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Archivi tag: seconda guerra mondiale

Libri per il Giorno della Memoria da 8 a 12 anni

23 lunedì Gen 2023

Posted by Giorgia Penzo in Libri per bambini e ragazzi

≈ 3 commenti

Tag

giornata della memoria, giorno della memoria, il battello a vapore, il custode di elias, libri illustrati, memoria, olocausto, per non dimenticare, seconda guerra mondiale, shoah

Il Battello a Vapore e Piemme propongono una selezione di titoli per affrontare, insieme a bambini e ragazzi, a casa e a scuola, il tema delicato del Giorno della Memoria.
Tra i tanti, bellissimi titoli quest’anno trovate anche Il custode di Elias: vi aspetta in libreria e in ebook nei migliori store online ♡

❈ Amazon ➺ https://amz.run/6Kc2
❈ Kobo ➺ https://tinyurl.com/3n7vst9z
❈ ibs ➺ https://tinyurl.com/5n8mzn25

@giorgia.penzo

♬ Cornfield Chase – Hans Zimmer
@bavtok

Che ne pensi? #greenscreen #giornodellamemoriapernondimenticare #giornodellamemoria💔🥺😿 #giornodellamemoria🥀 #auschwitz #giornodellamemoria⚠💥 #giornodellamemoria❤️ #booktok #booktoker #bookclubtiktok #booktokitalia #booktokitaly #booktokitalia📚🧿 #booktokitaliano

♬ Relaxing Japanese-style piano song inviting nostalgia – Akiko Akiyama
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Vanessa Zanchi, prof. di lettere, racconta “Il custode di Elias” (Il Battello a Vapore)

17 martedì Gen 2023

Posted by Giorgia Penzo in Libri per bambini e ragazzi

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Tag

giorno della memoria, il battello a vapore, il custode di elias, libri, libri illustrati, libri per bambini, libri per ragazzi, olocausto, seconda guerra mondiale, shoah

Da oggi Il custode di Elias è disponibile anche in formato ebook ♡

@iconsiglinonrichiesti

♬ suono originale – Vanessa

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L’arte che va a ruba

22 mercoledì Giu 2016

Posted by Giorgia Penzo in Arte ~ Cultura

≈ 11 commenti

Tag

arte, bellezza, blog, book, gioconda, gurlitt, la corte, libri, munch, musei, seconda guerra mondiale

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Uno dei film più intensi mai girati che parla d’arte e dei mille sentimenti che ruotano attorno a essa è La migliore offerta di Giuseppe Tornatore. Una pellicola che incarna in toto la massima di Oscar Wilde – più profonda di quanto sembri – per cui tutta l’arte è completamente inutile.

L’arte è bella da vedere e (purtroppo) anche da rubare.
Secondo un articolo di Maria Teresa Carbone, negli ultimi anni i furti d’arte sarebbero diventati la terza o la quarta forma di traffico illegale, dopo la droga, le armi e il riciclaggio del denaro sporco: il mercato nero nel campo dell’arte e dei beni antiquari si aggirerebbe intorno ai cinque miliardi di dollari l’anno. Una curiosità: Rembrandt e Renoir sembrano essere fra i pittori più amati dai ladri di opere d’arte di tutto il mondo.
Solo in Italia, secondo una ricerca dell’Eurispes che risale al 2003, negli ultimi vent’anni si sono verificati circa 39 mila furti a danno dei beni culturali: più colpiti i privati (oltre 20 mila casi) e le chiese (circa 15 mila furti), mentre le rapine a danno dei musei non superano il migliaio.

