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gio.✎

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Archivi tag: vacanze

Quel che noi abbiamo di meraviglioso

29 lunedì Ago 2016

Posted by Giorgia Penzo in I miei viaggi

≈ 40 commenti

Tag

arte, bellezza, blog, Campania, Caserta, Ercolano, estate, Gubbio, italia, italy, meraviglioso, Napoli, passato, Pompei, storia, Umbria, vacanze, viaggi, viaggiare

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Quel che noi abbiamo di meraviglioso, a volte, ce lo scordiamo.
È dietro l’angolo, comodo, spesso troppo snobbato. Cerchiamo altrove quel che può farci felici qui, e più lontano del necessario ciò che può riempirci gli occhi di stupore e condizionarci negli anni a venire.
È successo che ho fatto il pieno di meraviglia. E adesso ve lo racconto.

Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova agli Scavi Archeologici di Ercolano.

"È strano come a volte il ricordo della morte sopravviva molto più a lungo della vita che essa ha rubato". (A. Roy)

“È strano come a volte il ricordo della morte sopravviva molto più a lungo della vita che essa ha rubato”. (A. Roy)

Ercolano è una bolla immobile di passato congelata nella roccia vulcanica. È una fossa ferma a duemila anni fa contornata, più su, dal presente: case, strade, persone, vite frenetiche, funzioni religiose e civili che si susseguono tra gli impegni di tutti i giorni. Come sopra, così sotto. Sotto, però, si respira polvere e storia.
Ercolano_1Ercolano è intima, silenziosa. Una pace quasi irreale si muove tra le mura rimaste. Mentre si passeggia, ci si ascolta e non si può fare a meno di pensare. Si pensa tanto, laggiù tra le colonne.
Passo dopo passo ci si accorge, tra le macerie, dei giardini pieni di alberi da frutto e dell’arte ancora aggrappata alle pareti.Ercolano_3

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La morte è confinata là dove una volta sorgeva la spiaggia. Gli scheletri che lì riposano appartengono molto probabilmente agli ultimi: servi e schiavi che non hanno avuto la possibilità di seguire i loro padroni in fuga sulle navi. Furono circa trecento le vite cancellate 1937 anni fa nella sola Ercolano: nella notte del 24 agosto del 79 d.C., almeno secondo una lettera di Plinio il Giovane a Tacito, il soffio rovente del Vesuvio macinò in una manciata di minuti i chilometri che lo separavano dalla cittadina, cancellandola.

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Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova agli Scavi Archeologici di Pompei, la “sorella maggiore” di Ercolano.

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“Io sono madre della natura, la signora di tutti gli elementi, la regina dei morti, la prima dei celesti. Gli Egizi mi chiamano con il mio vero nome, Iside Regina”. da Lucio Apuleio, Le metamorfosi (libro XI, V) – Tempio di Iside (Pompei)

Più estesa, più imponente, più tragica. Sole a picco, caldo torrido, un deserto di rovine che non finisce mai, molto del quale giace ancora sotto la superficie. È un dedalo di terra, pietre e cenere diventata roccia. Si passeggia sulle strade dove centinaia di persone – duemila anni fa – hanno passeggiato in pace; le stesse dove poi sono scappate in preda al terrore. Non mancano i brividi quando la mente se ne rende conto.
L’archeologia ricostruttiva messa in atto a Pompei ha permesso al passato di tornare vivo: analizzando i resti delle radici impiantate all’interno della cinta muraria, la tipologia di vigneto scoperta è stata ricollocata lì dove una volta si trovavano gli antichi paletti. Oggi le vigne vengono coltivate secondo il metodo usato dalla popolazione vesuviana, senza pesticidi né l’ausilio di macchinari moderni.
Dall’uva si produce il rosso Villa dei Misteri, un’eccellenza e un patrimonio unico. 1500 bottiglie l’anno, l’annata 2007 è quella attualmente in commercio. Forse una delle cose più affascinanti in cui sia mai incappata.

