lo sterminio della sua persona, non meno della sua famiglia». La Restaurazione considerò regicidi coloro che votarono la morte del re. Parecchi votanti si scusarono dichiarandosi colpevoli del più grande di tutti i delitti e responsabili del voto abominevole che li avrebbe tormentati fino alla morte. Altri confessarono di aver parteggiato per la morte di Luigi XVI perché sedotti, trascinati, minacciati e obbligati. Ma la Restaurazione restò sorda alle suppliche e la maggior parte di loro venne bandita dal regno. Alcuni vi rientrarono soltanto nel 1830 dopo il crollo della Restaurazione, ormai vecchi e indeboliti dalle vicissitudini di una grande era, decisi più che mai a farsi dimenticare. Il mandato politico della Rivoluzione avrebbe potuto concludersi con la morte di Luigi XVI, il sommo vertice del potere. Alla scomparsa del consorte, Maria Antonietta – regina decaduta, donna, straniera, madre di un delfino senza più un regno – era ormai politicamente insignificante: la sua unica utilità risiedeva nell’essere una merce di scambio, un mero ostaggio nelle mani della Convenzione, che ben presto abbandonò l’idea di servirsene come tale.
La sua morte non avrebbe portato, a differenza di quella del sovrano, a un cambiamento di ordine politico e sociale. Ma come il re, e forse più di lui, costituiva un simbolo: e se l’uno era stato cancellato con la morte, l’altro non avrebbe mai potuto aspirare alla grazia dell’esilio.
Dopo l’esecuzione di Maria Antonietta il dubbio e la paura del diffondersi di un nuovo sentimento monarchico non fecero che portare i partiti all’autodistruzione con l’inaugurazione del periodo del Terrore, che ebbe tra le sue vittime alcuni dei suoi stessi sostenitori tra cui Maximilien de Robespierre.
Durante la Restaurazione, anche per Maria Antonietta si aprì un periodo di mitizzazione della sua figura. Lo stesso Napoleone I decise di prendere in sposa la futura duchessa regnante di Parma, Piacenza e Guastalla Maria Luigia d’Austria – figlia dell’imperatore Francesco II e pronipote di Maria Antonietta – allo scopo di suggellare la pace tra Francia e Austria e omaggiare la monarchia che segnò la fine dell’ancien régime.

Quali falsità sulle figure di Luigi XVI e Maria Antonietta si sono tramandate?
Se Luigi XVI doveva essere riconosciuto colpevole soprattutto dalle alte sfere della nuova realtà repubblicana, Maria Antonietta doveva esserlo anche per il più umile cittadino. Se la morte del re doveva servire per convincere la nazione che la Rivoluzione era giusta e per permettere a essa di risorgere come libera, uguale e definitivamente affrancata dalla monarchia, la morte della regina doveva servire al popolo come riscatto per tutti i soprusi patiti.
Durante il processo, a Luigi XVI furono contestati fatti la cui responsabilità venne ingiustamente fatta risalire alla sua persona, tra cui le repressioni militari eseguite da Bouillé o quella civile del Campo di Marte, i primi insuccessi dell’esercito francese e la resa di Verdun. L’interrogatorio, condotto da Bertrand Barère, s’installò su accuse alcune delle quali risultarono illegali in quanto si riferivano a fatti – eventualmente – avvenuti prima dell’accettazione della Costituzione e della grande amnistia politica promulgata in quella occasione.
Le falsità tramandate su Maria Antonietta durante il suo processo furono, però, ancora più eclatanti. Tra le tante spiccano l’essersi macchiata di incesto con il figlio e la partecipazione all’orgia del 1° ottobre 1789 in occasione del banchetto delle guardie del corpo della famiglia reale, voci avvalorate dai libelli scandalistici e dalle deposizioni dei nemici della regina. Soprannominata l’“Austriaca”, per tutti coloro che non la sostenevano era la spia inviata dagli Asburgo allo scopo di nuocere alla Francia e la sobillatrice del re che la stessa Nazione aveva messo a morte. Le incriminazioni, soprattutto quella totalmente infondata d’incesto col figlio Luigi Carlo, avevano lo scopo di smuovere anche l’opinione pubblica più semplice e analfabeta che era stata toccata dal politico processo al re soltanto per via indiretta.

