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#MaggioDeiLibri – Consigli di lettura color pastello

02 martedì Mag 2017

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

≈ 34 commenti

Tag

book, books, consigli, leggere, letteratura, lettura, libri, libro, maggio dei libri, primavera, romanzi

I libri sbocciano in maggio!
Per omaggiare le varie iniziative culturali (come L’arte che legge) e di promozione letteraria proposte per tutto il mese da Il maggio dei libri, di seguito ho scelto per voi qualche titolo dalla copertina color pastello presente nella mia libreria: romanzi e saggi diversi l’uno dall’altro, vicende reali contro avventure di fantasia, classici e non, generi opposti mescolati insieme per abbracciare più gusti possibili. Attraverso ogni fotografia ho tentato di raccontare la storia dietro il titolo, ma senza mai svelare troppo. ;)

Quali di questi libri avete già letto? Quale vi ispira di più? Quale possedete già, magari in un’altra edizione? Spero di avervi incuriosito! :)
In ogni caso, buona primavera della lettura ❀

Le Versailles de Marie Antoinette di Cécile Berly è un saggio ricco di illustrazioni e aneddoti, perfetto per chi vuole avere un assaggio dei tanti luoghi toccati dall’ultima regina di Francia. Nessuna fotografia o descrizione – per quanto bella o accurata – potrà mai rendere l’idea della suggestione e della storia che si respira alla Reggia di Versailles, uno dei luoghi che più amo al mondo (e da dove viene questa copia in lingua inglese). Di sicuro però potranno ispirarvi, farvi sognare. E forse convincervi a passare un pomeriggio dove la reine e le sue dame, anche se invisibili, sono più presenti che mai.

“Con le ali dell’amore ho volato oltre le mura, perché non si possono mettere limiti all’amore e ciò che amor vuole amore osa”. (Romeo: atto II, scena II)
Due giovani cuori innamorati, separati dallo stesso destino.

“A cavalcioni sul tetto del mondo, con un piede in Cina e l’altro in Nepal, ripulii la maschera d’ossigeno dal ghiaccio e, sollevando una spalla per ripararmi dal vento, abbassai lo sguardo inebetito sull’immensa distesa del Tibet. Avevo fantasticato tanto su quel momento e sull’ondata di emozioni che lo avrebbe accompagnato; e ora che finalmente ero lì in piedi sulla cima del monte Everest, non riuscivo a radunare energie sufficienti per concentrarmi”.

“Imparerà anche lui. Neppure noi sapevamo d’essere al mondo. Anche ad essere s’impara”.

“E tuttavia la vecchia Parigi era ancora lì, dietro ogni angolo, con i suoi ricordi di secoli passati e di vite vissute. Memorie persistenti come fantasmi, come un vecchio motivo quasi dimenticato che però, quando viene suonato di nuovo, è sempre lo stesso. Era questo il fascino immortale della città”.

“Finirai per trovarla la Via… se prima hai il coraggio di perderti”. Rallenta, respira, goditi l’alba, vivi il presente, impara dagli altri, non arrenderti, non credere al caso, cerca le rispose dentro di te, sii felice, sii in pace. Questo libro è tutto questo, un manifesto, una medicina. In fondo, “la cura di tutte le cure è quella di cambiare punto di vista”.

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❝ Signore, non posso farlo. Non posso metterlo. Le domestiche non si mettono perle ❞.

23 lunedì Nov 2015

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

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arte, book, books, la ragazza con l'orecchino di perla, letteratura, libri, libro, pittura, storia, tracy chevalier, vermeer

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Titolo: La ragazza con l’orecchino di perla (Girl With a Pearl Earring)
Autore: Tracy Chevalier
Pagine: 240
Genere: romanzo storico
Editore: Neri Pozza
Dove trovarlo: Amazon
Versione cinematografica: La ragazza con l’orecchino di perla
Il mio giudizio: delicato come una pennellata, intenso come il blu oltremare. L’arte e la narrazione si mescolano come olio e pigmenti, rivelando mille sfumature: i quadri di Vermeer prendono vita, si rivelano, diventano i personaggi di contorno alla protagonista.
Visto le poche informazioni che abbiamo sulla vita del pittore, questa è una bellissima leggenda a cui è un piacere credere.
★★★★★