Villa dei Misteri - Pompei

Villa dei Misteri – Pompei

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Si sente ancora strisciare l’ombra della morte, a Pompei: succede quando l’occhio incappa sui corpi pietrificati dei bambini, degli adulti protesi a proteggerli, dei cani, nella pagnotta di pane carbonizzata conservata dentro una teca insieme ad altri alimenti. È impossibile non immedesimarsi.

Avevamo appena fatto in tempo a sederci quando si fece notte, non però come quando non c’è luna o il cielo è ricoperto da nubi, ma come a luce spenta in un ambiente chiuso… molti innalzavano le mani agli Dei, nella maggioranza si formava però l’idea che ormai gli Dei non esistessero più e che quella notte sarebbe stata eterna e l’ultima al mondo. – dalla seconda lettera di Plinio il Giovane a Tacito.

Abitazioni anguste, pitture immense, templi, taverne, bordelli, teatri… Quando si entra nelle case per vedere cosa il vulcano ha risparmiato, viene quasi da chiedere permesso.
16 chilometri percorsi a piedi in quasi sette ore di visita, ma sarei rimasta lì il doppio. Troppi tesori in ogni angolo, troppo poco tempo. È stato uno degli arrivederci più sofferti.

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Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova alla Reggia di Caserta sulle tracce, come sempre, di Maria Antonietta di Francia (ma anche di Star Wars, perchè no?). Stanze sfarzose, giardini, fontane e ruscelletti strizzano l’occhio alla Versailles che adoro.

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Orologio nella Stanza da lavoro della Regina. Un dono di Maria Antonietta di Francia alla sorella Maria Carolina regina di Napoli. C’è un po’ di Parigi anche qui ♡

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Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova a Gubbio.
La più bella città medievale, recita il cartello che da il benvenuto. Ed è vero. Abbarbicata, con le romantiche viuzze di sasso, il profumo di cibo che sale mentre il sole scende e gli odori umbri che si mescolano nel vento, la magia eterna di un castello arroccato.
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Una chicca: quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova a Recanati.
Passeggiare tra le vie di questo paesino al tramonto o la sera, quando la luna è alta, è qualcosa di estremamente suggestivo. Ovunque si respira e si legge poesia, dai muri delle case alle insegne nelle piazze, sulle vetrine dei negozi, sulle porte delle scuole, nei giardini, sulle luminarie che addobbano i viali per le feste estive.
Si scorge davvero l’infinito sulla terrazza del Monte Tabor. Il mio consiglio è quello di visitare Recanati dopo aver visto il film Il giovane favoloso che ripercorre la vita di Leopardi: alla fine dei titoli di coda, ve lo assicuro, sarà semplicemente Giacomo.

13901493_10210296050308358_2565832085532188982_nNegli ultimi anni della sua vita, Leopardi si trasferì a Napoli e poi in una villa a Torre del Greco per sfuggire a un’epidemia di colera. Lì compose la sua penultima lirica, La ginestra, ispirata da un’eruzione del Vesuvio a cui il poeta assistette e in cui inserì una riflessione sulla desolazione dell’antica Pompei. E così, per me, è quasi come chiudere il cerchio di questo viaggio favoloso.

Torna al celeste raggio
Dopo l’antica obblivion l’estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all’aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Ch’alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell’orror della secreta notte
Per li vacui teatri, per li templi
Deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per voti palagi atra s’aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l’ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.

