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Le cose belle di queste prime due settimane d’inverno

02 lunedì Gen 2017

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

≈ 18 commenti

Tag

arte, cartacanta, cose belle, inverno, leggere, libro, parigi, reggio emilia, ritratto di dama, rizzoli, serena dandini, valle d'aosta, viaggi, viaggiare

1- IL NATALE IN VALLE D’AOSTA
Prendi un hotel meraviglioso sotto tutti i punti di vista, affacciato sulla prateria di Sant’Orso e sul ghiacciaio del Gran Paradiso; porta con te la persona giusta e una valigia riempita a metà. Mangia cibo squisito, torna a dormire dopo colazione, goditi una sauna mentre fuori si gela, passeggia al sole, gioca con la neve, vivi il bosco su una slitta trainata da una cavalla color caffellatte. Ecco il regalo perfetto. Le cose belle di queste prime due settimane d'inverno_1le-cose-belle-di-queste-prime-due-settimane-dinverno_22- LA MOSTRA “LIBERTY IN ITALIA”
Trascorrere l’ultimo giorno dell’anno in un’altra epoca non ha prezzo. Dopotutto, inseguire l’Art Nouveau è uno dei miei passatempi preferiti e dato che questa volta ha fatto tappa nella mia città non potevo farmi scappare l’occasione di catturarne un altro pezzo.
LIBERTY IN ITALIA. Artisti alla ricerca del moderno sarà a Palazzo Magnani (Reggio Emilia) fino al giorno di San Valentino e – vi assicuro – è da non perdere. Il pezzo più bello della mostra? Per me, La Sfinge di Leonardo Bistolfi. Sono sempre più convinta di essere nata con un centinaio di anni di ritardo.le-cose-belle-di-queste-prime-due-settimane-dinverno_3le-cose-belle-di-queste-prime-due-settimane-dinverno_4

3- IL LIBRO GIUSTO
Avremo sempre Parigi: passeggiate sentimentali in disordine alfabetico (di Serena Dandini, Rizzoli) è il libro giusto capitato al momento giusto; un ottimo rimedio per tamponare la mia nostalgia perpetua per Parigi.
Spunti, aneddoti, luoghi non canonici da scoprire e approfondire; ogni pagina rimarca un concetto chiave: Parigi è sempre una buona idea.
Un libro per tutti quelli che non conoscono la Ville Lumière; un libro per chi la ama alla follia e che ti salva se – a una cert’ora della notte, quando tutti dormono – hai un disperato bisogno di tornarci.
le-cose-belle-di-queste-prime-due-settimane-dinverno_54- UN NUOVO ANNO, UN NUOVO ROMANZO

«In realtà il colpo di fulmine è un ricordo. Un ricordo non della mente, ma del cuore, che ci sussurra: hai amato quella persona in un altro tempo, in un’altra vita». – Ritratto di dama

I primi giorni di gennaio cominciano così, con una bellissima notizia che mi riempie di gioia e che finalmente posso condividere con voi: il mio prossimo romanzo, Ritratto di dama, uscirà nei primi mesi del 2017 per la casa editrice CartaCanta.
Questi sono giorni di editing e ultime revisioni… presto ci saranno altri aggiornamenti!
Che l’anno appena iniziato possa essere per voi magico e pieno d’amore come questo nuovo libro ♡
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Quel che noi abbiamo di meraviglioso

29 lunedì Ago 2016

Posted by Giorgia Penzo in I miei viaggi

≈ 40 commenti

Tag

arte, bellezza, blog, Campania, Caserta, Ercolano, estate, Gubbio, italia, italy, meraviglioso, Napoli, passato, Pompei, storia, Umbria, vacanze, viaggi, viaggiare

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Quel che noi abbiamo di meraviglioso, a volte, ce lo scordiamo.
È dietro l’angolo, comodo, spesso troppo snobbato. Cerchiamo altrove quel che può farci felici qui, e più lontano del necessario ciò che può riempirci gli occhi di stupore e condizionarci negli anni a venire.
È successo che ho fatto il pieno di meraviglia. E adesso ve lo racconto.

Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova agli Scavi Archeologici di Ercolano.