Che tipo di potere era quello incarnato dal re di Francia?
L’ufficio dei re si fondava su un diritto divino e le loro persone dovevano essere considerate sacre: un simile diritto e una tale sacralità, però, non apparteneva loro in quanto uomini ma solo in quanto re, e sarebbero venuti entrambi meno in caso di perdita del titolo. I sovrani, per provvedere agli scopi del governo, vennero pertanto elevati al di sopra degli altri uomini i quali avevano l’obbligo di riverirli. Al vertice della gerarchia temporale e al di sopra dei signori stava quindi il Re di Francia, incarnazione ereditaria dell’antica monarchia: un re assoluto, i cui diritti procedevano soltanto da Dio; “padre” di tutti i suoi sudditi; proprietario eminente del regno intero e proprietario diretto di vastissimi possedimenti fondiari; detentore infine di tutti i poteri che oggi siamo abituati a distinguere, ossia l’esecutivo, il legislativo e il giudiziario.

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I processi a Luigi XVI e Maria Antonietta_seconda edizione

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Nuova edizione del saggio storico I processi a Luigi XVI e Maria Antonietta – Dal trono al patibolo

09 lunedì Ott 2017

Posted by Giorgia Penzo in Saggi

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book, books, genesis publishing, libri, libro, Maria Antonietta, parigi, rivoluzione francese, saggistica, storia

Chi ha avuto occasione di visitare Place de la Concorde ricorda sicuramente la targa ai piedi dell’obelisco che commemora le esecuzioni di Maria Antonietta e Luigi XVI del 1793. Di loro conosciamo gli sfarzi, le frasi che non hanno mai pronunciato, i vizi e la drammatica fine. Ma che ne è stato realmente di loro dopo che il sole su Versailles è tramontato per sempre? Cosa sarebbe Parigi senza i protagonisti della Rivoluzione, nel bene e nel male?

Da oggi la nuova edizione ampliata del saggio storico I processi a Luigi XVI e Maria Antonietta – Dal trono al patibolo è disponibile anche in cartaceo. Immergetevi tra gli intrighi e i giochi politici che hanno spazzato via un’era. Vivete le battute finali del regno degli ultimi sovrani dell’Ancien Régime. Scoprite se erano davvero colpevoli.

Un saggio completo e realistico su uno degli eventi più importanti che ha rivoluzionato la Storia. Una seconda edizione arricchita di materiale nuovo, espresso con stile scorrevole e mai gravoso, ci accompagna verso la riscoperta di due figure storiche immortali, le quali vengono magistralmente analizzate grazie alla penna dell’autrice. –  L’EDITORE Genesis Publishing

 

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Punti di vista

14 venerdì Lug 2017

Posted by Giorgia Penzo in Pensieri

≈ 18 commenti

Tag

14 luglio, amore, lady oscar, marie antoinette, Pensieri, rivoluzione francese

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Lady Oscar ci insegna che tradire la Regina comporta le seguenti ripercussioni:

  • scoprire il vero amore troppo tardi
  • vedere il suddetto vero amore morire
  • ammalarsi di tisi
  • morire a tua volta

Non fare come Lady Oscar. Sii fedele a Marie Antoinette ♡

 

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❝ Noi non combattiamo per quelli che vivono oggi, ma per coloro che verranno ❞ [Maximilien de Robespierre]

28 martedì Lug 2015

Posted by Giorgia Penzo in Quel che oggi ormai è storia

≈ 9 commenti

Tag

francia, parigi, passato, rivoluzione francese, robespierre, storia

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Oggi, nel 1794, Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre – l’Incorruttibile – veniva ghigliottinato a Parigi in Place de la Revolution.
Il karma, verrebbe da pensare. Ma andiamo per ordine.

