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Archivi tag: Roma

Un passo avanti nella notte, un passo indietro nella storia

03 mercoledì Giu 2015

Posted by Giorgia Penzo in I miei viaggi, Quel che oggi ormai è storia

≈ 20 commenti

Tag

antica roma, cesare, fori imperiali, notte, piero angela, Roma, storia, viaggi

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Ci sono viaggi che si possono fare soltanto nel cuore della notte. Uno di questi è l’archeoshow curato da Piero Angela e Paco Lanciano, un tour che ci porta a riscoprire in modo inedito alcuni luoghi di quella che fu la capitale del mondo conosciuto.

Viaggi nell’Antica Roma propone due percorsi e narra due storie. Nel mio ultimo soggiorno nella capitale ho avuto la fortuna di partecipare a quello nel Foro di Cesare, nei pressi dell’imponente Colonna Traiana. L’orologio segnava le ore 23.20. :)

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In questo allestimento rievocativo, si attraversa il Foro di Traiano su una passerella appositamente realizzata e si percorre la galleria sotterranea dei Fori Imperiali, aperta per la prima volta dalla fine degli scavi del secolo scorso, raggiungendo il Foro di Cesare.
Si cammina direttamente all’interno del Foro, tra i marmi rimasti mentre sistemi audio con cuffie, luci, ricostruzioni grafiche e filmati fanno rivivere quei luoghi come erano 2000 anni fa. A dir poco suggestivo.

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All’inizio della visita si attraversa un tunnel sotto il viale dei Fori Imperiali e si vedono proiettati i filmati originali dei lavori di demolizione e restauro avvenuti negli anni ’30, quando fu deciso di riportare alla luce l’intera area dei fori.

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Usciti dalla galleria sotterranea, la voce di Piero Angela ci accompagna in una passeggiata dell’enorme Piazza del Foro che all’epoca era circondata da grandiosi colonnati e dominata dal maestoso tempio di Venere Genitrice.
Tra i colonnati rimasti, riappaiono le taberne del tempo e i graffiti di una scuola romana, con i primi versi dell’Eneide.

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La visita rievoca il ruolo del foro nella vita dei romani ma anche la figura di Giulio Cesare. Per realizzare questa grande opera, Cesare dovette espropriare e demolire un intero quartiere con un costo complessivo di 100 milioni di aurei (l’equivalente di circa 300 milioni di Euro). E volle anche che, proprio accanto al suo Foro, fosse costruita la nuova sede del Senato romano, la Curia. Un edificio che ancora esiste e che, attraverso una ricostruzione virtuale, si può rivedere come appariva all’epoca.

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Foro di Cesare

Il buio morbido e la bellezza delle rovine ci danno un ultimo abbraccio sulla passerella che ci riporta nel mondo moderno. I gatti di casa nei Fori miagolano mentre dalla notte di alza un venticello frizzante.
La voce di Piero Angela fa calare il sipario su questa magica passeggiata e ci lascia con un ultimo pensiero: una congiura di senatori uccise Giulio Cesare nelle Idi di Marzo del 44 a.C. Era un uomo intelligente e ambizioso, idolatrato da alcuni, odiato e temuto da altri. La storia ce l’ha consegnato come un grande personaggio del suo tempo e i Fori da lui tanto voluti ne testimoniano la grandezza. Non avrebbe mai potuto immaginarne le evoluzioni, né che sarebbero arrivati fino a noi con un carico inestimabile di arte e sapere.

Il suo corpo venne innalzato su una pira funeraria che bruciò per due giorni; le sue ceneri si dispersero nei Fori e lì tuttora riposano. Ma nonostante siano passati millenni, Cesare non è stato dimenticato. E così molto spesso accade che, nel luogo dove venne cremato, qualcuno – ancora oggi – vi deponga un fiore.

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A caccia di istanti nella Città Eterna

21 martedì Apr 2015

Posted by Giorgia Penzo in I miei viaggi

≈ 31 commenti

Tag

capitale, città eterna, colosseo, compleanno, fori imperiali, fotografia, Laduree, macarons, Natale di Roma, Roma, san pietro, viaggi

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Oggi Roma compie gli anni (la fondazione risale al 21 aprile 753 a.C) e – nonostante tutto – non sembra ancora stanca d’incantare il mondo.
Lo scorso weekend ho avuto la fortuna di tornaci dopo qualche anno di lontananza. Ho potuto camminare di nuovo tra le sue meraviglie e, ben volentieri, perdermici.

Il mio viaggio è iniziato di notte, piano piano, quasi a non voler disturbare questa città che – nonostante tutto – è sempre sveglia. Ho fatto lo zig-zag tra i fiori della scalinata di Piazza di Spagna e la prima cosa che sono andata a trovare è stata lei, la Barcaccia del Bernini. M’immaginavo di trovarla ancora offesa, transennata, protetta. Invece no. Roma cura le sue ferite senza nascondersi, in mezzo alla gente che la ama.

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Roma è anche Piazza San Pietro deserta all’una di notte. Pace e silenzio, nient’altro, mentre il freddo della sera dondola sopra i lampioni che la ingioiellano. Se scappa un brivido, non si sa mai se è per l’aria pungente o per lo spettacolo che ti si para davanti.

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Poi più in là, un altro colosso buca il cuore: l’Anfiteatro Flavio. Nella mia mente si fanno largo le note di Now We Are Free di Hans Zimmer e Lisa Gerrard, ed io potrei stare tutta la notte seduta su uno dei cordoli di marmo col naso all’insù a immaginare quei tempi maestosi.