"È strano come a volte il ricordo della morte sopravviva molto più a lungo della vita che essa ha rubato". (A. Roy)

“È strano come a volte il ricordo della morte sopravviva molto più a lungo della vita che essa ha rubato”. (A. Roy)

Ercolano è una bolla immobile di passato congelata nella roccia vulcanica. È una fossa ferma a duemila anni fa contornata, più su, dal presente: case, strade, persone, vite frenetiche, funzioni religiose e civili che si susseguono tra gli impegni di tutti i giorni. Come sopra, così sotto. Sotto, però, si respira polvere e storia.
Ercolano_1Ercolano è intima, silenziosa. Una pace quasi irreale si muove tra le mura rimaste. Mentre si passeggia, ci si ascolta e non si può fare a meno di pensare. Si pensa tanto, laggiù tra le colonne.
Passo dopo passo ci si accorge, tra le macerie, dei giardini pieni di alberi da frutto e dell’arte ancora aggrappata alle pareti.Ercolano_3

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La morte è confinata là dove una volta sorgeva la spiaggia. Gli scheletri che lì riposano appartengono molto probabilmente agli ultimi: servi e schiavi che non hanno avuto la possibilità di seguire i loro padroni in fuga sulle navi. Furono circa trecento le vite cancellate 1937 anni fa nella sola Ercolano: nella notte del 24 agosto del 79 d.C., almeno secondo una lettera di Plinio il Giovane a Tacito, il soffio rovente del Vesuvio macinò in una manciata di minuti i chilometri che lo separavano dalla cittadina, cancellandola.

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Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova agli Scavi Archeologici di Pompei, la “sorella maggiore” di Ercolano.

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“Io sono madre della natura, la signora di tutti gli elementi, la regina dei morti, la prima dei celesti. Gli Egizi mi chiamano con il mio vero nome, Iside Regina”. da Lucio Apuleio, Le metamorfosi (libro XI, V) – Tempio di Iside (Pompei)

Più estesa, più imponente, più tragica. Sole a picco, caldo torrido, un deserto di rovine che non finisce mai, molto del quale giace ancora sotto la superficie. È un dedalo di terra, pietre e cenere diventata roccia. Si passeggia sulle strade dove centinaia di persone – duemila anni fa – hanno passeggiato in pace; le stesse dove poi sono scappate in preda al terrore. Non mancano i brividi quando la mente se ne rende conto.
L’archeologia ricostruttiva messa in atto a Pompei ha permesso al passato di tornare vivo: analizzando i resti delle radici impiantate all’interno della cinta muraria, la tipologia di vigneto scoperta è stata ricollocata lì dove una volta si trovavano gli antichi paletti. Oggi le vigne vengono coltivate secondo il metodo usato dalla popolazione vesuviana, senza pesticidi né l’ausilio di macchinari moderni.
Dall’uva si produce il rosso Villa dei Misteri, un’eccellenza e un patrimonio unico. 1500 bottiglie l’anno, l’annata 2007 è quella attualmente in commercio. Forse una delle cose più affascinanti in cui sia mai incappata.

Villa dei Misteri - Pompei

Villa dei Misteri – Pompei

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Si sente ancora strisciare l’ombra della morte, a Pompei: succede quando l’occhio incappa sui corpi pietrificati dei bambini, degli adulti protesi a proteggerli, dei cani, nella pagnotta di pane carbonizzata conservata dentro una teca insieme ad altri alimenti. È impossibile non immedesimarsi.

Avevamo appena fatto in tempo a sederci quando si fece notte, non però come quando non c’è luna o il cielo è ricoperto da nubi, ma come a luce spenta in un ambiente chiuso… molti innalzavano le mani agli Dei, nella maggioranza si formava però l’idea che ormai gli Dei non esistessero più e che quella notte sarebbe stata eterna e l’ultima al mondo. – dalla seconda lettera di Plinio il Giovane a Tacito.

Abitazioni anguste, pitture immense, templi, taverne, bordelli, teatri… Quando si entra nelle case per vedere cosa il vulcano ha risparmiato, viene quasi da chiedere permesso.
16 chilometri percorsi a piedi in quasi sette ore di visita, ma sarei rimasta lì il doppio. Troppi tesori in ogni angolo, troppo poco tempo. È stato uno degli arrivederci più sofferti.

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Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova alla Reggia di Caserta sulle tracce, come sempre, di Maria Antonietta di Francia (ma anche di Star Wars, perchè no?). Stanze sfarzose, giardini, fontane e ruscelletti strizzano l’occhio alla Versailles che adoro.