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La storia della nascita del quadro più famoso di Vermeer ci viene raccontata dalla sua modella.
Siamo nel 1664. Griet è una giovane donna, figlia di un decoratore di piastrelle protestante di Delft. Obbligata dalle circostanze economiche precarie della famiglia, si vede costretta a lasciarla per andare a servizio presso un’altra più agiata: quella cattolica del pittore Jan Vermeer.

Griet china la testa e accetta il suo destino. Lavora duramente, sostituisce la fantesca Tanneke nelle mansioni più faticose, cerca di mantenere salda la sua fede, resiste ai dispetti di una delle figlie del pittore, sopporta le angherie di sua moglie e si ammanta di un timore reverenziale verso il suo padrone, il quale l’ha incaricata di pulire l’atelier in cui dipinge.

Così la sua esistenza si divide in due: fuori dalla casa c’è la vita vera, la sua famiglia e il figlio del macellaio che le fa la corte. Dentro, invece, nell’atelier, c’è un mondo ovattato fatto di silenzi e pose; è il luogo più gelido dell’abitazione ma nonostante questo Griet ne ricava sempre un gran calore, soprattutto quando c’è il suo padrone con lei. Non sa perchè. Sa solo che lì si sente libera.

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Si tiene tutto dentro, Griet, dalle grida ai sospiri. I suoi gesti sono cadenzati e misurati tanto più è grande la passione che la muove. Dietro le gote pallide del viso sempre chino sulle faccende domestiche brucia un fuoco, scarlatto come i capelli che tiene segregati sotto la cuffia e che non mostra mai a nessuno.

I capelli li avevo lunghi e ribelli. Quando erano scoperti sembravano i capelli di una Griet diversa: una Griet abituata a sostare in un vicolo, sola con un uomo, una Griet non così tranquilla, silenziosa e pura. Una Griet non diversa dalle donne che usavano stare con la testa scoperta. Per questo tenevo i capelli ben nascosti, perchè non emergesse alcuna traccia di quella Griet.

Ma Griet non è soltanto una domestica. Ha un’anima artistica, va oltre le apparenze, sa cogliere il significato dei dettagli. Vermeer se ne accorge.
Si nutre del talento della ragazza tanto da volerla come aiutante nel suo atelier, tanto da affidarle la macinatura dei colori, tanto da interessarsi al suo parere così come il più facoltoso dei mecenati di Vermeer – Van Ruijven – si interessa alla sua bellezza carnale e gli ordina un suo ritratto, a tutti i costi.

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Griet e Vermeer si trovano costretti ad accontentarlo, in segreto. Passano ore a guardarsi negli occhi senza dirsi niente, rivelando tutto. Superano insieme la linea che non avrebbero dovuto nemmeno calpestare, e così facendo consegnano alla storia un quadro perfetto e iconico.
Ma certe scelte si trascinano dietro conseguenze inevitabili. E il destino di Griet, ancora una volta, viene messo in gioco.

Raggiunsi il centro della piazza e mi fermai là dove quel cerchio di mattonelle disegnava la stella a otto punte. Ogni punto indicava una direzione che avrei potuto prendere. […] Quando feci la mia scelta, quella che sapevo di dover fare, misi i piedi attentamente lungo il raggio di quella punta e seguii la via che mi indicava, camminando a passi decisi.