Devoto alla causa rivoluzionaria della Repubblica francese fino al sacrificio della vita stessa, Robespierre fu uno dei massimi esponenti del Terrore: una fase storica caratterizzata dal predominio politico dei membri del Comitato di Salute Pubblica che mirava a schiacciare tutti gli oppositori interni della Rivoluzione e combattere con maggiore efficacia la guerra esterna contro le monarchie europee dell’Ancien Régime.

Ritratto di Robespierre, Museo Carnevalet.

Ritratto di Robespierre, Museo Carnevalet.

Un'illustrazione della sala delle Tuileries dove si riuniva il Comitato di Salute Pubblica.

Un’illustrazione della sala delle Tuileries dove si riuniva il Comitato di Salute Pubblica.

I metodi di repressione dell’epoca erano rapidi e inflessibili: tra il 6 aprile 1793 ed il 30 luglio 1794 vennero eseguite, nella sola Parigi, 2663 condanne a morte.

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Una carretta di condannati al patibolo durante il Terrore.

Ad un certo punto, le misure eccezionali emanate durante il Terrore iniziarono a sembrare eccessive e i loro responsabili a essere malvisti dall’opinione pubblica. I nemici di Robespierre misero in giro la voce che volesse distruggere tutto quello per cui si era battuto: ovvero restaurare la monarchia costituzionale istituita nel 1791 – ponendo sul trono il delfino Luigi Carlo, di nove anni, prigioniero alla Tour du Temple dopo l’esecuzione del re e della madre Maria Antonietta – e nominare sé stesso reggente del regno.

Quando Robespierre esitò nel replicare a questi attacchi davanti alla Convenzione, seguì una rissa furibonda. Invano tentò di riprendere la parola, e prima di essere arrestato insieme ai suoi ultimi sostenitori reagì con un’esclamazione rassegnata: “La Repubblica è perduta, i briganti trionfano“.

Jean-Lambert Tallien brandisce il pugnale contro Robespierre durante la seduta della Convenzione del 9 Termidoro.

Jean-Lambert Tallien brandisce il pugnale contro Robespierre durante la seduta della Convenzione del 9 Termidoro.

Nella mattina del 28 luglio 1794, alle 10.30 circa, le Guardie Nazionali fedeli alla Convenzione si impadronirono dell’Hôtel de Ville e arrestarono numerosi dirigenti giacobini fedeli a Robespierre, il quale venne ferito da un colpo di pistola che gli fracassò la mascella. Fu un tentativo di suicidio? Fu veramente il gendarme Charles-André Merda a far fuoco? Alcuni storici sono ancora incerti su quello che successe davvero.
Sta di fatto che tutti i rivoluzionari catturati, pressapoco una ventina, vennero condotti alla prigione della Conciergerie per un formale atto di riconoscimento. La cella in cui venne rinchiuso Robespierre – volere della sorte – era vicina a quella che nove mesi prima aveva ospitato Maria Antonietta, la regina decaduta che egli aveva voluto fortemente portare di fronte al Tribunale Rivoluzionario per rispondere dei crimini contro lo Stato.

I prigionieri vennero quindi inviati, senza processo, dopo circa quattordici ore dalla cattura, alla ghigliottina in Place de la Revolution, tra la folla esultante per la fine del “tiranno”.

L'arresto di Robespierre.

L’arresto di Robespierre.

Valery Jacobi - Robespierre ferito e gli altri arrestati, detenuti in attesa dell'esecuzione sulla ghigliottina.

Valery Jacobi – Robespierre ferito e gli altri arrestati, detenuti in attesa dell’esecuzione sulla ghigliottina.

Robespierre era ferito gravemente, sfigurato, con una vistosa fasciatura alla mascella, e quasi incosciente. Una volta sul patibolo andò incontro alla fine senza dire una parola.
Il suo corpo, come quello degli altri giustiziati, dopo che le loro teste vennero mostrate al popolo com’era uso, finì in una fossa comune del Cimitero degli Errancis, cosparso di calce viva. L’ossario del cimitero venne poi traslato da Luigi XVIII nelle Catacombe di Parigi, dove – tra milioni di resti di nobili e miserabili – è probabile si trovino tuttora quelli dell’Incorruttibile.
Con la morte di Robespierre finì il periodo del Terrore giacobino e si aprì quello più moderato della Convenzione.