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Orologio nella Stanza da lavoro della Regina. Un dono di Maria Antonietta di Francia alla sorella Maria Carolina regina di Napoli. C’è un po’ di Parigi anche qui ♡

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Quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova a Gubbio.
La più bella città medievale, recita il cartello che da il benvenuto. Ed è vero. Abbarbicata, con le romantiche viuzze di sasso, il profumo di cibo che sale mentre il sole scende e gli odori umbri che si mescolano nel vento, la magia eterna di un castello arroccato.
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Una chicca: quel che noi abbiamo di meraviglioso si trova a Recanati.
Passeggiare tra le vie di questo paesino al tramonto o la sera, quando la luna è alta, è qualcosa di estremamente suggestivo. Ovunque si respira e si legge poesia, dai muri delle case alle insegne nelle piazze, sulle vetrine dei negozi, sulle porte delle scuole, nei giardini, sulle luminarie che addobbano i viali per le feste estive.
Si scorge davvero l’infinito sulla terrazza del Monte Tabor. Il mio consiglio è quello di visitare Recanati dopo aver visto il film Il giovane favoloso che ripercorre la vita di Leopardi: alla fine dei titoli di coda, ve lo assicuro, sarà semplicemente Giacomo.

13901493_10210296050308358_2565832085532188982_nNegli ultimi anni della sua vita, Leopardi si trasferì a Napoli e poi in una villa a Torre del Greco per sfuggire a un’epidemia di colera. Lì compose la sua penultima lirica, La ginestra, ispirata da un’eruzione del Vesuvio a cui il poeta assistette e in cui inserì una riflessione sulla desolazione dell’antica Pompei. E così, per me, è quasi come chiudere il cerchio di questo viaggio favoloso.

Torna al celeste raggio
Dopo l’antica obblivion l’estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all’aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Ch’alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell’orror della secreta notte
Per li vacui teatri, per li templi
Deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per voti palagi atra s’aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l’ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.

Quel che noi abbiamo davvero di meraviglioso è la possibilità di viaggiare, fare esperienze, costruire ricordi e soprattutto condividere questi momenti insieme alla persona giusta. Non c’è ricchezza più grande, né soddisfazione maggiore.
Trovate la vostra persona, trovate i vostri luoghi. Forse non esiste augurio più bello. :)

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Una città che profuma di pane, regge incantate, zucchero filato e altre magie

07 giovedì Gen 2016

Posted by Giorgia Penzo in Parigi è sempre una buona idea

≈ 56 commenti

Tag

arte, blog, francia, Maria Antonietta, natale, parigi, paris, ricordi, Versailles, viaggi, viaggiare

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Parigi è così.
In mezzo all’odore di pioggia e caldarroste che pervade l’aria s’intrufola quello di pane caldo. Comincia all’alba, esplode alla mattina, perdura fino alla sera, poi ricomincia. Cercare riparo sottoterra è inutile dal momento che le boulangeries abbondano pure nelle metro. È una delle cose più confortanti al mondo.

Le Feste ormai sono finite in soffitta, negli scatoloni, insieme agli ultimi balocchi sopravvissuti fino alla Befana. Da oggi la maggior parte di noi è tornata definitivamente alla sua vita “normale”, almeno fino alla prossima carica di numeretti rossi sul calendario. Io, guardandomi indietro, mi sento di tirare qualche somma: Natale 2015 è stato strano rispetto a quello dell’anno scorso.
Parigi sembrava intrappolata in un limbo: niente albero di Natale a Notre-Dame, nessun fuoco d’artificio, decorazioni ridotte al minimo, atmosfera lieve e il sentore che vigilare fosse meglio che festeggiare. Ma è stata solo un’impressione: la città è viva, amata e piena di speranza, ora più che mai.
Niente mi ha impedito di apprezzarla al meglio, visitare angoli nuovi oltre che vivere esperienze inedite.
Per quante volte una persona possa tornarci, Parigi non finisce mai.

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Per prima cosa mi sono recata in uno dei miei luoghi preferiti: Versailles.
La prima ragione è stata la mostra Le Roi est mort in occasione del 300° anniversario della morte di Luigi XIV.
Divisa in 10 sale (la perdita del Re; Luigi è morto; autopsia e imbalsamazione; esibizione ed effigi; la corte in lutto; il corteo funebre; preparazione del funerale; a Saint-Denis; tombe e mausolei; dai funerali monarchici a quelli nazionali) ripercorre i momenti successivi alla dipartita di Luigi il Grande.
Un’esposizione pomposa, lugubre, macabra e solenne. Da non perdere (fino al 21 febbraio 2016).