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Libri parlanti

15 giovedì Ott 2015

Posted by Giorgia Penzo in Arte ~ Cultura

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book, bookcity, fotografia, gioco, leggere, letteratura, lettura, libri, libri parlanti, Milano, social book day

I libri, oltre a raccontare la loro storia, ci parlano e spesso ne narrano altre, soprattutto se li si combina insieme.
Mi spiego meglio. :)

In occasione di BookCity che si svolgerà a Milano fino al 25 ottobre, Il Libraio ci invita a cimentarci in un gioco creativo e affascinante ispirato alla “poesia dorsale“: scovare “libri parlanti”.
Ecco di cosa si tratta e le semplici regole da seguire:

1. Andate allo scaffale di libri più vicino (può essere la vostra libreria di casa, quella di un vostro amico, di una biblioteca o una libreria)
2. Prendete tutti i libri che volete
3. Metteteli uno sopra l’altro, con i dorsi rivolti tutti dalla stessa parte
4. Cercate di comporre una frase di senso compiuto, un motto, una poesia… spazio alla fantasia!
5. Scattate una foto e postatela sui profili social de ilLibraio.it (Twitter, Facebook e Instagram) utilizzando l’hashtag #LibriParlanti

Le foto più belle ricevute entro il 25 ottobre saranno raccolte in un album e ai “fotografi” più creativi, selezionati dalla redazione, sarà fatta una sorpresa.
Io ovviamente non ho resistito. Ho preso d’assalto la mia libreria di casa, e non solo! Vi assicuro che una volta cominciato cercherete sempre nuove combinazioni!

Tra l’altro proprio oggi ricorre la terza edizione del Social Book Day. Quale giorno migliore per promuovere la lettura in rete e manifestare la passione per i libri?
I libri esistono per essere amati, collezionati, ascoltati, regalati, cercati, trovati. E ritrovati.
Vi invito a far parte di questa bellissima iniziativa e ne approfitto per presentarvi i miei “libri parlanti”. :)

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❝ Sembrerò morto, e non sarà vero ❞ [Antoine de Saint-Exupéry]

31 venerdì Lug 2015

Posted by Giorgia Penzo in Quel che oggi ormai è storia

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il piccolo principe, letteratura, libri, Saint-Exupéry, seconda guerra mondiale, storia

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“Il Piccolo Principe” è il libro più tradotto al mondo.
Nel 1943 furono gli statunitensi i primi a pubblicarlo e a dare il via al suo straordinario successo. Tradotto in 250 lingue e stampato in oltre 134 milioni di copie in tutto il mondo, costituisce una sorta di educazione sentimentale ed è illustrata da una decina di acquerelli dell’autore stesso – Antoine de Saint-Exupéry – con disegni semplici e un po’ naïf.

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Ma Saint-Exupéry non era soltanto uno scrittore. Era un aviatore – come la voce narrante del suo libro più famoso – e un visionario, amante della vita e continuamente con la testa tra le nuvole, in tutti i suoi significati possibili.

Come capitano di complemento si arruolò nell’Armée de l’air durante la Seconda Guerra Mondiale, chiedendo il comando di una squadriglia di caccia. A causa della sua età (aveva 39 anni) e delle sue condizioni fisiche, la domanda non venne accolta e fu destinato a una squadriglia di ricognizione aerea.

Il 31 luglio del 1944, alle 8.25 di un caldo mattino estivo, Antoine de Saint-Exupéry decollò con un aereo F-5 da ricognizione dalla base militare di Borgo per una missione cartografica destinata a stabilire precise mappe in vista dello sbarco degli Alleati in Provenza. Si trattava dell’ultima di una serie di cinque missioni fra la Sardegna e la Corsica. Non fece mai ritorno.
Era diretto verso Lione e sorvolava il Tirreno quando venne abbattuto da un pilota tedesco della Luftwaffe. Il suo aereo precipitò in prossimità dell’Île de Riou e per anni non si seppe nulla sulle circostanze della sua fine.

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Sembra anche che prima del decollo, Antoine avesse confessato ad un amico: “Vorrei sparire come il mio Piccolo Principe”. Un presagio, forse. Si sentiva vecchio, anche se aveva appena compiuto 44 anni. Questo alimentò le voci di un suicidio oltre che di un guasto tecnico ma poi la verità, piano piano, venne a galla.

