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diario, inverno, maltempo, neve, nevicata, Pensieri, riflessioni, sensazioni, silenzio
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Zona Noce, Poviglio, Reggio Emilia
Quindici ore senza rumore. Niente rombi di camion nella strada dietro casa, niente sgommate di auto che di solito sfrecciano sulla statale né vetri che tremano per via del frastuono.
Niente clacson o frenate, o cicalino del furgoncino della nettezza urbana, niente pullman della scuola sotto la mia finestra. Niente di niente.
Soltanto il crepitio dei fiocchi sui cumuli di neve, il tonfo dei rami rotti, le pale che grattano i cortili, le imprecazioni, i cordiali scambi di convenevoli tra persone immerse nel bianco che si ricoprono vicini di casa. Non sapevo di averne così tanti.
Escono come formiche dai loro caldi rifugi, quasi contrariati per non poter raggiungere l’ufficio. E spalano aspettando che faccia buio, e che il tempo conceda un po’ di tregua.
Quindici ore di cui dieci senza elettricità. Si tirano fuori i mozziconi di candele e sovrappensiero si pigia comunque l’interruttore della luce quando si entra in una stanza.
Niente internet, niente televisione, pessima rete del cellulare. Non ci si può asciugare i capelli, non si usa il microonde, non si fa partire la lavastoviglie e i piatti vanno lavati a mano.
Chiamare al lavoro, comunicare che non si riesce a uscire di casa, aspettare una conferma, confrontarsi con le colleghe, assaporare il disagio di un weekend buttato, prigioniera sotto il piumone.
Quindici ore senza rumore, e immagino ne passeranno altrettante prima di sentire di nuovo i suoni molesti della quotidianità.
Oggi, in questa giornata passata a far la spola dal caminetto alla finestra, ho pensato molto a una frase di mio nonno. Un cavallo di battaglia di tutti i nonni, probabilmente: qui una volta era tutta campagna.
La vita non era frenetica, le serate erano silenziose, si famigliarizzava col vicinato senza bisogno di un’emergenza meteo, i campi si allargavano dove oggi ci sono le tangenziali e la neve cadeva comunque.
L’ha ribloggato su thisismylifeonearth.
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Scrivi in modo delicato, chiaro. Mi è piaciuto molto questo tuo piccolo racconto.
Io nello stesso periodo mi trovavo a Firenze (io sono della provincia di Monza e Brianza), in un ospedale, il Meyer, per via di un intervento alla testa che ha dovuto subire il mio piccolissimo fratellino. Non so bene se dire che anch’io mi annoiavo molto lì, nel mio angolo di solitudine di una sala d’attesa, dato che vi trascorrevo le intere giornate, o se dire che il dolore era più forte. Forse era un mix fra le due,che dava per prodotto la sensazione di avere il grigio addosso, come grigio era il cielo.
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Grazie mille per le tue parole Denise, spero con tutto il cuore che il tuo fratellino stia meglio. E’ la cosa più importante :)
La neve è così, porta felicità e malinconia nello stesso momento. E’ magica anche per questo.
Ti abbraccio forte.
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Hai descritto con infinita delicatezza la mia giornata ideale.
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Grazie! Ne sono felice ^_^
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