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La seconda ragione è stata ancora più entusiasmante: mentre quest’estate ero riuscita a vedere gli Appartamenti Privati della Regina, questa volta ho conquistato un posto per la visita guidata alla scoperta dei Lieux Cachés, i luoghi nascosti della Reggia che non sono aperti alla visita ordinaria.

versailles

Il conferencier ci ha guidati attraverso una miriade di sale di rappresentanza, passaggi segreti, stanze private e nidi intimi utilizzati da sovrani e regine dall’epoca del Re Sole…

Appartamenti Privati del Re

Appartamenti Privati del Re

Passaggio che unisce gli Appartamenti Privati del Re agli Appartamenti privati della Regina

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Biblioteca privata di Luigi XVI

Biblioteca privata di Luigi XVI

Libreria del cabinet des Dépêches (Appartamenti Privati del Re) dove Luigi XV e Luigi XVI aprivano la loro corrispondenza segreta.

Libreria del cabinet des Dépêches (Appartamenti Privati del Re) dove Luigi XV e Luigi XVI aprivano la loro corrispondenza segreta.

… fino agli Appartamenti di Madame de Pompadour, favorita di Luigi XV prima di Madame du Barry.

Madame de Pompadour rappresentata come Diana cacciatrice. Dipinto di Jean-Marc Nattier (1746)

Jeanne Antoinette Poisson, marchesa di Pompadour rappresentata come Diana cacciatrice. Dipinto di Jean-Marc Nattier (1746)

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Dopo troppe volte che rimandavo ho finalmente preso un treno alla Gare de Lyon alla volta di un’altra reggia meno conosciuta e frequentata di Versailles.
Il Castello di Fontainebleau, dimora in stile rinascimentale dei sovrani francesi da Francesco I fino a Napoleone III, si trova a una sessantina di chilometri a sud-est di Parigi ed è una meta che spero di approfondire meglio in futuro. Purtroppo per mancanza di tempo ho potuto visitare soltanto le stanze principali e ho dovuto rimandare una passeggiata nei favolosi giardini.
Un motivo in più per tornare. :)

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Anche Maria Antonietta e Luigi XVI vi soggiornarono durante gli spostamenti autunnali della corte: feste, balli, stagioni teatrali, battute di caccia nell’immenso parco, giochi d’azzardo: fu proprio in questo castello che l’ultima regina di Francia rimase accanto al tavolo da gioco per trenta ore di fila.

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Questo viaggio mi ha regalato attimi unici.
C’è stato il momento della contemplazione davanti alle Ninfee di Monet al Musée de l’Orangerie, che non avevo mai visto.

Così come di fronte alle vetrate perfette della Sainte-Chapelle, tanto leggere alla vista da sembrare di pizzo.

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E quello dinnanzi agli sfavillanti decori delle Galeries Lafayette per il periodo delle Feste.

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C’è stato anche il tempo per iniziare l’anno con (abbondante) dolcezza sugli Champs-Élysées.

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Ma il momento più bello, il più atteso, l’ho lasciato per ultimo. Per la prima volta nella storia, al Grand Palais, è stata organizzata una mostra personale di Elisabeth Vigée Lebrun, straordinaria artista e ritrattista di Maria Antonietta.

Vi racconterò di lei e dell’esposizione in un post interamente dedicato. Vi do quindi appuntamento alla prossima settimana per condividere con voi una delle giornate più indimenticabili che abbia mai vissuto. :)

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Una città, mille cicatrici.

11 martedì Ago 2015

Posted by Giorgia Penzo in I miei viaggi

≈ 50 commenti

Tag

berlin, berlino, città, germania, vacanze, viaggi, viaggiare

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Français | English | Español | Deutsch

Su Berlino avevo molte aspettative.
Sarà che chi c’era già stato me ne aveva parlato in modo entusiasta, sarà che il suo passato travagliato mi attraeva. Si sa, più le aspettative sono alte e più le delusioni bruciano. Ed è un peccato.