Quel che noi abbiamo davvero di meraviglioso è la possibilità di viaggiare, fare esperienze, costruire ricordi e soprattutto condividere questi momenti insieme alla persona giusta. Non c’è ricchezza più grande, né soddisfazione maggiore.
Trovate la vostra persona, trovate i vostri luoghi. Forse non esiste augurio più bello. :)

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10 motivi per cui l’estate non fa per me

20 mercoledì Lug 2016

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

≈ 194 commenti

Tag

10 motivi, blog, caldo, classifica, estate, mare, Pensieri, vacanze

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Ognuno ha i suoi limiti. Uno dei miei è l’estate.
Sfatiamo i miti: non siamo tutti uguali e – meno male – non ci piacciono le stesse cose. I luoghi comuni sono tanti, e quello sull’inestimabile bellezza della stagione estiva è forse il più gettonato (insieme alla convinzione che ogni essere umano ami il caffè, ovviamente).
Ma andiamo per ordine:

1- IL CALDO
A me piace il caldo, ma quello del caminetto. Adoro il tepore del tè nella teiera, della cioccolata in tazza, della copertina di pile tirata sui piedi.
L’afa asfissiante di luglio e agosto 24/7 da stemperare inutilmente con il ventilatore è una piaga biblica. E con il climatizzatore è anche peggio: rischi un’influenza che neanche la Spagnola del 1918. Sai poi che risate quando parte l’effetto sauna della Tachipirina?
Insomma, due mesi fuori e dentro dalla doccia, invano. Nell’Antico Egitto l’igiene personale era un’esigenza che per i più abbienti si traduceva in quattro bagni di pulizia quotidiana. Anche io in questi giorni mi sento un po’ una faraona. Sì, al forno.

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2- IL PRURITO
Le bollicine trasparenti sulle dita, sui palmi delle mani, che compaiono dal nulla. E le zanzare, signori. Potrebbe bastare questo punto. Ahi.

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3- L’ABBRONZATURA FORZATA
Ma come sei pallida! Perché non prendi un po’ di sole?
La risposta è quella degli altri anni, uguale uguale: no, non starò a rosolarmi come la faraona del Punto 1. Rimarrò al sole quel tanto che basta per sintetizzare la vitamina D. Ogni minuto in più sarebbe visto come una dichiarazione di guerra.

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4- L’IMPOSSIBILITA’ A MANTENERE UN MINIMO DI DECORO
Il trucco che si scioglie, la maglietta che si pezza di sudore, i capelli che inevitabilmente asciugano all’aria e pace all’anima della piega, la ceretta da ritoccare al millimetro, il fastidio del reggiseno, le bollicine di calore che prudono in mezzo alle dita, la pelle appiccicaticcia e l’elastico dei pantaloni che fa irritazione alla pancia. Le ultime cinque rientrano pure nel Punto 2. Combo.

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5- I PIEDI IN VISTA
Io vivrei tutta la vita con addosso francesine, ballerine, All Star e pantofole. Non mi piacciono i piedi nudi esposti fuori dalle mura domestiche, né i miei né quelli degli altri. Avete presente un feticista dei piedi alla Quentin Tarantino? Ecco, io sono il netto opposto. Purtroppo a volte non c’è scelta. L’estate per me è un inevitabile, empio tripudio di sandaletti e ciabattine.

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6- L’OZIO AL MARE
Non chiedetemi questo. L’ozio fa bene, ma non in vacanza. Almeno, non per me. Quando parto voglio scoprire posti nuovi, visitare luoghi interessanti, magari imparare qualcosa. No, non mi interessano i segreti del Cucchiaio d’Argento dalla vicina di sdraio.
Io vado nelle città, esattamente da dove scappa la gente. Pensare di passare le vacanze spaparanzata sotto l’ombrellone a non far niente, uno appiccicato all’altro, mi fa venire l’orticaria. E via di nuovo al Punto 2.

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7- CINEMA NON PERVENUTO
L’estate è come un’eterna domenica senza niente in tv. Per me, che al cinema ci vivo, luglio e agosto equivalgono a un fallout nucleare: niente di niente nel raggio di chilometri. Pellicole riciclate, titoli improponibili, qualità da saldi di fine stagione. Salvo rare – e benedette – eccezioni. Tocca accontentarsi.