Nella storia dei furti di opere d’arte il caso più eclatante è sicuramente quello della Gioconda.
Scomparve dal Louvre nel 1911 e venne ritrovata due anni dopo a Firenze, sotto il letto dell’imbianchino Vincenzo Peruggia che avrebbe voluto vendere la Monnalisa alla Galleria degli Uffizi. Affermò che la sua era stata un’azione patriottica e che secondo lui l’Italia avrebbe saputo valorizzare maggiormente l’opera rispetto ai cugini d’oltralpe: ignorava che Leonardo l’aveva sì dipinta in Italia ma poi l’aveva venduta a Francesco I di Francia, rendendo così il dipinto legittimamente di proprietà francese.

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Basta fare un piccolo passo indietro nella storia per rendersi conto che il repertorio del patrimonio artistico italiano disperso all’epoca del Secondo Conflitto Mondiale è sterminato.
Si stima che milioni di oggetti d’arte siano stati sequestrati e portati nei territori del Terzo Reich durante i primi anni della guerra; molti di questi sono poi finiti nelle mani dell’Armata Rossa durante la caduta di Berlino: si parla del Ritratto di giovane ignoto di Botticelli, quadri e disegni del Parmigianino, Mantegna, Tintoretto, Vasari, Raffaello, Canaletto…
Caso Gurlitt a parte (un vecchietto solitario di Monaco che nel 2012 venne sorpreso vivere circondato da 1406 dipinti, di cui 121 incorniciati, sottratti agli ebrei negli anni del nazismo), di molti capolavori si è persa ogni traccia; potrebbero essere appesi nel salotto di qualche famiglia bene (e più o meno ignara del loro valore), oppure giacere in un qualche caveau o addirittura essere stati distrutti.

Cinque milioni di opere d’arte, però, sono state recuperate.
Fino al 1945 un manipolo di trecentocinquanta uomini tra ufficiali dell’esercito americano e britannico – ai quali si aggiunsero studiosi d’arte e anche direttori di musei – si mobilitò per salvare e in seguito anche rintracciare gli innumerevoli capolavori messi a rischio dai bombardamenti o trafugati dai nazisti: basti pensare alla Dama con l’ermellino di Leonardo, l’Astronomo di Vermeer, La ronda di notte di Rembrandt o alla Madonna di Michelangelo della cattedrale di Bruges. È grazie a loro se, oggi, possiamo godere di queste meraviglie dell’arte.

33493

➺ Cosa leggere sull’argomento: Operazione Salvataggio, Siviero contro Hitler e L’orologio di Orfeo
➺ Cosa guardare sull’argomento: Woman in Gold e Monuments Men

Ma tra i dipinti rubati in epoca moderna dopo le razzie della Seconda Guerra Mondiale e mai ritrovati (almeno fino ad oggi), figurano titoli eccellenti e quantomai preziosi. Eccone alcuni.

✥ Cristo nella tempesta sul mare di Galilea, Rembrandt

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Il 18 marzo 1990 due persone vestite da agenti di polizia riuscirono a entrare nell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, legare le guardie e rubare il Rembrandt insieme ad altre dodici opere d’arte per un valore stimato in 500 milioni di dollari. Sul sito dell’FBI è tuttora presente una scheda esplicativa sul furto: il Museo offre una ricompensa di 5 milioni di dollari a chiunque dovesse ritrovare la refurtiva.

✥ Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, Caravaggio

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Nel 1969 la tela del valore di oltre 30 milioni di euro fu facilmente trafugata a Palermo dal momento che non c’era alcuna misura protettiva all’interno dell’oratorio dove veniva conservata. Nel 2009 un pentito di mafia dichiarò che probabilmente il quadro era stato bruciato o addirittura mangiato dagli animali in una stalla in cui era stato nascosto. Tuttavia le informazioni portano all’idea che l’opera non sia mai rientrata nel mercato nero dell’arte e non sia stata venduta.