Purtroppo questa città non mi ha entusiasmato, non è scattata la scintilla. L’ho vissuta ma non mi è entrata sottopelle. Non mi ha fatto spalancare gli occhi dalla meraviglia. Non mi ha fatto dire nemmeno una volta: “Stupendo!” come invece mi è successo a Parigi, Madrid, Saragozza, Praga, Roma. Ho provato rispetto ma non emozione. Elettrocardiogramma piatto.

Lo skyline di Berlino è un panorama di gru e cantieri a cielo aperto. La storia se la sono portata via le bombe della Seconda Guerra Mondiale così come l’arte antica. Tutto è nuovo, ricostruito, austero, techno. Forse troppo.
I locali notturni esclusivi e selettivi non valgono – da soli – la pena del viaggio. E quando finalmente si riesce a superare i buttafuori, ci si accorge che non è stata una grande idea: una volta dentro, tutti fumano sigarette e quant’altro in assoluta libertà, ovunque. Fastidioso.
Non è raro che strade, piazze e aiuole siano preda di rifiuti abbandonati al loro destino e i ratti – più spesso di quanto non ammetta il caso fortuito – girano indisturbati tra le distese all’aperto dei ristoranti.
La vita di un turista non è impossibile ma è un po’ faticosa: orari sbagliati di chiusura dei musei sui siti ufficiali, personale di vigilanza maleducato che sbuffa se gli si chiede gentilmente una spiegazione, zero flessibilità.
Berlino è stata fredda con me, ed io con lei. Succede.

Lati positivi? I mezzi di trasporto sono di una puntualità e di un’efficienza disarmante. In alcuni musei si celano veri e propri tesori, ma vanno cercati. E poi c’è la Spezi, una rivelazione assoluta che non conoscevo, ovvero una bibita nata dal mix tra Coca Cola e Fanta. A una prima idea sembra un brodo disgustoso, eppure è tutto l’opposto, giuro. Ma c’è di più.
Berlino nasconde degli angoli di bellezza che ho tentato d’immortalare nei miei scatti, dettagli che ti fanno sospirare: “dai, forse ne è valsa la pena”. Sì, alla fine è valsa. Ma no, non ci tornerò. Non è una città che fa per me.

Ovviamente questo è il mio pensiero e si basa sulla mia esperienza personale di quasi 10 giorni nella capitale tedesca. Per quanto riguarda certe situazioni, mi auguro di essere stata solo molto sfortunata. Per altre, beh, de gustibus. :)
Questo viaggio non è stato totalmente negativo, soltanto un po’ amarognolo. Il mio consiglio? Se Berlino vi ispira, visitatela. Le sue cicatrici la ammantano di un fascino particolare che non parla a tutti. Magari voi sarete tra i fortunati. :)

Il duomo di Belino è stato gravemente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale. Venne restaurato e la cupola ricostruita fra il 1975 e il 1981. Riaprì al pubblico solo nel 1993.

Il duomo di Belino è stato gravemente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale. Venne restaurato e la cupola ricostruita fra il 1975 e il 1981. Riaprì al pubblico solo nel 1993.

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Particolare della cupola.

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Interno.

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Sarcofago di Federico I e della moglie Sophie Charlotte al Duomo, opera di Andreas Schlüter. Dettaglio.

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Cripta della famiglia reale prussiana Hohenzollern al Duomo.

Cripta della famiglia reale prussiana Hohenzollern al Duomo.

Cripta della famiglia reale prussiana Hohenzollern al Duomo.

Museo di Storia Naturale. Al centro della mostra "Evolution in Aktion" si trova lo scheletro di dinosauro più grande del mondo, che è appartenuto alla specie Brachiosaurus brancai, con un altezza di 13,27 metri.

Museo di Storia Naturale. Al centro della mostra “Evolution in Aktion” si trova lo scheletro di dinosauro più grande del mondo appartenuto alla specie Brachiosaurus brancai, con un’altezza di 13,27 metri.

Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa.  Si trova nel quartiere Mitte ed è stato progettato dall'architetto Peter Eisenman, assieme all'ingegnere Buro Happold per commemorare le vittime della Shoah. Il Memoriale è composto da un campo di 2.711 stele in calcestruzzo colorate di grigio scuro, organizzate secondo una griglia ortogonale, totalmente percorribile al suo interno dai visitatori. Le stele sono tutte larghe 2,375 m e lunghe 95 cm, mentre l'altezza varia da 0,2 a 4 m. Dalla vista esterna appaiono tutte di altezze simili ma, poggiando su di un fondo variamente inclinato, le più basse lungo il perimetro esterno, "fagocitano" gradualmente il visitatore che si addentra fra esse. In base al testo di progetto di Eisenman, infatti, le stele sono realizzate per disorientare e l'intero complesso intende rappresentare un sistema teoricamente ordinato, che fa perdere il contatto con la ragione umana in un'angosciante solitudine.

Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa. Si trova nel quartiere Mitte ed è stato progettato dall’architetto Peter Eisenman, assieme all’ingegnere Buro Happold per commemorare le vittime della Shoah. Il Memoriale è composto da un campo di 2.711 stele in calcestruzzo colorate di grigio scuro, organizzate secondo una griglia ortogonale, totalmente percorribile al suo interno dai visitatori. Le stele sono tutte larghe 2,375 m e lunghe 95 cm, mentre l’altezza varia da 0,2 a 4 m. Dalla vista esterna appaiono tutte di altezze simili ma, poggiando su di un fondo variamente inclinato, le più basse lungo il perimetro esterno, “fagocitano” gradualmente il visitatore che si addentra fra esse. In base al testo di progetto di Eisenman, infatti, le stele sono realizzate per disorientare e l’intero complesso intende rappresentare un sistema teoricamente ordinato, che fa perdere il contatto con la ragione umana in un’angosciante solitudine.

Quartiere Mitte

Quartiere Mitte

Stazione della metropolitana riaddattata a lounge bar

Stazione della metropolitana riadattata a lounge bar

Porta di Brandeburgo

Porta di Brandeburgo

Memoriale e centro di documentazione Muro di Berlino. Alcuni resti del Muro.

Memoriale e centro di documentazione Muro di Berlino. Alcuni resti del Muro.

Chiesa di Gedächtniskirche. Gravemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, non è stata più ricostruita e le sue rovine offrono una viva testimonianza degli orrori della guerra.

Chiesa di Gedächtniskirche. Gravemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, non è stata più ricostruita e le sue rovine offrono una viva testimonianza degli orrori della guerra.

Lo Schloss Charlottenburg è il più grande palazzo storico rimasto a Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Lo Schloss Charlottenburg è il più grande palazzo storico rimasto a Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

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Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

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Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

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Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

Castello di Charlottenburg. Dettaglio.

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La Versailles nascosta – Gli Appartamenti Privati della Regina

24 venerdì Lug 2015

Posted by Giorgia Penzo in Parigi è sempre una buona idea

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arte, Maria Antonietta, marie antoinette, parigi, paris, storia, Versailles, viaggi, viaggiare

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Trascendendo dal suo tragico destino, Maria Antonia Giuseppa Giovanna d’Asburgo-Lorena – quindicesima figlia dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria divenuta poi Maria Antonietta di Francia – è diventata gradualmente un’eroina moderna.
Dopo aver lasciato Vienna, il Castello di Versailles fu la sua dimora dal 16 maggio 1770 al 6 ottobre 1789; lì si sposò, divenne regina, partorì i suoi figli e fu la protagonista degli innumerevoli dipinti di corte (moltissimi ad opera di Élisabeth Vigée-Le Brun, la sua ritrattista) che ancora oggi, come un diario, la raccontano.

Maria Antonietta posa con i figli davanti a Élisabeth Vigée-Le Brun in una clip del film

Maria Antonietta posa con i figli davanti a Élisabeth Vigée-Le Brun in una clip del film “Marie Antoinette” (2006)

Successivamente – in piena Rivoluzione – venne trasferita insieme alla famiglia reale al Palazzo delle Tuileries, poi imprigionata alla Tour du Temple e infine – da sola e lontano dai figli – alla Conciergerie, la sua ultima dimora terrena.
Non rimise mai più piede a Versailles. Dopo un processo sommario ad opera dei suoi detrattori, Robespierre in primis, venne condannata alla pena capitale e ghigliottinata il 16 ottobre 1793 nell’attuale Place de la Concorde. Ma Marie Antoniette non morì quel giorno. Non morì mai.