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8- VIETATO VESTIRSI DI NERO
L’estate è la stagione dei colori chiari e delle tinte sgargianti. Lo stile “dark” non è contemplato, salvo manie suicide. Per chi ha letteralmente un buco nero al posto dell’armadio, la faccenda si complica. Avere il coraggio di essere fedeli a se stessi e vestirsi di scuro durante il giorno merita un encomio. Dopo il tramonto si può usare la scusa: volevo essere elegante.

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9- INSONNIA
Punto 1 + Punto 2, nient’altro da aggiungere (se non questo).

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10- FASTIDI RANDOM (piccoli da soli, enormi tutti insieme)
Macchina rovente già alle 10 del mattino, aria condizionata che inizia a dare i suoi frutti quando stai parcheggiando, l’igiene personale del prossimo ai minimi storici, il sudore dietro al ginocchio, la fiacca, la gente che ti chiede che cosa fai a Ferragosto, la bottiglia d’acqua di fianco al comodino che si trasforma in brodo primordiale, l’irritabilità degli uomini, l’irritabilità delle donne (obbligate pure a sopportare il ciclo a 40°), il tormentone di turno al supermercato ogni volta che varchi la soglia, l’insalata di riso che si piazza in frigo a giugno e se ne va a settembre, i servizi dei tg che danno consigli per trogloditi, le cartoline che non vanno più di moda, la sessione estiva degli esami, quella strana sensazione di solitudine e incompiutezza, le brutte notizie che in questa stagione fanno ancora più male, tutte le altre cose che mi sono dimenticata di elencare (e che, se vi va, mi suggerirete nei commenti ✎).

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Che poi l’estate non è tutta tutta negativa. Un paio di cose positive le ha eccome.
Al primo posto, l’anguria. Praticamente il regalo di scuse del Sole per farsi perdonare di tutto il caldo che fa.
Al secondo posto, la più importante: dopo arriva l’autunno. Sono nata a novembre, appartengo alle foglie che cadono, al freddo, alla pioggia. Che vi aspettavate? :)
Buon resto d’estate a tutti ☀

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Una città, mille cicatrici.

11 martedì Ago 2015

Posted by Giorgia Penzo in I miei viaggi

≈ 50 commenti

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berlin, berlino, città, germania, vacanze, viaggi, viaggiare

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Su Berlino avevo molte aspettative.
Sarà che chi c’era già stato me ne aveva parlato in modo entusiasta, sarà che il suo passato travagliato mi attraeva. Si sa, più le aspettative sono alte e più le delusioni bruciano. Ed è un peccato.

Purtroppo questa città non mi ha entusiasmato, non è scattata la scintilla. L’ho vissuta ma non mi è entrata sottopelle. Non mi ha fatto spalancare gli occhi dalla meraviglia. Non mi ha fatto dire nemmeno una volta: “Stupendo!” come invece mi è successo a Parigi, Madrid, Saragozza, Praga, Roma. Ho provato rispetto ma non emozione. Elettrocardiogramma piatto.

Lo skyline di Berlino è un panorama di gru e cantieri a cielo aperto. La storia se la sono portata via le bombe della Seconda Guerra Mondiale così come l’arte antica. Tutto è nuovo, ricostruito, austero, techno. Forse troppo.
I locali notturni esclusivi e selettivi non valgono – da soli – la pena del viaggio. E quando finalmente si riesce a superare i buttafuori, ci si accorge che non è stata una grande idea: una volta dentro, tutti fumano sigarette e quant’altro in assoluta libertà, ovunque. Fastidioso.
Non è raro che strade, piazze e aiuole siano preda di rifiuti abbandonati al loro destino e i ratti – più spesso di quanto non ammetta il caso fortuito – girano indisturbati tra le distese all’aperto dei ristoranti.
La vita di un turista non è impossibile ma è un po’ faticosa: orari sbagliati di chiusura dei musei sui siti ufficiali, personale di vigilanza maleducato che sbuffa se gli si chiede gentilmente una spiegazione, zero flessibilità.
Berlino è stata fredda con me, ed io con lei. Succede.