✥ Uscita dalla chiesa riformata di Nuenen e Vista della spiaggia di Scheveninge con tempesta, Van Gogh

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I due capolavori realizzati da Van Gogh furono rubati al Van Gogh Museum di Amsterdam il 7 dicembre 2002 insieme ad altri dipinti poco prima che il museo aprisse al pubblico. I ladri utilizzarono una scala per arrampicarsi fin sopra il tetto e da lì si calarono all’interno, evitando tutti i sistemi di sicurezza. Entrambe le opere sembrerebbero invendibili.
Aggiornamento: questi due dipinti sono stati ritrovati a Napoli nel 2016 grazie a un’operazione della Guardia di Finanza.

✥ Ponte di Charing Cross, Monet

Pubblicazione1Questo quadro è scomparso nel 2012 dal Kunsthal Museum di Rotterdam insieme ad altre opere di altissimo valore tra cui capolavori di Matisse, Picasso e Gauguin. Considerato invendibile da parte dei ladri che lo hanno sottratto, si pensa sia stato bruciato insieme agli altri dalla madre di uno dei componenti della banda. Nel suo forno di casa sono state rinvenute ceneri compatibili oltre a resti di colore e tela. Ma gli inquirenti non escludono l’ipotesi di depistaggio.

✥ Autoritratto, Rembrandt e Giovane Parigina, Renoir

Pubblicazione1Dal Museo nazionale di Svezia a Stoccolma, il 22 dicembre 2000, vennero trafugati oltre all’Autoritratto di Rembrandt anche due tele di Pierre-August Renoir tra cui Giovane Parigina. Finora delle tre opere rubate è stata recuperata solo Il giardiniere di Renoir. Gli altri due, nonostante siano invendibili, non sono stati ancora rintracciati.
I ladri erano tre. Con pistole e mitra alla mano hanno fatto irruzione nel museo nell’ora di chiusura e hanno staccato le tele dai muri sotto gli occhi dei numerosi testimoni attoniti. Saliti su una piccola imbarcazione attraccata nelle vicinanze hanno fatto perdere le loro tracce. Una via di fuga studiata che ha fatto subito pensare a un commando armato di professionisti: l’acqua non ghiacciata e il buio hanno aiutato i tre a sparire nel nulla.

✥ Auvers-sur-Oise, Cézanne

Auvers-sur-Oise

La notte di Capodanno del 2000, al museo Ashmolean di Oxford, venne rubato questo capolavoro di Paul Cézanne per un valore stimato intorno ai 3,5 milioni di euro. I ladri si erano arrampicati sui tetti del Dipartimento di Storia dell’Arte dell’Istituto di Archeologia e da lì erano giunti al lucernario dell’Ashmolean. Imitando la tecnica dei ladri che in Olanda avevano rubato i Van Gogh, scelsero di calarsi dall’alto evitando in toto gli allarmi.

Così come per la Gioconda, fortunatamente esistono altri lieto fine. È il caso della versione del 1910 de L’Urlo di Munch, sottratto per ben due volte dal Museo di Oslo in Norvegia.munch-lurlo-1895-olio-su-tela-oslo-nasjonalgallerietIl 12 febbraio 1994, nello stesso giorno dell’inaugurazione dei XVII Giochi Olimpici Invernali, dei ladri rubarono il capolavoro in cinquanta secondi lasciando al suo posto un biglietto: “grazie per le misure di sicurezza così scarse“. L’opera venne poi ritrovata nei tre mesi successivi in un albergo di Åsgårdstrand.
L’insolente avvertimento non venne accolto dai responsabili del museo.
Dieci anni dopo, il quadro valutato 54 milioni di euro venne rubato ancora insieme ad un altro intitolato La Madonna. Il 22 agosto 2004 due uomini armati e mascherati entrarono nel Museo Munch e in pochi minuti rubarono le due opere del famoso artista. Erano appese alla parete del museo con dei semplici fili, senza barriere protettive. Non suonò nessun allarme e i banditi si allontanarono indisturbati a bordo di un’auto in attesa all’esterno del Museo.
Entrambi i quadri furono recuperati il 31 agosto 2006 dalla polizia norvegese. Dopo un meticoloso restauro necessario per sanare i danni causati dall’umidità, dal 2008 sono tornati a far parte dell’esposizione. Si spera in maniera definitiva.