I primi pezzi del velivolo – modificato per le riprese aeree e disarmato – vennero trovati nel 2000 da un sub professionista, Luc Vanrell, che si era immerso nello stesso tratto di mare in cui, due anni prima, era rimasto impigliato nelle reti di un peschereccio un braccialetto di metallo con incise le parole “Saint-Ex“, quello della sua compagna argentina “Consuelo“, e la scritta “Reynal and Hitchcock. Inc. – 386 4th Ave. N.Y. City USA“, il nome e l’indirizzo dell’editore americano de “Il Piccolo Principe”.
Jean-Claude Bianco, colui che ripescò il monile, avrebbe poi ributtato in mare un pezzo di stoffa trovato insieme al bracciale: probabilmente si trattava di un brandello della tenuta di volo del pilota. Era in seta naturale e potrebbe perciò conservarsi sott’acqua per secoli.

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La scoperta di un motore tedesco vicino al relitto Lightning P-38 di Saint-Exupéry – identificato nel 2004 grazie al numero di serie impresso su alcune parti del velivolo ripescate dal fondale – deviò le ricerche in Germania.
Nel 2008 l’ottantotenne Horst Rippert, ex asso dell’aviazione nazista d’istanza proprio in Provenza, svelò il segreto che aveva tenuto nascosto per 64 anni: confessò di aver abbattuto col suo Messerschmitt Bf 109, proprio nella notte del 31 luglio 1944, un F-5.

Horst Rippert in una foto del 1944.

Horst Rippert in una foto dell’epoca.

Raccontò in un’intervista al quotidiano francese La Provence:
“Dopo averlo inseguito dissi fra me e me: amico mio, se non sparisci ti distruggo. Sono sceso in picchiata verso di lui e ho sparato, non sulla fusoliera, ma sulle ali. L’ho colpito ed è finito diritto nell’acqua. Si è schiantato in mare. Nessuno è saltato, il pilota non l’ho visto. Soltanto dopo ho saputo che si trattava di Saint-Exupery. Ho sperato che non fosse lui, ho continuato a sperarlo. Nella nostra giovinezza l’avevamo letto tutti, adoravamo i suoi libri. Sapeva descrivere il cielo in modo fantastico, i pensieri e i sentimenti dei piloti. La sua opera ha ispirato tanti di noi, era un personaggio che amavo molto. Se avessi saputo, non avrei sparato. Non su di lui“.

Le opere di Saint Exupery, infatti – specie “Terra degli Uomini” e “Volo di notte” – furono fonte d’ispirazione per una intera generazione di piloti, Rippert incluso.

La Francia lo ricorda e lo commemora. Gli è stato intitolato l’aeroporto di Lione e su un pilastro del Panthéon a Parigi, nel tempio della razionalità, c’è una targa che ricorda l’arte e la triste sorte del poeta francese.

Targa commemorativa al Pantheon: "In memoria di Antoine de Saint Exupéry,  poeta, romanziere e aviatore  scomparso nel corso di una missione  di ricognizione aerea  il 31 luglio 1944".

Targa commemorativa al Pantheon: “In memoria di Antoine de Saint Exupéry, poeta, romanziere e aviatore scomparso nel corso di una missione di ricognizione aerea il 31 luglio 1944”.

Il mistero che avvolge Antoine de Saint-Exupéry perdura ancora oggi. Le sue spoglie non furono mai ritrovate e la sua leggenda continua ad affascinare generazione dopo generazione.
Colui che è nato nel cielo e che ora riposa nel mare, colui che non ha tomba, il padre di uno dei personaggi letterari ormai immortali, continua a vivere tra le pagine delle sue opere, negli occhi di chi lo legge e nei cuori di chi sa apprezzarlo.