Lati positivi? I mezzi di trasporto sono di una puntualità e di un’efficienza disarmante. In alcuni musei si celano veri e propri tesori, ma vanno cercati. E poi c’è la Spezi, una rivelazione assoluta che non conoscevo, ovvero una bibita nata dal mix tra Coca Cola e Fanta. A una prima idea sembra un brodo disgustoso, eppure è tutto l’opposto, giuro. Ma c’è di più.
Berlino nasconde degli angoli di bellezza che ho tentato d’immortalare nei miei scatti, dettagli che ti fanno sospirare: “dai, forse ne è valsa la pena”. Sì, alla fine è valsa. Ma no, non ci tornerò. Non è una città che fa per me.

Ovviamente questo è il mio pensiero e si basa sulla mia esperienza personale di quasi 10 giorni nella capitale tedesca. Per quanto riguarda certe situazioni, mi auguro di essere stata solo molto sfortunata. Per altre, beh, de gustibus. :)
Questo viaggio non è stato totalmente negativo, soltanto un po’ amarognolo. Il mio consiglio? Se Berlino vi ispira, visitatela. Le sue cicatrici la ammantano di un fascino particolare che non parla a tutti. Magari voi sarete tra i fortunati. :)

Il duomo di Belino è stato gravemente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale. Venne restaurato e la cupola ricostruita fra il 1975 e il 1981. Riaprì al pubblico solo nel 1993.

Il duomo di Belino è stato gravemente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale. Venne restaurato e la cupola ricostruita fra il 1975 e il 1981. Riaprì al pubblico solo nel 1993.

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Particolare della cupola.

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Interno.

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Sarcofago di Federico I e della moglie Sophie Charlotte al Duomo, opera di Andreas Schlüter. Dettaglio.

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Cripta della famiglia reale prussiana Hohenzollern al Duomo.

Cripta della famiglia reale prussiana Hohenzollern al Duomo.

Cripta della famiglia reale prussiana Hohenzollern al Duomo.

Museo di Storia Naturale. Al centro della mostra "Evolution in Aktion" si trova lo scheletro di dinosauro più grande del mondo, che è appartenuto alla specie Brachiosaurus brancai, con un altezza di 13,27 metri.

Museo di Storia Naturale. Al centro della mostra “Evolution in Aktion” si trova lo scheletro di dinosauro più grande del mondo appartenuto alla specie Brachiosaurus brancai, con un’altezza di 13,27 metri.

Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa.  Si trova nel quartiere Mitte ed è stato progettato dall'architetto Peter Eisenman, assieme all'ingegnere Buro Happold per commemorare le vittime della Shoah. Il Memoriale è composto da un campo di 2.711 stele in calcestruzzo colorate di grigio scuro, organizzate secondo una griglia ortogonale, totalmente percorribile al suo interno dai visitatori. Le stele sono tutte larghe 2,375 m e lunghe 95 cm, mentre l'altezza varia da 0,2 a 4 m. Dalla vista esterna appaiono tutte di altezze simili ma, poggiando su di un fondo variamente inclinato, le più basse lungo il perimetro esterno, "fagocitano" gradualmente il visitatore che si addentra fra esse. In base al testo di progetto di Eisenman, infatti, le stele sono realizzate per disorientare e l'intero complesso intende rappresentare un sistema teoricamente ordinato, che fa perdere il contatto con la ragione umana in un'angosciante solitudine.

Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa. Si trova nel quartiere Mitte ed è stato progettato dall’architetto Peter Eisenman, assieme all’ingegnere Buro Happold per commemorare le vittime della Shoah. Il Memoriale è composto da un campo di 2.711 stele in calcestruzzo colorate di grigio scuro, organizzate secondo una griglia ortogonale, totalmente percorribile al suo interno dai visitatori. Le stele sono tutte larghe 2,375 m e lunghe 95 cm, mentre l’altezza varia da 0,2 a 4 m. Dalla vista esterna appaiono tutte di altezze simili ma, poggiando su di un fondo variamente inclinato, le più basse lungo il perimetro esterno, “fagocitano” gradualmente il visitatore che si addentra fra esse. In base al testo di progetto di Eisenman, infatti, le stele sono realizzate per disorientare e l’intero complesso intende rappresentare un sistema teoricamente ordinato, che fa perdere il contatto con la ragione umana in un’angosciante solitudine.

Quartiere Mitte

Quartiere Mitte

Stazione della metropolitana riaddattata a lounge bar

Stazione della metropolitana riadattata a lounge bar

Porta di Brandeburgo

Porta di Brandeburgo

Memoriale e centro di documentazione Muro di Berlino. Alcuni resti del Muro.

Memoriale e centro di documentazione Muro di Berlino. Alcuni resti del Muro.

Chiesa di Gedächtniskirche. Gravemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, non è stata più ricostruita e le sue rovine offrono una viva testimonianza degli orrori della guerra.

Chiesa di Gedächtniskirche. Gravemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, non è stata più ricostruita e le sue rovine offrono una viva testimonianza degli orrori della guerra.

Lo Schloss Charlottenburg è il più grande palazzo storico rimasto a Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Lo Schloss Charlottenburg è il più grande palazzo storico rimasto a Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

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Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

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Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

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Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

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Cronaca di un’estate tra capitali e città d’Europa

18 lunedì Ago 2014

Posted by Giorgia Penzo in I miei viaggi

≈ 29 commenti

Tag

città, europa, lubiana, madrid, postumia, saragozza, tour, trieste, vacanze, viaggi, zagabria

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Dopo 15 giorni passati a zonzo tra 3 capitali europee (e a quello che ci sta in mezzo!), eccomi qui a tracciare il resoconto delle cose  in cui sono incappata e che mi hanno colpita di più: pillole e immagini scattate dalla sottoscritta, che spero riescano a darvi un’idea di quello che ho avuto la fortuna di visitare :)

PRIMA TAPPA: MADRID 

Ero già stata in Spagna, ma mai nella sua capitale.
La prima cosa che ho notato è che Madrid non dorme mai. Anche alle 4 o alle 5 del mattino, vicino a Puerta del Sol, Piazza di Spagna o nelle stradine che portano alla Gran Via, c’è un continuo via vai di gente, come se fosse l’ora dell’aperitivo.
Nonostante nel cuore della notte gli operatori ecologici irrorino le strade d’acqua per pulirle, nessuno sembra intenzionato a rinunciare al proprio vagabondare. E pace se i sandali si bagnano o se il passaggio per un locale è ostruito da uno dei camion della nettezza urbana. Si trova sempre una via alternativa.
Lo sciame di PR e “buttadentro” cercano di convincerti a seguirli sventolando omaggi e riduzioni, mentre le prostitute, in zelante attesa sotto gli alberi o in qualunque angolo baciato dall’ombra, risultano molto più discrete (la maggior parte delle volte).

Foto di Giorgia Penzo.

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Per me Madrid è la discoteca Joy Eslava, aperta tutte le notti e ricavata da un ex teatro. Scenografie personalizzate per ogni serata, musica che varia in base all’occasione e buttafuori che sembrano usciti da un film d’azione americano.
Madrid è la sangria consumata a ogni ora (la migliore l’ho bevuta a La Cueva de 1900), il pranzo alle quattro del pomeriggio, e la colazione con i churros e la cioccolata calda (rigorosamente al San Ginés).

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Madrid è la cucina fusion che non ti aspetti, soprattutto se il posto in questione ha un’insegna color carta da zucchero e si chiama La Camarilla.
Se avete giocato almeno una volta al gioco di ruolo Vampire: The Masquerade non potrete rimanere indifferenti al nome del locale. In caso contrario incapperete comunque in un ottimo ristorante. :)

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Madrid è l’arte del Prado, del Palazzo Reale e delle cattedrali, ma più di tutti è un quadro. È il Ritratto di Millicent, Duchessa del Sutherland.
Un pezzo del mio cuore è ancora davanti all’enorme cornice 254 x 146 cm esposta al museo Thyssen, e credo che rimarrà lì per sempre.