Il suo stile, il suo ricordo e la sua impronta rivivono nelle stanze in cui ha vissuto e che il suo gusto ha plasmato. Gli Appartamenti Privati della Regina ne sono l’esempio più lampante: furono restaurati dopo il ritorno della monarchia alle condizioni in cui vennero lasciate da Maria Antonietta dopo il suo abbandono del palazzo, e insieme al Petit Trianon rappresentano il suo rifugio più intimo.

Il percorso ufficiale alla Reggia di Versailles offre la possibilità di esplorare la parte più famosa del castello, gli splendidi giardini e Le domaine de Marie-Antoinette che comprende il Petit Trianon e l’Hameau. Ma per una vera appassionata della reine tutto questo non basta. :)
Dopo una visita al Musée Carnavalet, che raccoglie molti cimeli dell’ultima monarchia dell’Ancien Régime e della Rivoluzione, i Piccoli Appartamenti della Regina sono una tappa irrinunciabile.

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Medaglione in cristallo e argento contenete dei capelli di Maria Antonietta. Museo Carnavalet, sale della Rivoluzione.

Come vi avevo anticipato, riuscire a conquistare l’accesso alle stanze private di Maria Antonietta non è stato semplice: numero limitato di partecipanti, visite guidate razionate, difficoltà a far combaciare il proprio soggiorno con una delle date disponibili, biglietti che evaporano nel giro di pochissime ore dalla pubblicazione sul sito dello Château.

Una serie di coincidenze e una buona dose (per una volta!) di fortuna hanno fatto sì che riuscissi ad avere accesso a una delle visite in lingua francese il giorno prima del mio rientro a casa. Così il mio sogno si è realizzato il 15 luglio quando ormai, dopo due anni di tentativi, avevo quasi perso le speranze. :)

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Gli Appartamenti Privati della Regina si snodano dietro il Grand Appartement de la Reine. Nel 1779 Maria Antonietta ordinò al suo architetto favorito, Richard Mique, di coprire tutti i muri con un satin bianco decorato con arabesche floreali in oro, di modo da dare coesione decorativa a tutte le stanze dei suoi appartamenti privati.

Pianta del petit appartement de la reine nel 1789: 1 escalier; 2 service de la reine; 3 escalier à l’appartement de la reine au rez-de-chaussée; 4 passage; 5 cabinet de la chaise; 6 cabinet de la Méridienne; 7 bibliothèque; 8 supplément de la bibliothèque; 9 grand cabinet intérieur; 10 arrière cabinet; 11 pièce des bains; 12 chambre des bains; 13 antichambres; 14 escalier de la reine.

Al piano terra si trova la Stanza dei Ritratti. Qui sono conservati quadri meravigliosi della famiglia reale, della regina e delle sue migliori amiche.

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Marie-Antoinette, reine de France (1788) – Elisabeth Vigée Lebrun. Si tratta dell’ultimo ritratto ufficiale di corte.

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La regina abbigliata in stile rococò, con una pettinatura piramidale. (1775)

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La famiglia Imperiale d’Austria – Martin van Meythens

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Marie-Thérèse Charlotte de France, dite Madame Royale et son frère, le dauphin Louis-Joseph Xavier François de France (1784) – Elisabeth Vigée Lebrun

Yolande de Polastron, duchessa de Polignac - Elisabeth Vigée-Lebrun

Yolande de Polastron, duchessa de Polignac – Elisabeth Vigée-Lebrun

Maria Teresa di Savoia-Carignano, Principessa di Lamballe - Antoine Francois Callet

Maria Teresa di Savoia-Carignano, Principessa di Lamballe – Antoine Francois Callet

Al piano nobile si trovano alcune delle sale più famose, come il sontuoso Cabinet Doré. Qui la regina si intratteneva con i suoi cortigiani più fidati per ascoltare musica e suonare; era in questa stanza che spendeva ore e ore con la sua stilista Rose Bertin e la sua ritrattista Élisabeth Vigée-Le Brun, con la quale negli anni sviluppò un rapporto di stima e amicizia.

Attualmente la stanza ci viene presentata nella sua versione “notturna” con tende tirate e luce soffusa per evocare al meglio l’atmosfera delle serate a corte.

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Nella Grande Biblioteca sono conservati alcuni dei libri che Maria Antonietta lesse (o meglio, si fece leggere) durante il suo soggiorno a Versailles. I suoi preferiti erano tascabili, rilegati con una copertina semplice che riportava il suo stemma. Religione e storia erano tra gli argomenti di lettura più consigliati per una regina.