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“Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. […] E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.
(da “Il Piccolo Principe”)

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❝ Il profumo è fratello del respiro. Con esso penetrava gli uomini, a esso non potevano resistere, se volevano vivere. ❞

02 giovedì Lug 2015

Posted by Giorgia Penzo in Recensioni e dintorni

≈ 28 commenti

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book, leggere, letteratura, libri, parigi, profumo, recensione, romanzo, storia

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Titolo: Il profumo (Das parfum)
Autore: Patrick Süskind
Pagine: 260
Genere: romanzo storico/thriller
Editore: Longanesi
Dove trovarlo: Amazon
Versione cinematografica: Profumo – Storia di un assassino
Il mio giudizio: narrazione ricca di dettagli e descrizioni, surreale, a volte lenta ma mai pensante.
Come un profumo, le emozioni che regala questo romanzo non arrivano tutte insieme. Si fanno largo poco a poco e spesso confliggono tra loro. Quindi può capitare che appena finito un capitolo ci si senta incredibilmente soddisfatti di come sia andata e poi, dopo qualche ora, orfani di qualcosa a cui non sappiamo dare un nome.
Da maneggiare con cautela. ★★★★✩

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Jean-Baptiste Grenouille nasce sotto la bancarella di una pescivendola nella Parigi maleodorante del Diciottesimo secolo. La sua esistenza comincia nel basso, tra i topi e le interiora di pesce dove sarebbe dovuto morire, e nel basso prosegue. Grenouille è brutto, zoppo, gobbo, rachitico, insignificante, attaccato alla vita come una zecca. Odia gli uomini e il puzzo che emanano; li evita, si esilia dal loro mondo e poi li usa per indagare con meticolosità il segreto dei profumi che lo circondano. Fino a che, un giorno, i fiori non gli bastano più.

Guidato dal cinismo e dall’olfatto sovrannaturale di cui è dotato, insiste nel catturare le essenze delle cose inanimate. Con perseveranza ottiene qualche flebile risultato che lo sprona a continuare. Quando – tramite un macchinoso procedimento imparato nel suo peregrinare tra botteghe profumiere – riesce a impadronirsi dell’anima odorosa di un cucciolo di cane, uccidendolo per ingabbiare intatto il suo aroma, il destino di Grenouille è segnato. Sa bene quale sarà il prossimo passo. Niente e nessuno potrà fermarlo, se non se stesso.

Note di testa, note di cuore, nota di fondo. Venticinque bellissime vergini di Grasse. Una boccetta contenente un liquido capace del potere invincibile di suscitare l’amore negli uomini…
Il profumo è tutto questo. Racconta la vita di un bambino nato senza amore, cresciuto senza amore, e che senza l’amore a fargli da scudo diventa un assassino. Un uomo senza un odore proprio, quindi senz’anima, insensibile alla pietà e pericoloso quanto il diavolo. Un antieroe, alla stregua del Caino di Saramago, che il lettore non riesce a disprezzare. Grenouille è l’efferato dio dei profumi, nel cui regno non esiste redenzione; quasi si prova pietà per la pochezza del suo spirito, e ammirazione per le sue doti inarrivabili.

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Eppure lui non è un essere umano come tutti gli altri. Non usa il suo dono per arricchirsi come invece farebbe un artista qualunque. Grenouille cerca la perfezione, l’apice, l’assoluto. Non importa a che prezzo. E quando finalmente la trova, alla stregua di un artista logorato dal proprio genio, non riesce a compiacersene. È l’insoddisfazione a guidargli la mano dell’ultimo gesto della sua miserabile esistenza.
Così Jean-Baptiste Grenouille scompare dalla storia, dai ricordi di tutti; il suo passaggio sulla terra lascia una scia di lacrime ed estasi che presto viene assorbita nella routine quotidiana. Tutto ritorna alla normalità. Le sue malefatte si diradano nella nebbia degli anni e non ne rimane traccia, nemmeno un sentore. Nemmeno il profumo.

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Giorgia Penzo, emiliana, ha l'anima un po' incastrata nel passato. Ama il cinema, la mitologia e scappare a Parigi alla prima occasione. È autrice di "Ogni giorno come il primo giorno" (Editrice Nord) e "Il custode di Elias" (Il Battello a Vapore).

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