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John Singer Sargent – Portrait of Millicent, Duchess of Sutherland (Dettaglio), 1904. Museo Thyssen-Bornemisza

Madrid è anche la stazione Antocha. È un treno per Saragozza e un biglietto di andata e ritorno per una giornata in Aragona. Arrivati alla grigia stazione di Delicias si esce, si prende un taxi e tutto d’un tratto ci si accorge di avere poggiato il piede in un mondo arabeggiante.

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Veduta di Saragozza dal Puente de Piedra

Palazzo dell'Aljaferia

Palazzo dell’Aljaferia

Infine Madrid è il verso di una poesia scritto sull’asfalto bruciato dal sole, calpestato e poi letto di sfuggita il giorno prima di tornare a casa.

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SECONDA TAPPA: TRIESTE 

Il tempo di riorganizzare le valigie dopo 8 giorni in España, caricare la macchina e via, da Ovest a Est.
Trieste è stata una toccata e fuga. Mi ha accolto con l’immancabile brezza di mare e un’afa che nemmeno a Madrid avevo patito. Ma possiede la piazza più bella che abbia mai visto, affacciata sul molo. Di notte si fa fatica ad abbandonarla.

Piazza Unità d'Italia

Piazza Unità d’Italia

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Veduta dal molo

TERZA TAPPA: POSTUMIA 

Le famosissime grotte, con i protei, le stalagmiti e le stalattiti. Ma più di ogni cosa il Castello di Predjama, incastonato al riparo di una grotta carsica su una parete di roccia alta 123 metri. Unico.

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Castel Lueghi. Inizio della costruzione: XIII secolo.

QUARTA TAPPA: ZAGABRIA 

Della Croazia conoscevo la costa, ma non l’entroterra. La capitale, a un passo dal confine con la Slovenia, mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca.
Bella ma timida, quasi restia ad abituarsi ai visitatori stranieri. Non tutti parlano l’inglese di base, ed escludendo i locali per turisti è stata una faticaccia trovare un menu scritto in un idioma comprensibile. Gran parte degli esercizi commerciali poi non accetta Bancomat o carte di credito come pagamento. Idem per i musei cittadini: nessuno è dotato di POS e gli Euro vengono presi raramente (e solo sottobanco).
Ciò nonostante, questa città nasconde scorci e dettagli introvabili altrove.

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Ex voto. Cattedrale dell’Assunzione.

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QUINTA TAPPA: LUBIANA

Ultima fermata prima di ripiegare verso casa, con la promessa di tornarci con più calma, perché un pomeriggio non è sufficiente per visitare questa città affascinante. La capitale della Slovenia è un gioiello di barocco e Art Nouveau protetto dai draghi. Profuma di cibo delizioso e le sue viuzze somigliano a quelle di una piccola Vienna.
La mia Lubiana è stato un sussurro romantico: il sole appannato dalle nuvole, la musica di un artista di strada che canta Imagine di John Lennon, il naso all’insù per scorgere il castello nascosto dietro le fronde degli alberi, e una passeggiata lungo il fiume Ljubljanica durata troppo, troppo poco.

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Ponte dei Draghi. Dettaglio.

Ponte dei Draghi

Ponte dei Draghi e il Ljubljanica.

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La torre del Castello di Lubiana.

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Chi sono

Giorgia Penzo, emiliana, ha l'anima un po' incastrata nel passato. Ama il cinema, la mitologia e scappare a Parigi alla prima occasione. È autrice di "Ogni giorno come il primo giorno" (Editrice Nord) e "Il custode di Elias" (Il Battello a Vapore).

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