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Roma, più di qualsiasi altra cosa, è Via dei Fori Imperiali. I resti delle colonne e dei templi giacciono come ossa su un prato grasso d’erba. Sono a un passo dalle automobili, dalla frenesia quotidiana, dal melting pot di culture che hanno contribuito a plasmare. Basta scendere qualche gradino per passeggiare nel passato. E a volte, tra quei ruderi immortali, sembra davvero vicino.

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Roma è la fiamma sempre viva davanti alla tomba del misterioso Milite Ignoto. Ci sono statue, allegorie, centinaia di occhi di marmo che ti osservano e sembrano dirti a loro volta: “Osserva“. Si respira un’atmosfera quasi sacra sui suoi scalini di un bianco accecante.

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Roma sono anche le cose che non ti aspetti e in cui ti imbatti per caso mentre pensi di aver perso la strada di casa. Come una cascata d’edera e glicine nel cuore della città, o una libreria che sembra uscita fuori da Pomi d’ottone e manici di scopa.

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Roma, però, è anche un po’ Parigi. Dopo una scorpacciata di paste al sugo, focacce bianche col sale grosso e tipiche pizze basse romane, una come me – innamorata della capitale francese oltre che di quella italiana – non poteva farsi sfuggire i macarons della pasticceria Ladurée in Via Borgognona.
Oltre ai miei due gusti preferiti alla Vaniglia (bianco) e al Caramello al Burro Salato (marrone), questa volta ne ho provati due che in Francia non avevo trovato: la varietà Marie Antoinette (celeste) e quella Fragola Marshmallow (rosa). Deliziosi.
Per non parlare della squisita rivisitazione del classico croissant, questa volta fritto, della Pasticceria de Bellis.

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E questo è solo un assaggio.
Allora buon compleanno, Roma. Mille, diecimila di questi giorni. Perché anche se sarai sempre bellissima e immortale, come una dea, è giusto non dimenticarlo mai.

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Ieri, in una fotografia

06 lunedì Ott 2014

Posted by Giorgia Penzo in Pensieri, Quel che oggi ormai è storia

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Tag

foto, fotografia, fotografie, New York, nostalgia, passato, persone, Roma, storia

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“La nostalgia è negazione, negazione di un presente infelice. E il nome di questo falso pensiero è sindrome epoca d’oro, cioè l’idea errata che un diverso periodo storico sia migliore di quello in cui viviamo. Vedete, è un difetto dell’immaginario romantico di certe persone che trovano difficile cavarsela nel presente”.

Quando m’imbatto in ritratti d’epoca mi piomba addosso una strana nostalgia. Strana perché non ho motivo di averne, dal momento che non ho vissuto nell’Ottocento (mi sembrava carino specificarlo).
Eppure sta lì, dietro il cuore. Fa capolino dal nulla quando vedo carrozze, ombrellini parasole, abiti lunghi, bastoni da passeggio, gentiluomini e gentildonne passati a miglior vita da un pezzo.
È una sensazione diversa da quella che mi prende quando osservo un quadro che mi piace. La fotografia coglie un istante di vita non interpretata, diverso dall’ideale rappresentato su una tela.

Fifth Avenue in front of the Plaza, 1898. (NYC)

New York City, 1883

New York City, 1883

Roma, 1895

Roma, 1895

Roma, Villa Borghese. 1864

Roma, Villa Borghese. 1864

Alcune sembrano addirittura finte, costruite ad hoc come quelle che ti propinano ai parchi divertimenti. E bisogna fare uno sforzo per comprendere alcune cose. Ad esempio che le pose immortalate su un cartoncino dagli angoli molli – scovato in soffitta o al mercato dell’antiquariato – appartenevano a una vita vera, piena di persone reali. Il passato è più vicino a noi di quanto pensiamo.
Ecco allora la meraviglia delle smorfie seriose – catturate, non dipinte – che hanno più di centocinquant’anni.
Del rumore della pioggia sopra un calesse. Lo si può quasi vedere.
Dei vestiti ingombranti, preziosi, che non si possono indossare senza l’aiuto di qualcuno.
Delle amicizie che, anche a distanza di secoli, non finiscono mai.

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New York, 1870

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Deal, Kent. 1899

Deal, Kent. 1899

Ciò che noi fingiamo d’essere e interpretare – magari a carnevale o una festa a tema – una volta era la quotidianità. Non è poi così scontato. Io faccio ancora fatica a crederlo. I romantici vedono soltanto i lati positivi delle epoche che furono. E probabilmente è proprio perchè non possiamo tornare indietro per toccare con mano che ci concediamo il lusso di immaginarcele come ci pare. Senza gli odori pungenti, le malattie, le scomodità, le difficoltà giornaliere.

Dopotutto qualcuno ci ha vissuto davvero laggiù, nel passato. E se è un sorriso genuino a uscire dal bianco e nero, beh, allora non doveva essere poi così male.

Loveday-Lemon

Per chi volesse approfondire:

  • Consiglio cinematografico per coloro che sentono di appartenere a un altro tempo: Midnight in Paris (Woody Allen)
  • La pagina Facebook Avere nostalgia di epoche mai vissute, dove trovare conforto.

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Giorgia Penzo, emiliana, ha l'anima un po' incastrata nel passato. Ama il cinema, la mitologia e scappare a Parigi alla prima occasione. È autrice di "Ogni giorno come il primo giorno" (Editrice Nord) e "Il custode di Elias" (Il Battello a Vapore).

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