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Accesso alla Piccola Biblioteca affacciata sul Cabinet Doré.

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Grande Biblioteca

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Grande Biblioteca

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Grande Biblioteca

Abbiamo avuto la fortuna di dare una sbirciata al prezioso Cabinet de la Meridienne, restaurato ma non ancora arredato. Questo salottino ottagonale era utilizzato da Maria Antonietta come luogo di ristoro e nicchia in cui passare del tempo con i figli e le amiche più fidate.

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Tutte le mattine la regina sceglieva qui la mise da indossare attraverso una catalogo chiamato Gazette des atours de la Reine, con cui appuntava con degli spilli campioni di stoffa appartenenti agli abiti al suo guardaroba.
Uno degli spilli venne rinvenuto durante i lavori di restauro degli anni ’80. Per secoli era rimasto incastrato tra i legni del parquet.

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Pagina de Gazette des atours de la Reine

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Bauli originali appartenuti a Maria Antonietta

Proseguendo la visita siamo giunti alla Sala da Bagno al primo piano. Questa stanza non era particolarmente amata da Maria Antonietta dal momento che, per i suoi gusti, non tutelava in modo adeguato la sua privacy.

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La regina chiese espressamente di spostare la vasca nella Sala da Bagno al piano terra, più riparata e discreta: boiseries celesti realizzate dai fratelli scultori Rousseau, letto alla Polonaise, dettagli floreali alle pareti… un angolo di pace di cielo e nuvole nella frenesia di palazzo.

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In questa stanza l’artista Isabelle Borchgrave ha composto una mise en scène davvero d’impatto: tre figure evocano la regina Maria Antoinetta nel momento della toletta insieme alla sua Prima Cameriera Madame Campan e un’altra dama al suo servizio.
Per questa installazione non sono state usate stoffe o oggetti d’arredo: i manichini e i vestiti che essi indossano, gli accessori, i decori del tavolo da toletta e delle finestre sono tutti realizzati in carta tinta a pennello, fil di ferro e cartone.

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La Sala da Biliardo si trova nel mezzanino situato al secondo piano, proprio sopra il Cabinet de la Meridienne. Maria Antonietta adorava il bigliardo e ancora di più amava giocarci con i suoi amici più stretti. Questa stanza è tenuta costantemente in penombra per evitare che la luce del sole possa rovinare le tappezzerie bianche e oro ricamate a mano.

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In fondo, sulla sinistra: baule dei gioielli di Maria Antonietta decorato con porcellane di Sevres.

Nella miriade di cunicoli, stanze secondarie, rampe di scale e corridoi che abbiamo attraversato, uno più di tutti mi ha fatto trattenere il respiro: si tratta del corridoietto utilizzato da Maria Antonietta nella notte del 5 – 6 ottobre 1789 durante l’assalto a Versailles per fuggire dalla sua camera da letto.

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Il pertugio si affaccia proprio sulla porta seminascosta che si apre sulla Chambre della Reine.

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Una volta terminato il giro e imboccata la strada verso l’uscita che ci ha riportato nel cortile della reggia, il primo desiderio è stato quello di ritornare il prima possibile per ripetere l’esperienza. Magari per assaporare i dettagli che l’eccitazione del momento non mi ha permesso di cogliere. :)
Una visita unica e piena di emozioni, tante. Così intense che ci ho messo qualche giorno per realizzare di essere stata realmente nei luoghi che per tanto tempo avevo potuto vedere soltanto in foto.

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Per avere un assaggio di questi luoghi e degli altri toccati da Maria Antonietta, vi consiglio la guida illustrata di Cécile Berly Le Versailles de Marie Antoinette e il libro di Alice Mortali Guida alla Parigi di Maria Antonietta.

Nessuna fotografia o descrizione, per quanto bella o accurata, potrà mai rendere l’idea della suggestione e della storia che si respira in quelle stanze. Di sicuro però potranno ispirarvi, farvi sognare. E forse convincervi a passare un pomeriggio dove la reine e le sue dame, anche se invisibili, sono più presenti che mai.

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Giorgia Penzo, emiliana, ha l'anima un po' incastrata nel passato. Ama il cinema, la mitologia e scappare a Parigi alla prima occasione. È autrice di "Ogni giorno come il primo giorno" (Editrice Nord) e "Il custode di Elias" (Il Battello a Vapore).

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