Un cunicolo delle Catacombe di Parigi. L'ossario conserva i resti di circa 6 milioni di persone.

Un cunicolo delle Catacombe di Parigi. L’ossario conserva i resti di circa 6 milioni di persone.

Al contrario di Danton – il cui nome fregia una strada, un monumento e alcune placche commemorative – Robespierre suscita ancora una certa paura. Parigi lo ricorda con una stazione della metro (a Montreuil, sulla linea 9) che porta il suo nome. Al numero 398 della rue Saint Honoré c’è una scritta dice che l’Incorruttibile abitava nella casa del falegname Duplay. Resta qualche quadro, qualche stampa, e un ciuffo dei suoi capelli canuti incastonati in un medaglione al Museo Carnavalet.
Poi non c’è altro. Nemmeno una via di Parigi porta il suo nome.

Nonostante le ingiustizie e i numerosi lati oscuri, è opinione assodata che la Rivoluzione francese del 1789 fu una necessità storica. Contribuì a plasmare la società moderna, lasciando in eredità numerose e importanti conquiste nel campo della libertà e della democrazia.
Tuttavia Robespierre rimane ancora oggi una figura storica molto controversa.
Alcuni studiosi l’hanno considerato “il più grande statista apparso sulla scena tra il 1789 e il 1794” [Anatole France] e “il più grande uomo della Rivoluzione e uno dei più grandi della storia” [George Sand]. Altri che era “onesto, sincero, disinteressato e coerente; ma anche codardo, implacabile, pedante, freddo, molto presuntuoso e morbosamente invidioso. Non ha lasciato all’umanità né il bene di un solo grande pensiero né l’esempio di una sola azione nobile o generosa” [George Henry Lewes].

Una statua moderna che ricostruisce l'aspetto di Robespierre, opera di George S. Stuart, Museum di Ventura County, California.

Una statua moderna che ricostruisce l’aspetto di Robespierre. Opera di George S. Stuart, Museum di Ventura County, California.

Tra i contemporanei, Pierre Chaunu, storico francese scomparso nel 2009 che è stato professore all’università di Caen poi di storia moderna alla Sorbona, ci lascia un ritratto ben definito:

“Robespierre era un dittatore, l’uomo di punta del Terrore. Ecco perchè è stato eliminato, anche se c’erano uomini peggiori di lui. Era un mediocre. A 35 anni era un fallito, un piccolo avvocato di provincia senza clienti. Ciò che caratterizza la Rivoluzione è l’ascensione di molta gente mediocre. Guardi come è squallido l’Incorruttibile: è stato educato grazie alla carità della Chiesa, non è riuscito a sposarsi, vive con la sorella e la sfrutta. Perché è rifiutato dai francesi? Perché i francesi hanno rispetto della vita umana. I tribunali rivoluzionari erano un orrore, massacravano alla cieca e Robespierre ne era l’ispiratore. La Rivoluzione aggrediva i popoli europei. Non si vuole comprendere che in Francia si è aspettato il 1860 per fare l’elogio della Rivoluzione perchè gli ultimi sopravvissuti erano morti. Cioè tutti coloro che avevano vissuto quel periodo. Nell’anniversario della sua decapitazione, non deve essere versata neanche una lacrima per Robespierre”.

Fonti:
- Albert Mathiez, Georges Lefebvre, La Rivoluzione francese, Einaudi
- Chi ha paura di Robespierre?