➺ Cosa leggere sull’argomento: Il furto dei Munch

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Il 5 aprile 2004, un commando mette a segno una spettacolare rapina alla banca di Stavanger, in Norvegia. Il 24 agosto 2004, dal Museo Munch di Oslo vengono sottratti i celebri dipinti L’Urlo e la Madonna. Due fatti apparentemente non correlati, ma che trascineranno il lettore in una vertigine di intrighi, pericoli e misteri, portandolo nel cuore del mondo del mercato nero dell’arte e della musica.
Quando i dipinti scompaiono, infatti, lasciando dietro di sé una scia di morte, Agata Vidacovich, coinvolta nel traffico d’arte, tenterà di venire a capo dell’intricata vicenda, mettendo a dura prova le proprie certezze. Sposata con un pianista di fama internazionale che ha ormai rinunciato alla propria carriera e a cui ha sempre mentito riguardo alla propria vera vita, Agata si ritroverà costantemente sul filo del rasoio, costretta a mettere a repentaglio tutto quello che ha di più di caro per venire a capo di questo mistero. Dove sono finiti i quadri?
Un thriller avvincente, che si snoda tra Milano, Oslo e Trieste e che tiene il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina.

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❝ Sembrerò morto, e non sarà vero ❞ [Antoine de Saint-Exupéry]

31 venerdì Lug 2015

Posted by Giorgia Penzo in Quel che oggi ormai è storia

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il piccolo principe, letteratura, libri, Saint-Exupéry, seconda guerra mondiale, storia

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“Il Piccolo Principe” è il libro più tradotto al mondo.
Nel 1943 furono gli statunitensi i primi a pubblicarlo e a dare il via al suo straordinario successo. Tradotto in 250 lingue e stampato in oltre 134 milioni di copie in tutto il mondo, costituisce una sorta di educazione sentimentale ed è illustrata da una decina di acquerelli dell’autore stesso – Antoine de Saint-Exupéry – con disegni semplici e un po’ naïf.

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Ma Saint-Exupéry non era soltanto uno scrittore. Era un aviatore – come la voce narrante del suo libro più famoso – e un visionario, amante della vita e continuamente con la testa tra le nuvole, in tutti i suoi significati possibili.

Come capitano di complemento si arruolò nell’Armée de l’air durante la Seconda Guerra Mondiale, chiedendo il comando di una squadriglia di caccia. A causa della sua età (aveva 39 anni) e delle sue condizioni fisiche, la domanda non venne accolta e fu destinato a una squadriglia di ricognizione aerea.

Il 31 luglio del 1944, alle 8.25 di un caldo mattino estivo, Antoine de Saint-Exupéry decollò con un aereo F-5 da ricognizione dalla base militare di Borgo per una missione cartografica destinata a stabilire precise mappe in vista dello sbarco degli Alleati in Provenza. Si trattava dell’ultima di una serie di cinque missioni fra la Sardegna e la Corsica. Non fece mai ritorno.
Era diretto verso Lione e sorvolava il Tirreno quando venne abbattuto da un pilota tedesco della Luftwaffe. Il suo aereo precipitò in prossimità dell’Île de Riou e per anni non si seppe nulla sulle circostanze della sua fine.

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Sembra anche che prima del decollo, Antoine avesse confessato ad un amico: “Vorrei sparire come il mio Piccolo Principe”. Un presagio, forse. Si sentiva vecchio, anche se aveva appena compiuto 44 anni. Questo alimentò le voci di un suicidio oltre che di un guasto tecnico ma poi la verità, piano piano, venne a galla.

I primi pezzi del velivolo – modificato per le riprese aeree e disarmato – vennero trovati nel 2000 da un sub professionista, Luc Vanrell, che si era immerso nello stesso tratto di mare in cui, due anni prima, era rimasto impigliato nelle reti di un peschereccio un braccialetto di metallo con incise le parole “Saint-Ex“, quello della sua compagna argentina “Consuelo“, e la scritta “Reynal and Hitchcock. Inc. – 386 4th Ave. N.Y. City USA“, il nome e l’indirizzo dell’editore americano de “Il Piccolo Principe”.
Jean-Claude Bianco, colui che ripescò il monile, avrebbe poi ributtato in mare un pezzo di stoffa trovato insieme al bracciale: probabilmente si trattava di un brandello della tenuta di volo del pilota. Era in seta naturale e potrebbe perciò conservarsi sott’acqua per secoli.

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La scoperta di un motore tedesco vicino al relitto Lightning P-38 di Saint-Exupéry – identificato nel 2004 grazie al numero di serie impresso su alcune parti del velivolo ripescate dal fondale – deviò le ricerche in Germania.
Nel 2008 l’ottantotenne Horst Rippert, ex asso dell’aviazione nazista d’istanza proprio in Provenza, svelò il segreto che aveva tenuto nascosto per 64 anni: confessò di aver abbattuto col suo Messerschmitt Bf 109, proprio nella notte del 31 luglio 1944, un F-5.

Horst Rippert in una foto del 1944.

Horst Rippert in una foto dell’epoca.

Raccontò in un’intervista al quotidiano francese La Provence:
“Dopo averlo inseguito dissi fra me e me: amico mio, se non sparisci ti distruggo. Sono sceso in picchiata verso di lui e ho sparato, non sulla fusoliera, ma sulle ali. L’ho colpito ed è finito diritto nell’acqua. Si è schiantato in mare. Nessuno è saltato, il pilota non l’ho visto. Soltanto dopo ho saputo che si trattava di Saint-Exupery. Ho sperato che non fosse lui, ho continuato a sperarlo. Nella nostra giovinezza l’avevamo letto tutti, adoravamo i suoi libri. Sapeva descrivere il cielo in modo fantastico, i pensieri e i sentimenti dei piloti. La sua opera ha ispirato tanti di noi, era un personaggio che amavo molto. Se avessi saputo, non avrei sparato. Non su di lui“.

Le opere di Saint Exupery, infatti – specie “Terra degli Uomini” e “Volo di notte” – furono fonte d’ispirazione per una intera generazione di piloti, Rippert incluso.

La Francia lo ricorda e lo commemora. Gli è stato intitolato l’aeroporto di Lione e su un pilastro del Panthéon a Parigi, nel tempio della razionalità, c’è una targa che ricorda l’arte e la triste sorte del poeta francese.

Targa commemorativa al Pantheon: "In memoria di Antoine de Saint Exupéry,  poeta, romanziere e aviatore  scomparso nel corso di una missione  di ricognizione aerea  il 31 luglio 1944".

Targa commemorativa al Pantheon: “In memoria di Antoine de Saint Exupéry, poeta, romanziere e aviatore scomparso nel corso di una missione di ricognizione aerea il 31 luglio 1944”.

Il mistero che avvolge Antoine de Saint-Exupéry perdura ancora oggi. Le sue spoglie non furono mai ritrovate e la sua leggenda continua ad affascinare generazione dopo generazione.
Colui che è nato nel cielo e che ora riposa nel mare, colui che non ha tomba, il padre di uno dei personaggi letterari ormai immortali, continua a vivere tra le pagine delle sue opere, negli occhi di chi lo legge e nei cuori di chi sa apprezzarlo.

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“Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. […] E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.
(da “Il Piccolo Principe”)

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Giorgia Penzo, emiliana, ha l'anima un po' incastrata nel passato. Ama il cinema, la mitologia e scappare a Parigi alla prima occasione. È autrice di "Ogni giorno come il primo giorno" (Editrice Nord) e "Il custode di Elias" (Il Battello a Vapore).

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