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“Sono calma come si è calmi quando la coscienza non rimprovera nulla”. [Testamento di Maria Antonietta di Francia, 16 ottobre 1793]

16 giovedì Ott 2014

Posted by Giorgia Penzo in Quel che oggi ormai è storia

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addio mia regina, francia, Maria Antonietta, marie antoinette, passato, rivoluzione francese, storia

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Era una bella giornata, con un leggero velo di foschia, e il freddo intenso delle ore notturne si era mitigato. L’immensa folla che fiancheggiava il percorso verso la ghigliottina, in place du Carrousel, si compattava intorno alle parole d’ordine urlate dalla scorta: «Fate largo all’Austriaca!» e «Viva la Repubblica!».

Maria Antonietta era reduce da un processo frettoloso voluto tra gli altri da Maximilien de Robespierre – basato su prove tendenziose e insussistenti – e un’estenuante detenzione nella prigione della Conciergerie*.
Quando il carro raggiunse place du Carrousel, era abbastanza padrona di sé. Discese tranquilla e con passo leggero – «con arroganza» – salì rapidamente i gradini del patibolo nonostante le mani legate, fermandosi solo per chiedere scusa a Sanson (il boia) per avergli pestato un piede: «Non l’ho fatto apposta».

Così si avviò di buon grado, quasi impaziente, incontro alla morte. La sua Versailles era ormai lontana. La testa di Antoinette, desiderata da Hébert, fu tagliata con un colpo netto alle dodici e quindici di mercoledì 16 ottobre 1793, e mostrata a un pubblico in delirio.

Per il suo ultimo viaggio, ad «Antoinette Capet» non fu consentito di indossare il consueto abito nero, in quanto la folla avrebbe potuto insultarla per aver osato vestirsi a lutto. Le fu quindi permesso di indossare il semplice abito bianco di tutti i giorni; nessuno ricordava che, in passato, il bianco era il colore del lutto per le regine di Francia.

Maria Antonietta diventò il capro espiatorio di ogni male che aveva colpito il Paese. Fra l’altro, sarebbe stata incolpata di tutta la Rivoluzione francese da coloro che, ottimisticamente, volevano trovare un unico «colpevole» per poter spiegare i complessi errori del passato.
La sfortuna la perseguitò dal suo arrivo in Francia, ambasciatrice non voluta e inadeguata di una grande potenza, moglie bambina respinta, fino alla fine, quando divenne la vittima sacrificale del fallimento della monarchia.

Digital art by Ricardo Salamanca

Digital art by Ricardo Salamanca

[…] «Che mio figlio non dimentichi mai le parole di suo padre… non tenti mai di vendicare la nostra morte. […] Adieu, mia buona e tenera sorella; che questa lettera possa giungere fino a voi! Conservate sempre il mio ricordo; vi abbraccio con tutto il cuore, insieme a quei poveri, amati figli. Mio Dio, solo lacerata al pensiero di abbandonarli per sempre».

Clip del film

Clip del film “Les Adieux à la Reine”, diretto da Benoît Jacquot e basato sul romanzo “Addio mia regina” di Chantal Thomas, ambientato nei primissimi giorni della Rivoluzione francese.

Chantal Thomas - Addio mia Regina, pag. 24

Chantal Thomas – Addio mia Regina, pag. 24

FONTE:

  • A. Fraser, Maria Antonietta – La solitudine di una regina (Oscar Storia Mondadori)

* La figura di Maria Antonietta ha ispirato il mio saggio I processi a Luigi XVI e Maria Antonietta – Dal trono al patibolo – giunto nel 2017 alla seconda edizione e disponibile anche in ebook – il quale analizza dal punto di vista giuridico i dibattimenti che gli ultimi sovrani dell’Ancien Régime dovettero affrontare in pieno clima rivoluzionario. QUI il blog di Francesca Rossi “Divine Ribelli” ha dedicato al libro una bellissima recensione, proprio in questo giorno così carico di significato *

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Giorgia Penzo, emiliana, ha l'anima un po' incastrata nel passato. Ama il cinema, la mitologia e scappare a Parigi alla prima occasione. È autrice di "Ogni giorno come il primo giorno" (Editrice Nord) e "Il custode di Elias" (Il Battello a Vapore).

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